Colpo di frusta: che cos’è e come si cura

Dolore al collo e ridotta mobilità a livello cervicale sono i sintomi tipici del cosiddetto “colpo di frusta”. Ecco come diagnosticarlo e trattarlo.

Sebbene comune e ben noto, soprattutto come esito di molti incidenti automobilistici, il cosiddetto “colpo di frusta” rappresenta tuttora una vera e propria sfida dal punto di vista sia della diagnosi sia del trattamento: da un lato perché nella maggior parte dei casi con le consuete indagini diagnostiche non è possibile rilevare lesioni a carico delle componenti ossee, muscolari, legamentose o nervose interessate; dall’altro perché, a dispetto dell’assenza di danni organici evidenti, spesso la sintomatologia associata tende a diventare cronica.

Quali sono le cause

Il meccanismo traumatico più frequentemente all’origine del colpo di frusta è la sequenza di un improvviso movimento di iperestensione e di una altrettanto brusca iperflessione del collo che si verificano in rapida successione.

Si ritiene che tali movimenti repentini possano provocare nell’immediato stiramenti o microlesioni a carico delle articolazioni o dei dischi intervertebrali e a lungo termine microscopiche modificazioni degenerative a livello dei muscoli cervicali profondi.

Inoltre, si pensa che a sostenere il perdurare dei sintomi nel tempo siano alterazioni funzionali che interessano i meccanismi della trasmissione e della percezione del dolore.

Come diagnosticarlo

Dal momento che le lesioni ipotizzate non sono effettivamente dimostrabili con i normali esami strumentali (Rx, Tac, risonanza magnetica, elettromiografia), le linee guida più recenti raccomandano l’esecuzione di questi esami solo nei casi in cui la gravità del trauma e il quadro clinico fanno sospettare danni alle strutture scheletriche o nervose della colonna cervicale (fratture/dislocazioni vertebrali, lesioni del midollo, compressione di radici spinali).

In tutti gli altri casi è indicato un accurato esame della funzionalità articolare e muscolare del collo, da ripetersi a distanza di tempo per valutare l’evoluzione della sintomatologia.

Quali sono i sintomi?

I sintomi che fanno più comunemente seguito a un colpo di frusta sono il dolore al collo e la ridotta mobilità cervicale, ma possono aggiungersi anche modificazioni della sensibilità nella sede del trauma o, anche a distanza, cefalea, vertigini e alterazioni dell’udito.

Sulla base della classificazione più utilizzata il colpo di frusta viene definito:

  • di grado I o II in assenza di lesioni scheletriche o nervose
  • di grado III o IV quando sussistono danni ossei o neurologici.

La terapie più indicata per evitare che il disturbo diventi cronico

L’approccio terapeutico raccomandato dalle attuali linee guida comprende il trattamento farmacologico con antidolorifici nella fase acuta, la mobilizzazione precoce e una fisioterapia specifica.

Viene sconsigliata invece, alla luce degli ultimi studi, l’immobilizzazione tramite collare (che tuttora viene spesso prescritta nelle prime settimane) in quanto può ritardare la guarigione.

La ripresa delle normali attività e il movimento vengono quindi raccomandati anche in caso di posizionamento del collare, che può essere mantenuto in sede, se morbido, oppure rimosso temporaneamente, se rigido, durante l’esecuzione degli esercizi.

La fisioterapia deve essere continuata fino alla regressione dei sintomi, che a seconda dei casi può richiedere da qualche settimana fino a tre mesi.

Il persistere dei disturbi oltre questo limite deve essere considerata attentamente in quanto può rappresentarne l’evoluzione verso la forma cronica.

Monica Oldani
Monica Oldani
Psicobiologa, laureata in Medicina e chirurgia con specializzazione in Psicologia e PhD in Biologia del comportamento. Ha finora svolto attività scientifica, di ricerca e didattica, nei settori dell'etologia umana e animale, dell'etica animale e della zooantropologia, in collaborazione con l'Università di Utrecht (Olanda), con l'Università degli Studi di Milano e quella di Parma. Parallelamente ha maturato una propensione personale per la comunicazione scientifica che, a seguito di un’esperienza di formazione al corso post-laurea della Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano, pratica da oltre dieci anni, con attività di scrittura di livello sia tecnico-professionale sia divulgativo, revisione editoriale, traduzione (dall'inglese e dal francese) e partecipazione a progetti formativo-educativi nei settori dell'informazione medico-scientifica e della comunicazione naturalistico-ambientale.

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