Digestione in gravidanza

Ormoni e cambiamenti fisici possono compromettere la buona digestione in gravidanza, ma lo stile di vita e qualche piccolo accorgimento possono aiutare a limitare i disturbi.

La gravidanza può portare con sé diversi disturbi; stanchezza, mal di schiena ed emorroidi sono solo alcuni esempi dei problemi con cui ci si può trovare alle prese dopo il concepimento.

Nemmeno l'apparato digerente ne è immune, e tra reflusso gastroesofageo, mal di stomaco e stitichezza (che può provocare gonfiore addominale), i disturbi che possono mettere a dura prova la buona digestione in gravidanza non mancano.

In effetti, i problemi gastrointestinali sono fra i disturbi più frequenti nelle donne in dolce attesa; le difficoltà possono già iniziare prima di mangiare, quando la nausea e l'avversione nei confronti del gusto di alcuni cibi possono letteralmente far passare l'appetito.

Sembra che in molti casi i responsabili siano gli ormoni, ma mano a mano che il pancione cresce i problemi iniziano anche a essere una “questione di spazio”.

Infatti la crescita del bambino e il conseguente aumento delle dimensioni dell'utero costringono gli organi della mamma in uno spazio più limitato, condizionando il funzionamento dell'apparato digerente.

Mal di stomaco e cattiva digestione

Gli ormoni della gravidanza possono influenzare il funzionamento dell'apparato digerente.

In particolare, il progesterone può rallentare i processi digestivi sia nello stomaco sia a livello di intestino tenue e crasso. A entrare in gioco è il suo effetto rilassante sui muscoli lisci.

Anche la cistifellea può risentire della presenza del progesterone; il suo svuotamento può rallentare, e il rischio che si formino dei calcoli può aumentare.

Un disturbo molto frequente durante il primo trimestre è la nausea, che nel 91% dei casi colpisce proprio durante le prime settimane della gestazione.

Giovane età, obesità, fumo e il fatto che si tratti della prima gravidanza sono tutti fattori di rischio per questo problema, che in genere tende a ripresentarsi anche alle gravidanze successive.

A soffrirne è il 50-90% delle donne incinte, e nel 25-50% delle gravidanze è associata al vomito.

Le cause della sua forma lieve, che in genere non disturba oltre l'ottava settimana, non sono state ancora del tutto chiarite; sembra che a entrare in gioco possano essere le fluttuazioni dei livelli di ormoni (in particolare dell'HCG, la gonadotropina corionica), problemi di motilità intestinale e anche fattori psicosociali.

Fortunatamente in genere non si tratta di un disturbo pericoloso né per la futura mamma né per il suo bambino; se però nausea e vomito dovessero persistere anche nel secondo o nel terzo trimestre, oppure se dovessero presentarsi anche crampi e dolori addominali, la situazione potrebbe richiedere una maggiore attenzione.

Le forme più severe di nausea e vomito in gravidanza prendono il nome di hyperemesis gravidarum, colpiscono da 3 a 10 donne incinte su 1.000, compaiono tra la quarta e la decima settimana e possono durare fino a 18-20 settimane di gestazione.

I sintomi includono:

  • vomito non trattabile
  • aumento della salivazione
  • dimagrimento superiore al 5% del peso.

La situazione può portare a malnutrizione e può essere associata a:

  • dolori addominali
  • chetosi
  • carenza di potassio
  • alcalosi metabolica
  • anomalie nel livelli di enzimi epatici
  • lieve ipertiroidismo.

Anche fra le sue cause sono inclusi i fattori ormonali e quelli psicologici, ma alla sua base può esserci anche la genetica; l'obesità, una gravidanza multipla, il fatto di non aver mai portato una gravidanza oltre le 20 settimane e la cosiddetta malattia trofoblastica gestazionale (una condizione caratterizzata dalla proliferazione di tessuto fetale) sono invece possibili fattori di rischio.

