Fiato corto: a che cosa può essere dovuto?


Può essere spia di numerose malattie, dall’asma all’anemia. Meglio dunque non sottovalutarlo.

Fiatone, affanno, fiato corto: tanti nomi diversi per indicare la dispnea, una difficoltà respiratoria soggettiva che comporta uno sforzo maggiore per respirare. Un sintomo che tutti possiamo provare dopo una corsa o altri tipi di attività fisica, ma che molti sperimentano anche a riposo o in seguito a sforzi minimi. A volte questo disturbo può semplicemente indicare che siamo fuori allenamento e che il nostro stile di vita forse è un po’ troppo sedentario. Persino la semplice ostruzione delle fosse nasali a causa di una sindrome da raffreddamento può, in soggetti sensibili, provocare dispnea.  Altre volte, però, potrebbe trattarsi di un campanello d’allarme di malattie respiratorie, ma anche di problemi al cuore o di una semplice anemia. Oppure, come nella dispnea di natura ansiosa, la mancanza di fiato può prescindere completamente da qualsiasi difficoltà respiratoria obiettiva. 

Dispnea acuta e cronica

La dispnea può esser acuta o cronica e avere cause diverse. La dispnea acuta, che dura da pochi istanti ad alcune ore, può essere conseguenza di un attacco d'asma, una pleurite con versamento pleurico o uno pneumotorace, ma anche di ansia, di una polmonite, o addirittura di un infarto acuto. 

Dal canto suo la dispnea cronica, che per essere definita tale deve essere presente da almeno un mese, può derivare da malattie come per esempio:

  • la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco)
  • l’asma
  • l’obesità
  • l’anemia
  • l’ansia o gli attacchi di panico
  • malattie neuromuscolari
  • l'ipertiroidismo.

Dall’ansia all’embolia polmonare

Potendo avere tantissime cause diverse, come si può riuscire a capire l’origine della dispnea? Di sicuro per indirizzare la diagnosi può essere di grande utilità riconoscere la modalità con cui si presentano le crisi respiratorie, nonché l’esecuzione di esami specifici, che valuterà il medico di volta in volta in base ai sospetti.

La presenza di dispnea in una donna giovane che è sempre stanca e ha pelle e mucose molto pallide potrebbe far pensare all’anemia. Mentre se il fiato corto si manifesta solo a riposo oppure solamente in determinate occasioni, per esempio durante la settimana lavorativa, ma non al sabato e alla domenica, si potrebbe ipotizzare la presenza di una componente ansiosa. Lo stesso vale se esami come la spirometria, la radiografia del torace e la banale auscultazione sono tutti negativi. 

Le difficoltà respiratorie sono anche un tipico segnale dell’asma e numerosi fattori possono far pensare a questa malattia, per esempio il fatto che la mancanza di fiato e il senso di soffocamento si presentano soprattutto in certi periodi dell’anno, tipicamente a primavera quando l’aria è piena di pollini. Oppure quando la fame d’aria compare dopo uno sforzo ed è accompagnata da altri sintomi, come il classico “fischietto”, la tosse e il senso di pressione al torace. 

La mancanza di fiato causata da problemi polmonari acuti, come lo pneumotorace, è accompagnata invece da un dolore molto intenso, come una pugnalata; mentre se la possibile causa è un’embolia polmonare, oltre all’affanno improvviso sono in genere presenti sintomi quali dolore al torace e tosse con catarro striato di sangue.

Fame d’aria e malattie respiratorie

Come detto, nella maggior parte dei casi la dispnea è causata da malattie dell’apparato respiratorio, soprattutto la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), l’asma, le malattie interstiziali del polmone, lo pneumotorace e la polmonite.

Nelle malattie ostruttive del polmone, che causano cioè un’ostruzione delle vie aeree (come la Bpco, l’enfisema polmonare e l’asma), la dispnea si manifesta in modo variabile. La maggior parte dei pazienti riferisce difficoltà a inspirare aria, altri segnalano maggiori difficoltà durante la fase espiratoria, e alcuni avvertono soprattutto un senso di costrizione toracica. Quest’ultimo sintomo è tipico soprattutto dell’asma bronchiale. 

