Colon irritabile: che cos’è e come si cura


La sindrome del colon irritabile, chiamata anche sindrome dell’intestino irritabile (IBS dall’inglese Irritable Bowel Syndrome), è un disturbo cronico molto comune che interessa l’intestino crasso. Colpisce le donne con una frequenza doppia rispetto agli uomini e si presenta generalmente entro i 30 anni.
Per molto tempo si è pensato che questa sintomatologia fosse legata a un disturbo esclusivamente psicosomatico, legato a stress e ansia, in quanto la sindrome del colon irritabile molto spesso non è rilevabile con accertamenti clinici: non comporta, infatti, alterazioni delle mucose intestinali, stati infiammatori, alterazioni dei risultati degli esami del sangue.
Da qualche decennio, però, la sindrome del colon irritabile è riconosciuta come un disturbo gastrointestinale che comporta l’alterazione della funzionalità dell’intestino, benché non ne sia ancora nota la causa.
Non è una malattia grave, né degenerativa, e non aumenta la probabilità di sviluppare patologie dell’apparato digestivo, ma è un disturbo che può peggiorare la qualità della vita e può causare ansia e depressione.
Tra i fattori di rischio di questa sindrome ricordiamo:
I segni e i sintomi della sindrome del colon irritabile possono variare. I più comuni sono:
Altri sintomi non legati all’apparato digerente e più rari sono mal di testa, stanchezza cronica, senso di malessere e spossatezza, disturbi del sonno, disturbi della sfera sessuale (dispareunia, cioè dolore genitale durante i rapporti).
Questi sintomi possono essere ricondotti a molte patologie (come celiachia, infiammazioni croniche dell’intestino, intolleranza al lattosio, abuso di lassativi) o a effetti collaterali di alcuni farmaci.
Poiché non esistono test diagnostici per la sindrome del colon irritabile, è importante riferire al medico tutti i disturbi e la frequenza con cui si manifestano.
Alcuni segni indicano chiaramente che i sintomi non sono riferibili alla sindrome del colon irritabile. Sono le cosiddette red flag, veri e propri campanelli d’allarme che richiedono di sottoporsi a una visita medica e a ulteriori accertamenti. I principali sono:
È bene rivolgersi con urgenza al medico anche se i sintomi tipici della sindrome del colon irritabile si presentano dopo i 50 anni o se in famiglia vi sono casi di malattie infiammatorie croniche intestinali (come la rettocolite ulcerosa o il morbo di Crohn), di celiachia o di tumori del colon retto.
Anche se non è ancora stata individuata la causa della sindrome dell’intestino irritabile, sono noti i fattori che provocano la comparsa dei sintomi: una motilità intestinale anomala, una maggiore sensibilità al dolore intestinale e un’alterazione nella secrezione di liquidi da parte della mucosa intestinale. Queste funzioni sono regolate dal cervello e questo fa presupporre un’alterata comunicazione tra encefalo e intestino (asse cervello-intestino), che può essere causata da una predisposizione genetica a sviluppare la sindrome, da un’infezione intestinale o da fattori di natura psico-sociale, come lo stress cronico.
Le pareti dell'intestino sono rivestite da strati di muscoli che si contraggono e si distendono, consentendo al cibo di procedere lungo i diversi tratti intestinali. Un’alterazione della motilità intestinale può causare meteorismo e diarrea, quando le contrazioni sono più intense e prolungate, o stipsi e feci dure e secche quando sono deboli.
Inoltre, il dolore associato alla digestione può essere causato da un’eccessiva sensibilità dei nervi del tessuto intestinale.
In alcuni casi la sindrome dell’intestino irritabile è post-infettiva, si sviluppa cioè in seguito a un’infezione intestinale, come una gastroenterite, causata da batteri o virus.
Infine, tra i fattori scatenanti, può esserci un’eccessiva crescita di batteri nell’intestino, la cosiddetta SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth), cioè un’alterazione del microbiota intestinale, con proliferazione di batteri “cattivi”.
Il colon irritabile è una condizione cronica, con sintomi spesso intermittenti, che si manifestano alternando fasi durante le quali si acutizzano a fasi in cui possono sparire completamente. Per molti, la chiave per gestire i sintomi di questa sindrome è evitare, quando possibile, i fattori che innescano le fasi acute. Scopriamo quali sono.
L’alimentazione
Alcuni cibi possono far ricomparire o intensificare i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile. Sono quelli che contengono i cosiddetti Fodmap, acronimo inglese che sta per "oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili". Si tratta di carboidrati che non sono completamente assorbiti dall’intestino e che nel crasso subiscono un processo di fermentazione. I Fodmap sono contenuti in alimenti come grano, segale, legumi, latte e suoi derivati, frutta (come mele, pere, pesche, prugne), verdure (come cavolfiori, carciofi, cipolle, aglio), miele e nei prodotti dolcificati con il fruttosio.
Inoltre, anche le bevande gassate, l’alcol e la caffeina possono avere un effetto irritante.
Lo stress
La maggior parte delle persone affette da sindrome dell’intestino irritabile presenta segni e sintomi peggiori o più frequenti durante i periodi di maggiore stress o in presenza di disturbi del sonno, ansia e depressione.
Squilibri ormonali e di neurotrasmettitori
La prevalenza femminile tra chi soffre di sindrome del colon irritabile potrebbe indicare che i cambiamenti ormonali hanno un ruolo importante. Spesso, infatti, i sintomi sono peggiori durante o in prossimità del periodo mestruale.
Alcuni neurotrasmettitori hanno un ruolo importante anche nei processi digestivi. La serotonina, per esempio, controlla la motilità intestinale e quindi la velocità del transito intestinale.
Attualmente non esistono ancora test di laboratorio specifici in grado di diagnosticare questa sindrome.
Il medico valuta i sintomi e i fattori di rischio e può richiedere alcuni accertamenti, come:
Possono essere prescritti anche esami del sangue, per indagare possibili stati di anemia, alterazioni dei livelli degli ormoni tiroidei o infezioni in corso, ed esami delle feci, per la ricerca di sangue occulto o di infezioni.
Inoltre, talvolta si effettuano test per allergie o intolleranze alimentari, come per esempio al lattosio o al glutine.
Non esiste una cura risolutiva per la sindrome del colon irritabile. Poiché la causa è sconosciuta, infatti, non è ancora possibile intervenire per rimuoverla.
I rimedi disponibili sono utili per ridurre l’intensità dei sintomi o eliminarli quando questi si presentano, e per prevenirne la comparsa, disinnescando le “micce” di cui abbiamo scritto sopra.
Solitamente, con alcune modifiche dell’alimentazione e dello stile di vita, la sindrome del colon irritabile si attenua notevolmente, fino anche a scomparire.
Ecco alcuni consigli per ridurre i sintomi:
Alcuni medicinali aiutano a tenere sotto controllo i sintomi. Anche se spesso sono farmaci di automedicazione, acquistabili liberamente in farmacia, è bene consultare il proprio medico curante o una specialista in gastroenterologia per mettere a punto una terapia personalizzata.
A seconda dei sintomi, possono essere impiegati farmaci contro la diarrea o la stipsi, prodotti per ridurre il gonfiore addominale, la formazione di gas e gli spasmi intestinali, trattamenti per aiutare la regolarità intestinale.
In alcuni casi vengono prescritti alcuni antidepressivi, che hanno un’attività analgesica sul dolore addominale, come i triciclici o gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.
In alcuni casi specifici può essere utile una terapia antibiotica mirata, per modificare la quantità di batteri intestinali.