Cosa fare quando si hanno i trigliceridi alti

Dieta adeguata, niente alcolici e attività fisica: ecco le prime misure per ridurre i triglicerdi troppo alti.

Cosa sono i trigliceridi

I trigliceridi sono i principali componenti del tessuto adiposo, ossia molecole di grasso (lipidi)che l’organismo accumula come fonte di energia o come isolante termico, andando a proteggerci dalle basse temperature.

Si tratta di lipidi molto diffusi in natura, la cui formazione dipende da un processo chimico che coinvolge una molecola di glicerolo e tre molecole di acidi grassi (sostanze dall'alto apporto calorico, distinte in base alla lunghezza della loro catena carbonica).

La gran parte dei trigliceridi presenti nel nostro sangue proviene dalla dieta, soltanto una minima parte è prodotta dall’organismo, e più precisamente dal fegato.

I trigliceridi assorbiti dall’intestino attraverso la digestione, e quindi frutto della nostra dieta, vengono trasportati nel sangue da lipoproteine dette chilomicroni, mentre quelli prodotti dal fegato sono trasportati dalle VLDL ovvero “lipoproteine a bassissima densità”.

Quindi, i trigliceridi non sono da considerare in assoluto come dei nostri rivali anche se, quando i loro livelli nel sangue aumentano eccessivamente, possono comportare gravi rischi, soprattutto per il cuore.

Cos'è l' ipertrigliceridemia

Con questo termine si indica la presenza di un eccesso di trigliceridi nel sangue, una condizione che può rappresentare un pericolo per organi quali fegato, pancreas e cuore,, specie se in presenza di fattori di rischio riconducibili ad altri disturbi.

I valori normali dei trigliceridi, a digiuno, sono compresi tra 50 e 150 mg/dl, mentre se si superano tali livelli si parla di ipertrigliceridemia, lieve, grave e molto grave, a seconda della sua entità.

Ipertrigliceridemia lieve 150-199 md/dl
Ipertrigliceridemia grave fino a 500 mg/dl
Ipertrigliceridemia molto grave > 500 mg/dl

La conta dei trigliceridi viene fatta attraverso delle semplici analisi del sangue; spesso, però, per avere un quadro più completo del rischio cardiovascolare, si indaga in parallelo anche il colesterolo totale, vale a dire il livello di colesterolo HDL (colesterolo “buono”) e di colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”).

Per una corretta interpretazione del referto, e per arrivare dunque alla giusta diagnosi, il medico dovrà considerare anche l’eventuale assunzione di farmaci e principi attivi che potrebbero alterare i livelli dei trigliceridi, come:

  • i beta-bloccanti, farmaci impiegati nel trattamento di alcune patologie cardiovascolari;
  • gli estrogeni, sostanze utilizzate per contrastare gli effetti della menopausa;
  • le pillole anticoncezionali;
  • la colestiramina, un principio attivo in uso nella cura di pazienti con alti livelli di colesterolo nel sangue;
  • alcuni psicotici.

Cause e conseguenze dell’ipertrigliceridemia

In medicina, le cause dell'ipertrigliceridemia sono classificate in genetiche (o primitive) e acquisite (o secondarie), a seconda che l'eccesso nella produzione di trigliceridi sia dovuto alla sola familiarità, e quindi ad alterazioni genetiche, oppure ad altri fattori.

Tuttavia, tra le principali cause che determinano l’ipertrigliceridemia negli adulti troviamo soprattutto quelle secondarie. Queste ultime sono:

  • eccessivo consumo di bevande alcoliche di qualsiasi gradazione;
  • sedentarietà;
  • abitudini alimentari scorrette, sovrappeso, obesità e altre patologie del metabolismo (come per esempio la sindrome metabolica);
  • eccessi calorici, soprattutto se associati all’ingestione di zuccheri semplici e raffinati;
  • diabete mellito di tipo 2;
  • ipotiroidismo;
  • farmaci a base di estrogeni, beta-bloccanti, diuretici, steroidi ecc.;
  • alterazioni della funzionalità epatica, del pancreas e dei reni.

Alti livelli di trigliceridi nel sangue, specie se accompagnati dall' innalzamento della pressione arteriosa, da una riduzione della frazione di colesterolo "buono" (il colesterolo HDL) e dall’incremento di quella di colesterolo "cattivo" (il colesterolo LDL), aumentano il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, coronaropatie, trombosi, ictus, pancreatite acuta o xantomi (accumuli di grasso sotto la superficie della pelle che si presentano come vesciche gialle o arancioni dal contorno ben definito).

Come rimediare ai trigliceridi alti

Per poter riportare i trigliceridi entro limiti accettabili, bisogna intervenire in prima battuta sui fattori che ne determinano i livelli di concentrazione nel sangue, ovvero sull'alimentazione e sull'attività fisica.

