Affaticamento mentale: le piante utili

In questi mesi si vorrebbe rendere di più: ci aspettano impegni di lavoro da concludere prima dell’estate, la fine della scuola, esami da preparare. Ecco le piante che possono aiutarci.

Può capitare a tutti di sentirsi giù di corda, deboli, affaticati. Ma sentirsi stanchi non significa necessariamente avere una qualche patologia. I cambi di stagione, per esempio, con i loro cambiamenti di temperatura e di quantità di ore di luce quotidiana, possono favorire un affaticamento generale. Lo stesso vale per numerosi altri fattori, da un lungo viaggio a un trasloco, dalla mancanza di sonno al troppo lavoro. Nella maggior parte dei casi l’affaticamento è transitorio e, con un po’ di riposo e alcuni accorgimenti, si riesce a tornare in forma. Inoltre si può contare su numerosi rimedi fototerapici con caratteristiche diverse che possono rivelarsi validi alleati per ristabilire lo stato di benessere. Quando però l’affaticamento diventa uno scomodo compagno di viaggio, non bisogna sottovaluarlo. L’affaticamento cronico potrebbe infatti essere spia di una patologia, come per esempio un’anemia, una malattia della tiroide, infezioni, il diabete o la depressione. In questi casi è indispensabile cercare l’aiuto di un medico: una corretta diagnosi è il primo passo per identificare la terapia più adatta.

L’affaticamento mentale

L'affaticamento mentale si verifica quando il cervello è sovrastimolato e, visto che la mente controlla tutto l’organismo, la stanchezza mentale può avere ricadute anche sul corpo ed essere causa di svariati sintomi fisici come mal di testa, mal di stomaco, inappetenza e impotenza negli uomini. Un altro disturbo correlato può essere l’affaticamento oculare che si manifesta con lacrimazione, secchezza e bruciore agli occhi: un controllo oculistico in questi casi è utile per verificare che questo sintomo non sia invece spia di qualche patologia oculare.

Se il nostro cervello è sovraccarico, perché deve elaborare troppe informazioni allo stesso tempo, rischia di andare in tilt e così ci possiamo trovare a fare i conti con difficoltà di concentrazione, problemi di memoria, confusione mentale e stanchezza cronica. L’affaticamento mentale può indurre un minor controllo delle emozioni e favorire sentimenti negativi, senza contare che può portare a estremizzare anche i propri comportamenti alimentari, spingendoci a bramare per esempio cibi molto zuccherati o ad avere attacchi improvvisi di fame oppure a perdere l’appetito.

L’affaticamento mentale non va mai trascurato, pena il rischio di innescare un circolo vizioso che si traduce in perdita di sonno ed energia, ulteriore ansia, stress e un peggioramento del proprio stato.

Oltre a quello mentale, spesso ci si trova a fare i conti anche con l’affaticamento muscolare, che in genere si manifesta dopo un lungo periodo di inattività o dopo uno sforzo particolarmente inteso. I dolori muscolari che si associano all’affaticamento possono durare anche diversi giorni, a seconda della durata, del tipo e dell’intensità dell’esercizio fisico compiuto. Per alleviare questo malessere ai muscoli si può contare su diversi preparati fitoterapici in crema o gel a base per esempio di arnica montana, artiglio del diavolo o boswellia. L’ideale però è prevenirlo adottando alcuni semplici accorgimenti, quali aumentare in modo graduale l’esercizio, farlo precedere da un buon riscaldamento e concludere con un po’ di stretching. 

Come rimediare

Il primo passo per contrastare l’affaticamento mentale è “rallentare” e abbassare lo stress. Se tra i fattori scatenanti c’è il troppo lavoro, bisogna per esempio imparare a delegare ai propri colleghi, visto che spesso siamo noi stessi a voler fare sempre di più o a non essere capaci di dire di no. Altrettanto importante è assicurarsi di dormire abbastanza ogni notte, migliorando la propria igiene del sonno: se si fa fatica ad addormentarsi si può contare su anche su validi alleati naturali, a base per esempio di valeriana, passiflora e/o melatonina. Può giovare anche ritagliarsi un po’ di spazio per fare attività fisica; sebbene possa sembrare un controsenso, l’esercizio moderato potrebbe rivelarsi un ottimo rimedio per prevenire l'insorgenza di spossatezza e affaticamento, con effetti positivi anche sull’umore. Altri validi consigli sono mantenere una corretta idratazione, limitare il consumo di alcolici e avere un’alimentazione sana ed equilibrata. 

