Ragadi: come curarle

Le ragadi sono delle piccole lesioni cutanee per le quali, nei casi più gravi, può essere necessario un trattamento farmacologico o chirurgico.

Le ragadi sono sottili screpolature o abrasioni di tipo lineare, dei “taglietti” che interessano cute e mucosa di diverse aree del corpo. I casi più frequenti sono localizzati a livello anale, sulle labbra o ai lati della bocca e al seno, di solito nelle donne che allattano.

Benché nella maggior parte dei casi il disturbo tenda a guarire spontaneamente, per ogni tipo di ragade si consiglia uno specifico trattamento.

Ragadi anali

Cause

La ragade anale è una lacerazione più o meno profonda della mucosa del canale anale causata da un trauma durante la defecazione, frequente nei soggetti che soffrono di stitichezza o che emettono feci dure e voluminose.

Tra i fattori predisponenti troviamo inoltre:

  • l’abuso di lassativi
  • il ricorso a manovre digitali per favorire l’espulsione
  • una ridotta igiene personale
  • la diarrea, caratterizzata da feci più alcaline e quindi maggiormente aggressive per il canale anale.

La contrazione e la dilatazione del canale anale durante le espulsioni successive alla formazione delle ragadi ostacolano la cicatrizzazione di queste piccole ferite, provocando fitte particolarmente dolorose a causa dell’abbondante presenza di terminazioni nervose in questa regione anatomica.

A causa del maggior attrito, il dolore si fa particolarmente intenso in occasione del passaggio di feci dure e voluminose, che comporta anche un aggravamento della lesione.

Come detto, anche la stitichezza, sia primaria sia secondaria, rappresenta un fattore determinante. Molte persone infatti, per paura di provare dolore, trattengono la defecazione andando incontro a stipsi e rendendo così difficoltosa la guarigione.

A favorire la cronicizzazione del disturbo gioca un ruolo importante anche una eccessiva e costante contrazione (indipendente dal nostro controllo) dello sfintere anale interno, che determina una microischemia del canale anale che rallenta la corretta rimarginazione della ragade.

Sintomi e diagnosi

La sintomatologia delle ragadi anali è caratteristica e rende perciò facile identificare il disturbo.

Si manifestano principalmente con dolore durante la defecazione, che può essere distinto in tre momenti. Si parla infatti di “sindrome dolorosa in tre tempi”, in quanto si ha un primo stimolo doloroso acuto al passaggio delle feci, che poi va ad attenuarsi per qualche minuto, per ricomparire a diversi gradi di intensità durante le due o tre ore successive.

Associati al dolore, altri segni distintivi della presenza di ragade sono:

  • prurito
  • tracce di sangue di colore rosso vivo al momento della pulizia con la carta igienica, seppur molto meno copiose dell’evento emorroidale.

Cura e prevenzione

In presenza di lesioni superficiali, le ragadi tendono a risolversi spontaneamente in pochi giorni.

Nel caso in cui ciò non avvenga, per evitare un peggioramento si suggerisce l’utilizzo di integratori a base di fibre o blandi lassativi naturali come semi di lino e di psillio, inulina, malva, piantaggine o altea grazie al loro alto contenuto di mucillaggini ad azione antinfiammatoria e cicatrizzante, rigorosamente sotto consiglio del medico.

Nei casi più lievi sono utilizzabili anche rimedi naturali basati su piante medicinali. Tra i più utilizzati troviamo per esempio:

In supporto sono raccomandate anche creme anestetiche per il controllo del dolore locale e lavaggi con acqua tiepida da ripetere più volte al giorno.

Fondamentale è, in qualsiasi caso, seguire una dieta ricca di liquidi al fine di ammorbidire le feci e renderle più scorrevoli.

Per curare invece disturbi più intensi è disponibile una vasta gamma di farmaci, prescritti dal medico dopo un’opportuna visita proctologica.

Tra i più utilizzati troviamo per esempio:

  • lidocaina, anestetico locale utile anche in caso di emorroidi
  • nifedipina, diltiazem, nitroglicerina o trinitroglicerina, che appartengono alla classe dei miorilassanti.

Talvolta si può ricorrere a piccole iniezioni di tossina botulinica sempre con finalità di rilassamento muscolare.

Nei casi in cui si richieda un intervento farmacologico, è importante seguire il trattamento prescritto in modo da evitare la cronicizzazione del disturbo.

Ad ogni modo, sia nei casi più lievi sia in quelli più severi, per una risoluzione completa delle ragadi, oltre che per non incorrere in recidive, è importate associare alla terapia farmacologica una corretta alimentazione aumentando il consumo di fibre, acqua e oli vegetali, se carenti. Al contrario, è da ridurre l’assunzione di cibi piccanti o contenenti sostanze nervine come tè o caffè.

Nei casi più estremi si ricorre infine alla pratica chirurgica. La crioterapia selettiva è tra le procedure più comuni: è del tutto indolore e viene praticata in caso di ragadi anali o emorroidi in regime ambulatoriale. Si basa sull’asportazione della lesione tramite una sonda che opera a bassa temperatura (-100 °C).

In alternativa alla crioterapia selettiva è possibile effettuare l’anuloplastica, che prevede la ricostruzione del tessuto anale danneggiato con lembi di pelle prelevati da altre zone del corpo dello stesso paziente.

Complicanze

In alcuni casi, se non trattate correttamente, le ragadi anali possono determinare complicanze poco piacevoli, tra le quali troviamo la comparsa di fistole (principalmente di carattere superficiale).