Con il passare dei mesi anche l'espansione dell'utero può creare stress a livello digestivo; crescendo può infatti premere su alcune parti del sistema digerente, o addirittura bloccarle, e di conseguenza il movimento del cibo nel canale alimentare può essere rallentato, con relativo aumento del rischio di ritrovarsi alle prese con un altro disturbo frequente in gravidanza: la stitichezza.

In realtà anche l'origine di questo problema, che colpisce tra l'11% e il 38% delle donne incinte, è multifattoriale.

A entrare in gioco possono essere la riduzione della motilità dell'intestino tenue o del colon, la diminuzione dei livelli dell'ormone motilina (che regola le contrazioni del tubo digerente), l'aumento dell'assorbimento di acqua ed eventualmente l'assunzione di integratori di ferro.

Per quanto riguarda invece il mal di stomaco, a causarlo può essere proprio l'aumento della pressione sull'organo.

Oltre al dolore può comparire anche una sensazione di bruciore, che può essere associata a reflusso gastroesofageo dovuto alla riduzione del tono dello sfintere esofageo inferiore (la valvola che separa l'esofago dallo stomaco) e al conseguente passaggio dei succhi gastrici nell'esofago, con conseguente irritazione della sua mucosa.

L'intensità dei fastidi dipende dal tipo e dalla quantità di cibo ingerito e in genere peggiorano durante la notte; in alcuni casi possono addirittura compromettere la qualità del sonno.

Fortunatamente durante le ultime settimane della gravidanza, quando il bambino si gira con la testa verso il bacino della mamma, la pressione addominale può diminuire abbastanza da far ridurre anche i sintomi del reflusso gastroesofageo.

A questi problemi si possono aggiungere i cambiamenti dell'appetito, molto frequenti durante la gravidanza: a volte la fame diminuisce o non si tollerano alcuni cibi, altre volte aumenta o compaiono le cosiddette “voglie”, e tutto ciò può complicare ulteriormente l'alimentazione e la digestione della gestante.

Migliorare la digestione con l’alimentazione

I rimedi contro la cattiva digestione non mancano: dal bicarbonato di sodio agli antiacidi, gli scaffali di supermercati e farmacie ne mettono a disposizione di tutti i tipi.

Purtroppo dopo il concepimento alcune di queste soluzioni sono controindicate. Fortunatamente, però, c'è un rimedio completamente naturale che può essere molto utile: l'alimentazione.

I principi generali da seguire sia durante la gravidanza sia durante l'allattamento al seno (quando l'alimentazione della mamma si riflette su alcune caratteristiche del latte con cui viene nutrito il neonato) restano quelli di una dieta equilibrata che apporti dosi adeguate di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali.

Pasti più frequenti ma meno abbondanti, aumentare l'assunzione di carboidrati e ridurre quella di grassi (preferendo, fra quelli da condimento, l'olio extravergine di oliva) sono accorgimenti potenzialmente utili per le donne che vengono colpite dalla nausea in gravidanza.

Inoltre è possibile trovare sollievo grazie a rimedi naturali come lo zenzero e all'assunzione di vitamina B; prima di assumere degli integratori è però necessario consultarsi con il proprio ginecologo.

In caso di forme gravi, come l'hyperemesis gravidarum, è importante reintegrare opportunamente i fluidi pesi, così come anche le vitamine e i minerali.

Anche in queste circostanze potrebbe essere utile assumere degli integratori, ma è necessario affidarsi solo a prodotti che siano stati consigliati dal ginecologo.

Fra i metodi naturali più efficaci per combattere la stitichezza in genere non controindicati durante la gravidanza è invece incluso l'aumento del consumo di fibre.

Particolarmente utili per favorire il transito intestinale sono le cosiddette fibre insolubili, abbondanti nella verdura e nei cereali integrali.