Per questa ragione, le strategie più consolidate per abbassarli si basano su una dieta sana e bilanciata, che preveda un sufficiente apporto di acqua e degli alimenti essenziali alla nutrizione, e su un’adeguata attività fisica.

Nelle situazioni più gravi, però, sarà necessario abbinare a queste prime misure anche una terapia farmacologica mirata, associabile anche a prodotti naturali.

In qualsiasi caso, prima di apportare modifiche al regime alimentare, è importante rivolgersi al proprio medico o a un nutrizionista esperto per adottare il regime alimentare più adeguato alle vostre esigenze.

Via i chili di troppo

Essendo fonti energetiche, i trigliceridi aumentano nell’organismo ogni volta che assumiamo più calorie di quante ne consumiamo.

La prima cosa da fare, quindi, è perdere i chili di troppo, riducendo la quantità di calorie introdotte ogni giorno e aumentando quelle consumate.

Nella gran parte dei casi, le ipertrigliceridemie lievi si risolvono riducendo il peso corporeo.

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Sì ai carboidrati complessi

Gli zuccheri o carboidrati complessi (per intenderci, quelli dei cereali integrali e dei legumi) sono molecole formate da lunghe catene di zuccheri che possono essere uguali o diversi tra loro. Quest'articolata struttura chimica fa sì che essi siano assorbiti dall’intestino più lentamente rispetto a quelli semplici, riducendo in questo modo i picchi di glicemia e quindi di insulina che, soprattutto nei soggetti sedentari, favorisce la conversione dei nutrienti in acidi grassi.

Le principali fonti di zuccheri semplici (quali fruttosio, lattosio e maltosio) sono invece la pasta, prodotti da forno, dolci, marmellate, pizza ecc.

I carboidrati complessi entrano meno velocemente nel sangue e quindi stimolano in misura minore la produzione di trigliceridi da parte del fegato.

È stato anche osservato che in alcune persone il fruttosio, ossia lo zucchero di cui sono ricchi soprattutto i fichi, i cachi, le banane e l’uva, è un potente stimolo alla produzione di trigliceridi. Meglio dunque preferire frutta poco o mediamente dolce e non eccessivamente matura.

In sintesi, i carboidrati consigliati sono quelli dei legumi:

  • fagioli,
  • piselli,
  • ceci,
  • fave,
  • lenticchie.

Quelli da consumare con moderazione (e se sono integrali è meglio) sono invece:

  • pasta,
  • riso,
  • pane,
  • orzo,
  • farro,
  • segale.

Per contrastare ulteriormente il picco di glucosio e quindi abbassare l’indice glicemico, si consiglia anche di aumentare il numero dei pasti giornalieri, riducendone le porzioni e l’apporto calorico totale.


Fibra alimentare

La verdura e i legumi sono fonti preziose di fibra. Oltre a regolarizzare l’intestino, le fibre alimentari rallentano l’assorbimento dei grassi e la dose giornaliera raccomandata è pari a 30 g/die.

Via libera quindi a verdura (cotta e cruda) e ai legumi, i quali peraltro hanno il duplice vantaggio di essere poco calorici e, come detto, di contenere carboidrati a lento assorbimento.

Olio di oliva o burro?

O piuttosto: grassi insaturi o grassi saturi?

Molto meglio l’olio extravergine di oliva e, in generale, tutti gli alimenti che contengono grassi monoinsaturi e polinsaturi.

I grassi saturi contenuti nei cibi di origine animale, infatti, aumentano i livelli di trigliceridi. Al contrario, quelli insaturi tipici dei grassi di origine vegetale, hanno l’azione opposta.

È quindi preferibile ridurre il consumo di cibi ricchi di questi “lipidi cattivi” o di grassi idrogenati (come certi tipi di formaggio o tagli di carne, insaccati, prodotti da fast-food, snack confezionati o alimenti fritti) per dare spazio a oli vegetali (come quelli di colza, lino e girasole) e frutta a guscio (come noci e mandorle.

Secondo alcuni, però, limitare i grassi alimentari in genere è importante ma non fondamentale: infatti, sembra che a giocare un ruolo determinante nella perdita di peso siano soprattutto gli zuccheri (attenzione quindi anche alle bevande zuccherate). In sostanza, la dieta di una persona con i trigliceridi alti deve essere simile a quella di un diabetico.

Stop all’alcol e al fumo

Che sia vino o birra (per non parlare, poi, dei superalcolici!), poco importa: gli alcolici sono off limits. Chi ha valori di trigliceridemia "sballati" deve ridurli sensibilmente, anzi, meglio ancora se li elimina del tutto.

