Cure verdi per la mente

In natura ci sono tantissime piante che agiscono sul nostro cervello. Basta conoscerle e usarle nel modo giusto.

Tensione, nervosismo, eccessiva preoccupazione per gli affetti e il lavoro, per gli eventuali insuccessi. E poi insonnia, pianto che sgorga con facilità, paura della competizione, crollo emotivo.

Sono le facce dell’ansia, una temporanea reazione allo stress che rischia di trasformarsi in malattia quando persiste e impedisce il regolare svolgimento della vita quotidiana.

In Italia ne soffrono 16 persone su 100 e la percentuale, secondo gli esperti, è destinata a salire. 

Solitamente i medici prescrivono gli ansiolitici per sedarla. Ma i farmaci non sono l’unico rimedio: un aiuto arriva anche dalla natura, sfruttando le proprietà benefiche di alcune piante.

Per esempio, prendersi una camomilla in caso di nervosismo è un consiglio vecchio come il mondo. E potrebbe funzionare, anche se la ricerca segnala che la popolare camomilla è soprattutto un antinfiammatorio e protettivo per lo stomaco, utile quindi se il malessere è dovuto a difficoltà digestive, specie se causate da alcol o farmaci antinfiammatori.

I rimedi naturali per ansia, insonnia e altri disturbi però non mancano. Da usare da soli o in associazione, sotto forma di tisane o di preparati, ma sempre con la supervisione di medico o del farmacista. E verificando che il prodotto prescelto contenga una quantità sufficiente di principi attivi.

Piante che abbassano le tensioni

La pianta della tranquillità per definizione è la valeriana (Valeriana officinalis), a cui si attribuiscono proprietà sedative sul sistema nervoso centrale e spasmolitiche. Inoltre, favorisce il sonno. Il suo merito sta nell’indurre un innalzamento dei livelli di un neurotrasmettitore, il gaba (acido gamma-amino-butirrico) che ha un effetto inibitorio sul sistema nervoso centrale. Infine, la valeriana può potenziare l’azione della melatonina, sostanza che regola il ciclo sonno-veglia. Sono le radici a contenere principi attivi come gli acidi valerenici, e i valepotriati che ne fanno un blando ma efficace sedativo, che agisce con un meccanismo simile quello delle benzodiazepine.

Bisogna quindi fare attenzione alle possibili interazioni con questi farmaci (le benzodiazepine sono tra i più diffusi ansiolitici) ma anche con alcol e antistaminici.

La valeriana è disponibile in diverse preparazioni, anche in combinazione con altre piante come biancospino, melissa, passiflora o tiglio, ciascuna dotata di caratteristiche particolari.

Il biancospino in particolare è ansiolitico e antipertensivo - non adatto quindi a chi ha la pressione bassa - che facilita il rilassamento dei muscoli e regolarizza il battito cardiaco. I fiori e i frutti del biancospino (Crataegus oxyacantha o monogyna) contengono infatti tannini e flavonoidi in grado di agire a livello del sistema nervoso centrale riducendo l’emotività e gli stati di tensione e migliorando il sonno.

Mentre la profumata melissa, nota anche come erba cedrina, risulta particolarmente efficace quando l’ansia si traduce in disturbi viscerali come gastrite, nausea e colite. Inoltre, questa pianta (Melissa officinalis) è un ottimo rimedio contro le insonnie sporadiche, specie quando sono causate da una incapacità a rilassarsi a causa di ansie e stress temporanei. Lievemente calmante migliora il sonno e riduce i risvegli notturni. Sebbene anche tisane e infusi siano efficaci, quando è possibile è sempre meglio affidarsi agli estratti secchi titolati delle piante medicinali. Questo perché in tali preparazioni i principi attivi sono più concentrati e le dosi sono controllate e uniformi.