Tuttavia, anche le fibre solubili, più tipiche della frutta e dei legumi, possono favorire il benessere dell'intestino; si tratta infatti delle fibre ad azione prebiotica, cioè di quelle fibre che nutrono la flora batterica intestinale, il cui stato di salute è collegato anche al benessere dell'intestino.

Per promuovere una buona funzionalità intestinale durante la gravidanza è quindi bene seguire una dieta ricca di ingredienti di origine vegetale, in modo da assumere 25-30 grammi di fibra al giorno.

Attenzione, però: frutta e verdura devono sempre essere lavate accuratamente per scongiurare infezioni che possono compromettere non solo il benessere della futura mamma ma anche la salute del suo bambino.

Inoltre per trarre i maggiori benefici possibili dall'assunzione delle fibre è bene associarla a un'idratazione adeguata.

Di per sé il fabbisogno di acqua di una donna aumenta durante la gestazione, passando dai 2 litri quotidiani raccomandati in età fertile a 2,35 litri.

La bevanda migliore per garantirsi un'idratazione adeguata è proprio l'acqua; le bibite gassate non sono invece una buona scelta: spesso sono veri e propri concentrati di zuccheri semplici, il cui consumo dovrebbe essere limitato a tutte le età e in tutte le fasi della vita.

Lo stesso vale per i succhi di frutta, mentre con camomilla, infusi di erbe come la menta e tisane è importante evitare un consumo eccessivo e fare attenzione agli ingredienti, che potrebbero essere controindicati durante la gravidanza; per evitare di assumere sostanze potenzialmente pericolose per il bambino è meglio consumarli solo dopo aver chiesto un consiglio al proprio ginecologo.

Il modo migliore per combattere i bruciori notturni dovuti al reflusso gastroesofageo è invece evitare di mangiare appena prima di coricarsi e cercare di tenere la testa sollevata (per esempio con un cuscino).

Anche ridurre le dimensioni dei pasti, aumentandone piuttosto la frequenza, può essere d'aiuto; inoltre bisognerebbero evitare gli alimenti e le bevande che sembrano associate a dolori e bruciore di stomaco, come quelli contenenti caffeina (oltre al caffè, anche il tè e il cioccolato) o quelli acidi, come il pomodoro e il limone.

Quest'ultimo può essere utile per stimolare la peristalsi intestinale e favorire la regolarità, ma può peggiorare i sintomi di alcuni disturbi digestivi associati all'acidità, come la gastrite e il reflusso gastroesofageo.

Digestione in gravidanza: un aiuto dall'attività fisica

Infine, anche l'attività fisica può aiutare a combattere la stitichezza.

Se la gravidanza non è complicata da particolari problemi, un po' di movimento non è associato a rischi, anzi, può aiutare a combattere anche altri disturbi, come la pesantezza alle gambe dovuta a difficoltà nella circolazione del sangue.

Anche in questo caso, però, prima di prendere l’iniziativa è bene chiedere l'approvazione del proprio medico.

Silvia Soligon
Silvia Soligon
Romana di adozione, è nata a Milano, dove ha conseguito la laurea in Scienze biologiche e il dottorato di ricerca in Scienze genetiche e biomolecolari. Ha poi continuato a lavorare nell’ambito della ricerca scientifica prima all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Novara, poi all’Università “La Sapienza” di Roma.   Nella capitale ha proseguito il suo percorso formativo con un master in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata. Sempre a Roma si è specializzata nell’ambito del giornalismo e della comunicazione scientifica, conseguendo il master “Le scienze della vita nel giornalismo e nelle politiche istituzionali” dell'Università "La Sapienza".    Iscritta all'Ordine nazionale dei Biologi e all'Ordine dei giornalisti è socia di Unamsi (l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione). Dal 2008 collabora con diverse testate giornalistiche e siti web per la produzione di contenuti riguardanti tematiche medico-scientifiche. Musica e cibo sono le sue grandi passioni. Oggi divide il suo tempo tra la scrittura, il lavoro di nutrizionista e i concerti.

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