La fistola è una comunicazione patologica tra due o più cavità del nostro corpo (fistola interna) o fra una di queste e l’esterno (fistola esterna).

Si forma generalmente a causa di un’infiammazione che si aggrava in seguito a un'infezione con relativo ascesso. L’ascesso, una volta rotto, determina la fuoriuscita di pus, lasciando uno spazio a forma di tubo che costituisce la vera e propria fistola e che può a sua volta comportare ulteriori infezioni.

Le fistole ano-rettali uniscono l'ano con il peritoneo o con il canale rettale e si formano solitamente dopo ascessi nella zona del retto o dell'ano.

Solitamente da una ragade anale si origina una fistola detta superficiale, in quanto si localizza a livello sottocutaneo o nella sottomucosa, non interessando le strutture muscolari. Ossiuriasi e proctiti sono altre cause di fistola superficiale.

Ragadi alla bocca

Cause

La comparsa delle ragadi può manifestarsi anche sulle labbra, in particolare in quella zona chiamata commissura labiale, che corrisponde agli angoli della bocca. In questo caso può trattarsi di cheilite angolare, ovvero di una fissurazione causata di solito da un ristagno di saliva che “macera” le mucose e favorisce la comparsa di ragadi.

La cheilite angolare è più frequente nei bambini piccoli o negli anziani che utilizzano protesi dentarie in quanto producono saliva in eccesso che tende ad accumularsi agli angoli della bocca.

Inoltre, soprattutto i più piccoli, ma in alcuni casi anche gli adulti, tendono a compiere gesti automatici, come leccarsi o mordersi le labbra che, se ripetuti spesso nell’arco della giornata e per molto tempo, possono portare un’infiammazione della labbra che favorisce la formazione di ragadi. Lo stesso può accadere in caso di contatto con agenti cosmetici, dentifrici, o altri oggetti che possono causare una reazione allergica o un’irritazione della bocca.

Anche chi soffre di una patologia come dermatite atopica o seborroica oppure di cute secca è maggiormente predisposto a sviluppare lesioni alla bocca.

All’origine della cheilite angolare può esserci infine anche un agente microbico, come la Candida albicans o alcuni batteri (stafilococchi, streptococchi, enterococchi).

Sintomi e diagnosi

Come per le altre tipologie di ragadi, anche queste piccole screpolature comportano fastidio, dolore e bruciore più o meno intensi a seconda dell’entità dei tagli.

La comparsa delle ragadi può essere preceduta da un eritema agli angoli della bocca, accompagnato solitamente da una desquamazione della pelle circostante.

Cura e prevenzione

Il trattamento dipende dalla causa che ha determinato le ragadi che, se possibile, deve essere eliminata. È quindi necessario “tenersi alla larga” da agenti che possono causare irritazione, evitare comportamenti a rischio (come leccarsi ripetutamente le labbra) o intervenire, sotto consiglio del medico di famiglia o del dermatologo, con trattamenti farmacologici, per esempio in caso di candidosi.

È comunque sempre opportuno applicare creme o stick ad azione emolliente e che creino uno strato protettivo per le labbra. Possono essere per esempio utili prodotti a base di sostanze naturali quali olio d’oliva o di mandorle dolci, burro di cacao, cera d’api e aloe vera gel.

Ragadi al seno

Cause

Si tratta anche in questo caso di piccoli taglietti di profondità più o meno marcata localizzati a livello del capezzolo e dell’areola che lo circonda.

Sono principalmente da ricondurre a una carente igiene o, nel periodo di allattamento, a uno scorretto attaccamento del bambino durante la poppata.

Sintomi

Analogamente alle altre tipologie di ragadi provocano dolore, soprattutto durante la suzione da parte del neonato.

Cura e prevenzione

Allattare può causare in alcuni casi forti dolori alla neomamma a causa della presenza di ragadi al seno.

Per prevenirne la formazione, è importante che la posizione in cui si allatta il bambino consenta al piccolo di attaccarsi non solo al capezzolo, ma a tutta l’areola, diminuendo così la pressione e lo sfregamento in un solo punto.

Per la cura delle ragadi al seno l’applicazione di creme o pomate farmaceutiche lenitive è generalmente sconsigliata durante l’allattamento in quanto andrebbero non solo a irritare la pelle, particolarmente sensibile in questa area, ma anche a conferire al latte materno un gusto sgradevole rischiando inoltre di essere ingerite dal neonato.

Sono invece da preferire prodotti naturali a base di mandorle dolci o iperico, anche in fase di prevenzione. Infine, utile è l’applicazione di creme a base di lanolina, una cera estratta dalla lana.

Silvia Radrezza
Silvia Radrezza
Nata e cresciuta ai piedi dei colli euganei, inizia il suo percorso di studi frequentando il liceo classico, abbracciando così la cultura letteraria. Di carattere curioso e pronto alle sfide, tranne quelle sportive, il suo interesse viene subito catturato dalla ricerca scientifica prima attraverso la tesi sperimentale per la laurea in Farmacia conseguita presso l’Università di Ferrara e, successivamente, con un Master in Ricerca Clinica all’Università degli Studi di Milano. La sua esperienza di giovane ricercatrice continua all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano e prosegue tutt’ora con il percorso di dottorato in Scienze Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano. Accanto alla passione per la scienza coltiva anche l’amore per la lettura e la scrittura che la porta, nel luglio del 2017, a entrare a far parte del team di Clorofilla come freelance e a scrivere per SapereSalute.it. Golosa come pochi, nel tempo libero adora sperimentare nuove ricette preparando dolci che deliziano il palato di colleghi e amici, magari sulle note di un brano di musica classica.

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