Ictus: ecco i fattori di rischio

Nei Paesi industrializzati l’ictus è la terza causa di morte, ma detiene il triste primato come causa di invalidità. Ecco chi rischia di più.

È un killer da non sottovalutare (lo superano soltanto le malattie cardiovascolari e le neoplasie), e anche nel nostro Paese miete ancora troppe vittime.

Si calcola che in Italia si verifichino ogni anno oltre 200.000 nuovi eventi cerebrovascolari e che i soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con conseguenze più o meno invalidanti, siano circa 900.000.

I nemici sono vecchie conoscenze

Queste cifre potrebbero essere ridotte, se solo facessimo più attenzione a quei fattori che aumentano la probabilità di essere colpiti da uno stroke.

Non c’è da far finta di nulla. Alla sbarra e accusati di molti reati sono sempre gli stessi imputati: pressione alta, fumo, ipercolesterolemia & Co.

E ancora loro compaiono ora ufficialmente nella "top ten" delle condizioni, modificabili, che più sono legate alla comparsa di un ictus.

Nella classifica dei fattori di rischio per ictus troviamo le medesime condizioni che già sono tristemente note perché predispongono all’insorgenza di infarto. Cambia soltanto l’importanza relativa.

Dati che arrivano dai primi risultati del progetto Interstroke, uno studio internazionale sui maggiori fattori di rischio per stroke, hanno permesso di stilare una classifica.

La “top ten” del rischio

Parliamo di fattori modificabili, ovvero quelli sui quali possiamo agire per ridurre la probabilità di andare incontro a uno stroke.

  1. Al primo posto spicca l’ipertensione: è associata a ben un terzo dei casi di ictus e, da sola, è in grado di aumentare di due volte e mezzo il rischio.
  2. Segue a ruota il fumo: le sigarette raddoppiano il pericolo di ictus.
  3. L’obesità: soprattutto quella “androide”, ovvero classica dei maschietti, che si accumula nella zona addominale.
  4. Un’alimentazione scorretta: non stupisce che anche mangiare in modo non controllato si sia guadagnato un posto nella classifica: è noto a tutti che l’introduzione eccessiva di alimenti grassi e di sale favorisce il formarsi di depositi di grasso all’interno delle arterie, comprese quelle che portano il sangue al cervello.
  5. L’attività fisica insufficiente: è provato che la sedentarietà provoca l’incremento di trigliceridi nel plasma, il decremento del colesterolo buono (HDL) e la diminuzione della sensibilità all’insulina. Tutti fattori che aumentano il rischio di malattie cardio e cerebrovascolari
  6. I grassi nel sangue: colesterolo (specie l’LDL) e trigliceridi sono elevati nel 60-70 per cento degli over 65, nei quali aumenta il rischio a causa dell’età. Va pertanto tenuto presente che le soglie di riferimento, secondo le più recenti linee guida, sono basate sulla presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare. Il colesterolo LDL non dovrebbe superare i 70 mg/dl in chi è ad altissimo rischio, per esempio perché è iperteso, diabetico o ha avuto un infarto, a 100 per chi è a rischio cardiovascolare alto, limite a 115 per chi è a rischio moderato.
  7. Il diabete: sia quello giovanile, sia quello dell’anziano induce, a distanza di anni, danni a carico di tutte le arterie, comprese le arterie cervicali e intracraniche.
  8. Il consumo di alcol: se un consumo lieve-moderato di alcol può ridurre il rischio globale di ictus, quando si esagera si ha l’effetto contrario attraverso un aumento della pressione arteriosa.
  9. Lo stress e la depressione devono essere tenute sotto controllo: è provato che lo stato emotivo e psicologico influenza la salute cardiovascolare.
  10. Le malattie cardiache sono infine da considerare come un importante fattore di rischio per l’insorgenza soprattutto di alcuni tipi di ictus. La fibrillazione atriale ad esempio, molto frequente nelle persone anziane, è la prima causa di embolia cerebrale. Ma attenzione anche agli altri disturbi del ritmo, a precedente infarto miocardico e a cardiopatie valvolari, insufficienza cardiaca e difetti cardiaci congeniti.

Fattori non modificabili, ma molto importanti

Sebbene esistano condizioni predisponenti sulle quali non abbiamo alcun potere, conoscerli è comunque molto importante.

Chi appartiene a una o più di queste categorie di rischio dovrà prestare molta più attenzione al controllo dei fattori modificabili.

  • Età. L’incidenza di ictus aumenta con l’età e dopo i 65 anni l’incremento è quasi esponenziale;
  • Familiarità. Avere un parente diretto che ha avuto un ictus comporta un rischio maggiore rispetto a chi non presenta familiarità per questa condizione;
  • Sesso. I maschi sono lievemente più colpiti, soprattutto nelle fasce di età più giovani, in quanto le donne sono protette dagli ormoni sessuali, almeno fino alla menopausa. Dopo i 65 anni, però, l’incidenza si allinea, mentre dopo gli 80 è addirittura maggiore nel sesso femminile;
  • Anamnesi personale per eventi cardio e cerebrovascolari. L’ictus stesso è di per sé il fattore di rischio più importante, perché nei sopravvissuti la probabilità di recidivare è molto alta, soprattutto durante il primo anno.

Attenti ai giovani

Malattia considerata dell’età adulta e, soprattutto, della popolazione anziana, non risparmia però i giovani e, addirittura, i bambini.

Questo perché ci sono fattori di rischio indipendenti dall’età: in linea generale sono rare cause vascolari diverse dall’aterosclerosi o patologie cardiache.

Condizioni predisponenti tipiche dell’età giovanile sono poi l’abuso di sostanze (cocaina, amfetamine, ecstasy) e di alcol.

Fumo di sigaretta, obesità, sedentarietà, errata alimentazione, ipertensione arteriosa, alterazioni dei grassi nel sangue e il diabete sono poi tutte condizioni che possono manifestarsi (e danneggiare le arterie) fin dalla più tenera età.

Le donne oltre i 30 anni che fumano e assumono estroprogestinici hanno un rischio di ictus superiore alla media.

Susanna Trave
Susanna Trave
Nasce a Milano, dove vive da allora. Dopo aver pensato di fare la giornalista prima e l'architetto poi, alla fine segue le orme della famiglia (che nel codice genetico ha la chimica) e si iscrive a Chimica e Tecnologia Farmaceutiche. Si laurea alla Statale di Milano e, appassionatasi alla materia, mentre lavora come borsista all'Università frequenta, nel medesimo Ateneo, il triennio di Specializzazione in Endocrinologia Sperimentale, specializzandosi nel 1987. Nel 1988 consegue l’Abilitazione all’esercizio della professione di Farmacista.Ma la sua curiosità e la passione - mai sopita - per il giornalismo la portano ad accettare con entusiasmo un posto in una casa editrice scientifica. Da quel momento inizia la carriera giornalistica che la porterà a diventare pubblicista prima e giornalista professionista poi, dopo il superamento dell'Esame di stato nel 1999.Lavora da allora sia per testate rivolte al medico sia in riviste dedicate al grande pubblico, prima come dipendente e, più avanti, come freelance.Oltre che di salute e benessere è appassionata di sport e di animali. Sposata, ha due figli, ormai grandi, quattro gatti, due cani, un cavallo e una vita sempre in movimento.

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