L’alcol, infatti, stimola la produzione di trigliceridi in modo massiccio. E non solo: siccome è dimostrato che chi abusa di vino & Co. a lungo andare danneggia il fegato, è consigliabile ridurre la loro assunzione al minimo.

Lo stesso discorso vale anche per il fumo. Sostanze come la nicotina e il monossido di carbonio (due dei suoi componenti principali del fumo) sono in grado di determinare un significativo aumento dei livelli di trigliceridi nel sangue, perché riducono i valori del colesterolo "buono" (il colesterolo HDL) mentre aumentano quelli del colesterolo "cattivo" (il colesterolo LDL).

Il pesce e gli omega-3

Gli acidi grassi essenziali della famiglia degli omega-3 contenuti soprattutto nel pesce sono veri amici del nostro cuore. Da un lato, infatti, abbassano il tasso di trigliceridi, dall’altro hanno un’azione antitrombotica simile a quella di alcuni farmaci. Inoltre, contribuiscono a contenere gli scompensi indotti da alti valori di glucosio nel sangue e a proteggerci da patologie metaboliche.

Per “acidi grassi omega-3” si intende generalmente l’acido eicosapentaenoico (EPA), il suo precursore, ovvero l’acido alfa linoleico (ALA), e infine l’acido docosaesaenoico (DHA).

Nel dettaglio, alimenti particolarmente ricchi di EPA e DHA sono per esempio:

  • sarde,
  • sgombro,
  • salmone,
  • aringa,
  • tonno,
  • alghe.

Mentre l’acido alfa linoleico, meno attivo in quanto precursore, si trova principalmente in prodotti di origine vegetale, in alcuni semi o negli oli di soia e di lino.

Infine, oltre a controllare i livelli di trigliceridi, gli omega-3 in alcuni soggetti normalizzano il battito cardiaco, sono cioè validi antiaritmici.

Gli antiossidanti

Consumare cibi ricchi di antiossidanti protegge dallo stress ossidativo indotto dai radicali liberi, pronunciato soprattutto in caso di sindrome metabolica.

Tra le vitamine a carattere antiossidante troviamo:

  • vitamina e provitamina A, contenute in frutta e verdura dal colore rosso/arancione (albicocche, pesche, melone, peperoni, pomodori ecc), crostacei, latte, tuorlo d’uovo e alcuni formaggi (questi ultimi da consumare con moderazione per evitare l’innalzamento indesiderato del colesterolo)
  • vitamina C, presente in agrumi, kiwi, peperoni, lattuga ecc.
  • vitamina E, contenuto in germe di grano o di mais, sesamo, avocado ecc.

Oltre alle vitamine, anche i polifenoli (fenoli semplici, flavonoidi, tannini) hanno capacità antiossidante e ne sono ricchi soprattutto:

  • alcuni tipi di frutta come agrumi, melograno, uva, frutti di bosco, ciliegie;
  • semi oleosi;
  • legumi;
  • cereali integrali.

Attività fisica

Non c’è soltanto l’attenzione alla dieta, se si vuole abbassare il livello di trigliceridi. Bisogna anche fare attività fisica.

È stato provato che un’attività regolare, esercitata almeno tre volte alla settimana, contribuisce a normalizzare i livelli di questi grassi nel sangue, dato che rappresentano la fonte di energia necessaria ai muscoli per produrre il movimento.

Nella gran parte dei casi, è stato dimostrato che è sufficiente seguire un programma di esercizi aerobici (come jogging, passeggio, ciclismo, nuoto) tre volte alla settimana.

Non sono necessarie ore e ore di attività, bastano solo 35-40 minuti.

I farmaci

Non tutti coloro che presentano valori elevati di trigliceridi devono assumere farmaci. La scelta, valutata da caso a caso, spetta al medico. I farmaci usati in questi casi sono:

  • statine (come l'atorvastatina): anche se sono principalmente indicate per ridurre i livelli di colesterolo, sono utili anche per ipertrigliceridemia lieve;
  • fibrati: prescritti nei casi più gravi di ipertrigliceridemia, ma efficaci anche nel ridurre il colesterolo cattivo (LDL);
  • derivati dell'acido nicotinico: riducono i livelli plasmatici di trigliceridi e colesterolo inibendone la sintesi;
  • sequestranti degli acidi biliari: indicati solo in caso di resistenza alle statine e associati a fibrati;
  • composti degli acidi grassi omega-3.

Nei casi più lievi o in associazione a terapia farmacologica, alcuni benefici possono derivare anche da rimedi naturali, anch’essi da valutare assieme al medico o al farmacista.

Agli accorgimenti sulla dieta e lo stile di vita prima elencati, possono essere infatti anche associati diversi tipi di integratori a base ad esempio di fibre solubili, omega-3, oli vegetali, antiossidanti vitaminici o polifenolici, fitosteroli.

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