Infine per superare momenti di affaticamento psicofisico si può contare sull'aiuto delle numerose piante medicinali.

Le piante utili 

Per combattere l’affaticamento la natura ci può venire in aiuto, ma bisogna sapere scegliere bene il trattamento più indicato per sfruttare al meglio i diversi effetti dei principi attivi vegetali. Primi tra tutti gli stimolanti a base di caffeina: caffè e tè, ma anche cacao e piante esotiche come il mate, originario del sud America, e soprattutto il guaranà (Paulinnia cupana), pianta della foresta amazzonica utilizzata dagli indios per i suoi effetti stimolanti, che ha un contenuto di caffeina quattro volte superiore a quello del caffè.

Scopriamo insieme i benefici del caffè e di altre piante, il ginseng e la rodiola.

Pianta Effetti
Caffè Impedisce temporaneamente di percepire la stanchezza
Ginseng

Contrasta il senso di affaticamento

Migliora la memoria e la capacità di concentrazione

Migliora il tono dell'umore

Rodiola

Accresce la resistenza agli stress

Migliora attenzione e memoria

Migliora il tono dell'umore

Il caffè

Il caffè resta comunque la sostanza psicoattiva più consumata al mondo: oggi sappiamo che la caffeina agisce sul sistema nervoso bloccando i segnali di stanchezza che arrivano dall’adenosina, una sostanza chimica che agisce sulla regolazione dell’attività cerebrale.

In pratica, la caffeina non cancella la stanchezza, ma impedisce temporaneamente di percepirla. Per questo, detto per inciso, non è opportuno usare caffè o altri simili stimolanti per combattere gli effetti dell’alcol, perché si rischia di generare una falsa sensazione di sicurezza e lucidità.

È, invece, un tonico efficace per chi si sente affaticato a causa della pressione bassa ed è in grado di aumentare il livello di vigilanza e attenzione. Gli ipertesi e chi soffre di insonnia dovrebbero però limitarne i consumi.

Il ginseng

Esistono poi piante che stimolano l’apparato neuroendocrino. La più nota è il ginseng, pianta originaria della Cina, del Giappone e della Corea. Dalle sue radici si ricava un estratto che favorisce la sintesi di alcuni neurotrasmettitori e può essere usato per vincere il senso di affaticamento, migliorare la memoria e la capacità di concentrazione. Il ginseng contribuisce a migliorare anche il tono dell’umore. Studi condotti negli sportivi hanno inoltre evidenziato che la radice di questa pianta migliora l’efficienza del lavoro aerobico, favorisce la diminuzione dell’acido lattico, aumenta il consumo di ossigeno e la funzionalità respiratoria e diminuisce il tempo necessario a recuperare le energie dopo prove sportive intense. Tutte azioni che contribuiscono quindi a migliorare la performance psicofisica.

Il ginseng, a dosaggi molto elevati, può causare però nervosismo, irritabilità e insonnia. Per questo motivo deve essere usato con cautela dagli ipertesi. È inoltre opportuno ricordare che può interferire con alcuni farmaci antidepressivi, anticoagulanti e antidiabetici orali (occorre cautela anche se si è diabetici).

La rodiola

Un’altra pianta interessante è la rodiola (Rhodiola rosea), che cresce spontanea in alta montagna ed è utilizzata come tonico nella medicina tradizionale cinese. Studi recenti ne confermano l’efficacia per accrescere la resistenza dell'organismo agli stress di varia natura e per migliorare attenzione e memoria. Inoltre la rodiola, a differenza del ginseng, non è un eccitante, anzi: aumentando la biodisponibilità di serotonina, noradrenalina e dopamina nell’encefalo può aiutare a regolarizzare il tono dell'umore e migliorare la qualità del sonno.

I composti farmacologicamente attivi identificati nella radice di rodiola sono numerosi. Tra questi, il salidroside, noto anche come rodioloside o rodosina, è una delle sostanze con maggiori proprietà farmacologiche. Esso è presente nella radice in concentrazioni variabili dallo 0,1 all'1%. Questo glicoside stimola la produzione di serotonina, adrenalina e dopamina, migliorando il tono dell’umore con un effetto antidepressivo. Inoltre il salidroside sembrerebbe in grado di potenziare anche le capacità intellettive ,agendo positivamente sulle funzioni metaboliche di cuore, fegato e muscoli. Gli acidi organici e i flavonoidi contenuti nella Rhodiola rosea, invece, sarebbero responsabili delle sue proprietà antiossidanti

La rodiola può essere assunta sotto forma di integratori in capsule o compresse e conviene assumerla al mattino per godere al massimo di tutta l’energia che procura al nostro organismo.

