Allergie alimentari nei bambini: le 5 cose da sapere

Sono oltre 170 gli alimenti in grado di causare allergie, che interessano ogni anno in Italia in media tra i 5 e gli 8 bambini su 100.

Come nel caso di quelle respiratorie o da contatto, anche le allergie alimentari possono dar luogo a una grande varietà di sintomi che colpiscono diversi distretti corporei, dalle vie respiratorie (rinite, tosse, starnuti, asma) alla pelle (dermatite, arrossamento, eritema) fino all'apparato digerente (diarrea, dolori addominali).

Se a farne le spese è un bambino, anche piccolo, è bene che il genitore contatti subito il pediatra, tenendo presente che:

1. Allergie e intolleranze alimentari non sono la stessa cosa

Per allergia alimentare si intende una risposta anomala del sistema immunitario, scatenata dal contatto anche minimo con un allergene (per esempio proteine del latte) contenuto in un alimento normalmente innocuo e caratterizzata da prurito, eruzioni cutanee e, nei casi più gravi, una sensazione di fame d’aria e perfino lo shock anafilattico.

Le intolleranze alimentari, invece, danno luogo per lo più a malessere e soprattutto a disturbi digestivi (diarrea, gonfiore addominale), sono meno gravi rispetto alle allergie e sono dose-dipendenti, ossia le loro manifestazioni sono proporzionali all’entità dell’esposizione alla sostanza “incriminata”. Un esempio è l’intolleranza al lattosio, dovuta alla mancanza della lattasi, l’enzima necessario ad assimilarlo.

2.Il glutine: allergia, intolleranza o…celiachia?

Il glutine è una proteina contenuta nel frumento e in alcune varietà di cereali quali farro, spelta, triticale, orzo e segale. Dopo la puntualizzazione precedente è inevitabile e doveroso un chiarimento: l’espressione intolleranza al glutine è impropria e non va usata come sinonimo di celiachia, che è una malattia autoimmunitaria. L’introduzione del glutine causa l’appiattimento (reversibile) dei villi intestinali, a cui conseguono malassorbimento e in alcuni casi arresto della crescita.

Oltre alla celiachia esistono anche l’allergia al grano, una reazione del sistema immunitario verso una o più proteine presenti nei cereali, fra le quali è compreso anche il glutine, che causa sintomi tipicamente allergici (come rinite, asma, congiuntivite, ecc) e la sensibilità al glutine non celiaca, tuttora oggetto di studio, nella quale l’introduzione del glutine provoca alcuni sintomi gastrointestinali (dolori addominali, vomito, diarrea, ai quali si possono associare anche mal di testa e stanchezza) che non dipendono da un danneggiamento dell’intestino, come nella celiachia, e che tendono a regredire spontaneamente eliminando il glutine dalla dieta.

3.È sempre fondamentale una diagnosi corretta

Mai fidarsi di ipotesi grossolane o di test non validati! La diagnosi di allergia deve essere posta dal pediatra che, oltre a raccogliere l’anamnesi, prescriverà le indagini necessarie, tra cui test cutanei (il prick test) ed esami del sangue per il dosaggio degli anticorpi, in particolare delle IgE totali (RIST) o specifiche (RAST). Un ulteriore strumento importante è il test di scatenamento che consiste nel far assumere al bambino – se necessario in ambiente protetto – l’alimento sospetto per osservarne le eventuali reazioni.

4.Dermatite atopica, allergie alimentari e reattività crociata

Le allergie sono manifestazioni spesso imprevedibili e possono riservare numerose sorprese, dalla comparsa in età adulta, anche in persone che mai ne avevano sofferto, alla sensibilizzazione ad alimenti che un bambino con dermatite atopica non ha ancora assunto, come per esempio alle arachidi ancor prima dello svezzamento.

Nel caso di questa particolare dermopatia, la ragione sta nel fatto che il difetto della barriera cutanea consente ad alcuni componenti, tra cui la polvere di arachidi, di penetrare e stimolare in questo modo il sistema immunitario.

Esiste inoltre la cosiddetta reattività crociata, dovuta alla somiglianza chimica tra allergeni diversi contenuti in alcuni alimenti, ma non solo: il bambino allergico al melone, per esempio, può esserlo anche all’anguria o alla banana; oppure in quello allergico alla betulla, anche la mela e la pesca potrebbero scatenare una reazione allergica.

5.Non sono una condanna a vita

Una volta posta la diagnosi i genitori chiedono se il proprio bambino non potrà più assumere l’alimento responsabile (per esempio il latte o l’uovo) per tutta la vita. In realtà la maggior parte delle allergie che si manifestano precocemente tendono a svanire verso il primo anno di vita.

Proprio nel tentativo di indurre la tolleranza, cioè di far spegnere il meccanismo allergico, il pediatra spesso suggerisce loro di provare a reintrodurre il componente dopo averlo eliminato per 2-3 settimane.

Piercarlo Salari
Piercarlo Salari
Laureato in Medicina e chirurgia nel 1989 e specializzato in pediatria nel 1993 a Milano, dove tuttora esercita in qualità di libero professionista. Dopo un periodo inizialmente dedicato alla ricerca sperimentale e clinica, ha coltivato la passione per l’informazione scientifica, associando alla professione clinica quella di divulgatore e maturando così un’ampia esperienza nel contesto di testate sia cartacee sia online, come autore, consulente o coordinatore. È direttore scientifico di una Casa editrice specializzata in ambito pediatrico e ginecologico e di occupa di formazione professionale coordinando corsi di aggiornamento in ambito medico e farmaceutico. Si interessa di nutrizione, prevenzione dell’obesità, prevenzione (con particolare riguardo alle vaccinazioni) e sicurezza del bambino.

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