Sull’apparato digerente agisce anche la passiflora o fiore della passione, così ribattezzata perché importata in Europa dai missionari spagnoli che videro nel suo fiore i segni della passione di Cristo: attenzione però che in dosi elevate la passiflora può aumentare l’effetto di sonniferi e barbiturici e causare ipersonnia (eccessiva sonnolenza) se utilizzata insieme all’iperico. La passiflora contiene infatti alcaloidi, pectine e flavonoidi in grado di legarsi ai recettori cerebrali per le benzodiazepine, producendo gli stessi effetti ansiolitici e sedativi di tali sostanze farmacologiche. 

Con tranquillità si può usare invece il tiglio, diffusa pianta ornamentale nota per il suo profumo. Questa pianta, il cui nome scientifico è Tilia tomentosa, contiene svariati principi attivi tra cui tannini, efficaci nella cura delle sindromi ansiose e dell’insonnia che da tali condizioni deriva. Se ne utilizzano i fiori in abbinamento con altre erbe, o sotto forma di tisana dal blando potere sedativo, adatta anche per i bambini specie se addolcita con un cucchiaio di miele. 

Qualche cautela è necessaria invece con l’escolzia o papavero californiano, che appartiene alla stessa famiglia del papavero da oppio ed è ricca di alcaloidi che agiscono sul sistema nervoso centrale. È in grado di ridurre l’attività delle cellule della corteccia cerebrale, favorendo il rilassamento muscolare e stimolando il sonno, e possiede anche azione antidolorifica perché agisce come sedativo del sistema nervoso centrale. Agisce efficacemente nelle donne, meno negli uomini. È bene utilizzarla preferibilmente quando rimedi più sicuri, come la valeriana, non risultino efficaci, e comunque per brevi periodi e facendo attenzione alle possibili interazioni con farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale o sull’apparato cardiocircolatorio.

Infine, tra le più note e utilizzate pinte “rilassanti” c’è sicuramente la camomilla (Chamomilla recutita) la cui azione blandamente sedativa dipende dalla presenza di apigenina, che si lega direttamente agli stessi recettori ai quali si legano le benzodiazepine, farmaci ansiolitici. Ciò la rende un rimedio per attenuare l’ansia e l’irritabilità, curare l’insonnia e altri disturbi del sonno, anche se a dosi troppo elevate può indurre effetti opposti.

Per scacciare la tristezza

Un aiuto dalle piante può venire anche per chi soffre di depressione. Parliamo naturalmente dell’iperico, uno degli estratti vegetali più utilizzati: molti studi dimostrano che ha un'efficacia paragonabile a quella degli psicofarmaci nella cura della depressione lieve e moderata, e ricerche più recenti segnalano anche un’azione antistress e anti ansia.

Prima di iniziare un trattamento è però importante rivolgersi al medico, sia per scegliere il prodotto più efficace - non sempre i preparati in commercio contengono dosi sufficienti di principio attivo - sia perché l’iperico, oltre a presentare qualche rischio di fotosensibilizzazione per chi si esponga al sole durante il trattamento, interferisce con l’attività di vari farmaci tra cui la pillola anticoncezionale, altri antidepressivi e alcuni antibiotici e antiemicranici.

Cervello sempre giovane con il Ginkgo

Una rassegna di «piante per la mente» non può chiudersi senza menzionare il Ginkgo biloba, vero fossile vivente dalle cui foglie si estraggono principi attivi molto utilizzati nella prevenzione dell’invecchiamento cerebrale e nei disturbi della memoria, anche se i risultati degli studi scientifici appaiono ancora contraddittori.

L’estratto è spesso utilizzato in associazione con iperico o ginseng, denominazione comune di una famiglia di 11 piante tra cui l’eleuterococco o ginseng siberiano, che aiuta a combattere affaticamento mentale.

Da ricordare che il ginkgo deve essere usato con cautela da chi soffre di disturbi della coagulazione del sangue o è in terapia con farmaci anticoagulanti e aspirina, mentre il ginseng può dare insonnia e irrequietezza.

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