In rari casi può causare effetti avversi come vertigini, secchezza della bocca e mal di testa.

…con aggiunta di nutrienti

A queste piante si possono aggiungere sostanze che servono a nutrire le cellule nervose, come la lecitina di soia che, oltre a controllare la colesterolemia, è ricca di fosfolipidi: un vero nutrimento per i neuroni. Lo stesso effetto si può ottenere arricchendo l’alimentazione con cibi a base di soia.

Il lievito di birra, ricco di vitamina B, e la pappa reale possono essere anch’essi un valido supporto all’attività neuronale.

Chi preferisce rimedi più esotici può sperimentare la maca, o ginseng peruviano, un tubero i cui estratti, oltre ad avere proprietà afrodisiache, sono un efficace ricostituente.

Qualunque scelta si faccia, è importante curare lo stile di vita, con alimentazione equilibrata e ricca di verdura e frutta, sufficiente sonno e un po’ di attività fisica, preferibilmente all’aperto.

E ricordare di farsi controllare dal medico se la stanchezza persiste, per escludere disturbi più seri di un passeggero “mal di stagione”.

Una lista verde antistress

Oltre a quelle già citate, esistono altre piante che possono essere utili per combattere l'ansia e lo stress che spesso causano o si associano a stati di affaticamento mentale. Vediamo quali sono e le loro attività specifiche, tenendo sempre conto che i prodotti fitoterapici, soprattutto quelli più attivi, non devono essere utilizzati senza prima consultare un medico esperto.

Biancospino. Contiene tannini e i flavonoidi che agiscono a livello del sistema nervoso centrale. La sua azione sedativa è utile nei casi di nervosismo, per ridurre l'emotività, lo stato di tensione e migliorare il sonno.

Camomilla. Nota per il suo effetto leggermente sedativo, è un rimedio classico per attenuare ansia e irritabilità, curare l’insonnia e altri disturbi del sonno.

Damiana. Le foglie hanno azione antidepressiva e tonico-stimolante e si rivelano utili in caso di superlavoro fisico o intellettuale, stanchezza, condizioni di stress e stati depressivi.

Eleuterococco. Fornisce all'organismo una migliore resistenza nei confronti di svariati tipi di stress, fisico e psichico.

Escolzia. È utile nei casi d’insonnia lieve o moderata, nervosismo, ansietà e stress. È più attiva nelle donne che negli uomini. 

Ginkgo biloba. Contiene terpeni, che esercitano un'azione nutritiva e protettiva sui neuroni della corteccia cerebrale e aumentano i livelli delle sostanze antidepressive e psicostimolanti in circolo. 

Guaranà. Ha un’azione psicostimolante, migliora le capacità di attenzione e memoria, le performance mentali e riduce il senso di fatica. 

Iperico. Ha proprietà rasserenanti e calmanti degli stati ansiosi. L'azione antidepressiva si deve alla capacità di aumentare i livelli di serotonina, noradrenalina e dopamina, neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione del tono dell’umore, e a quella di modulare la secrezione di melatonina.

Lavanda. Grazie alla sua attività sul sistema nervoso, si usa per contrastare gli stati d’irrequietezza, insonnia e nervosismo. 

Luppolo. I suoi coni hanno proprietà sedative del sistema nervoso centrale. 

Melissa. È utile nei disturbi da stress, stanchezza, insonnia di origine nervosa, palpitazioni, emicrania.

Passiflora. Contiene numerosi flavonoidi, come l'iperoside e la vitexina, alcuni dei quali si legano ai recettori cerebrali per le benzodiazepine (farmaci noti per la loro attività ansiolitica e sedativa), con un’azione calmante sul sistema nervoso centrale e sui centri del sonno.

Tiglio. Il fitocomplesso è in grado di legarsi ai recettori per le benzodiazepine presenti nel cervello, con un’azione sedativa e ansiolitica. È utile nei soggetti ansiosi, ipereccitabili e con sintomi legati alla somatizzazione dell’ansia a livello dello stomaco e dell’intestino.

Valeriana. Ha un’azione simile a quella dei farmaci benzodiazepinici, ma con minore potenza. I suoi principi attivi, ossia gli acidi valerenici, agiscono sul sistema nervoso centrale e si rivelano utili per trattare i disturbi del sonno e gli stati ansiosi.

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