Al contrario, nelle malattie polmonari cosiddette restrittive, ovvero che compromettono l’espansione dei polmoni causando così affaticamento e riduzione del volume polmonare (per esempio fibrosi polmonare, polmonite ecc.), la dispnea si associa a un senso di incapacità a inspirare profondamente. Per tale motivo, chi soffre di queste condizioni tende a respirare più velocemente soprattutto quando occorre aumentare la ventilazione, come durante l’esercizio fisico. L’embolia polmonare e l’ipertensione polmonare si manifestano invece con senso di fame d’aria e necessità di respirare di più. 

Ovviamente, tutte queste patologie polmonari sono caratterizzate anche da sintomi accessori che permettono di distinguerle l’una dall’altra: una visita specialistica o con il medico curante può consentire la giusta diagnosi.

Asma e Bpco sotto la lente

Nell’asma bronchiale la difficoltà di respirazione è in genere accompagnata da respiro sibilante e tosse. Se si sospetta la malattia, oggi sono disponibili diversi strumenti per la diagnosi, a partire dalle prove di funzionalità respiratoria con la spirometria associata ai test di stimolazione dei bronchi (test di reversibilità e test della metacolina) fino ad arrivare ai più recenti test dei gas nell’esalato e l’induzione dell’espettorato e la sua analisi.

Nella Bpco, la mancanza di fiato è di solito associata a tosse cronica con catarro. In genere all’inizio la dispnea si presenta in seguito allo sforzo fisico, ma nel tempo compare anche a riposo. Altri disturbi meno comuni includono il senso di costrizione toracica e il respiro sibilante. A volte chi soffre di Bpco può andare incontro a un aumento di peso legato alla limitazione del movimento oppure, nelle forme più avanzate, a una riduzione di peso a causa della mancanza di respiro durante il pasto. Spesso comunque i pazienti con Bpco sono in sovrappeso od obesi. Se si sospetta la Bpco occorre eseguire alcune indagini (spirometria, radiografia del torace, esami del sangue per escludere altre malattie come l’anemia ecc.) per valutare la funzionalità respiratoria ed escludere altre patologie che possono dare sintomi simili. 

L'asma e la Bpco talvolta vanno a “braccetto” e in alcuni casi è difficile distinguerle tra loro, soprattutto quando l'asma è molto grave. Entrambe sono accomunate da disturbi respiratori simili, come respiro corto e tosse. Esiste, tuttavia, una caratterista che distingue l'asma dalla Bpco, ovvero la reversibilità completa o quasi completa dell'ostruzione bronchiale da essa causata dopo la somministrazione di broncodilatatori per via inalatoria a rapida azione. 

Dispnea respiratoria o di origine cardiaca?

Una delle domande che ci si pone più spesso davanti a una persona che soffre di dispnea acuta o cronica è se questa sia di origine respiratoria o cardiaca. Per cercare di dirimere questo dubbio è utile considerare alcuni elementi come l’età del paziente, la modalità di insorgenza (acuta o cronica), i sintomi obiettivi, alcuni esami del sangue, la radiografia del torace e i test di funzionalità respiratoria. Ma in alcuni casi, per completare il quadro, il medico curante può prescrivere altre indagini, come l’elettrocardiogramma o l’ecocardiogramma, e, in ultima battuta, qualora si sospetti un problema cardiaco, esami ancora più specifici come il dosaggio del BNP (Brain Natriuretic Peptide), secreto quando il cuore è sottoposto ad alti livelli di stress, come accade nell’insufficienza cardiaca.

Quando è colpa del cuore

Quando la mancanza di fiato si avverte, almeno all’inizio, dopo uno sforzo per poi cessare nel momento in cui ci si ferma, va considerata la possibilità che derivi da condizioni come l’angina, in cui il fiato corto è accompagnato anche da dolore al torace. 

Sia l’angina sia l’infarto miocardico si presentano spesso con dolore toracico retrosternale e difficoltà di respiro. In alcuni casi, queste malattie si manifestano solo con la dispnea. Insieme alla coesistenza di fattori di rischio (età avanzata, abitudine al fumo di sigaretta, ipertensione, livelli elevati di grassi nel sangue e diabete), l’elettrocardiogramma e la conta degli enzimi cardiaci possono rivelarsi di grande aiuto per la diagnosi.

La dispnea può inoltre essere una delle tante manifestazioni di alcune alterazioni del ritmo cardiaco (aritmie) e soprattutto dello scompenso cardiaco. In questi casi però il paziente lamenta numerosi altri disturbi come caviglie gonfie, aumento della frequenza cardiaca, facile affaticabilità. Inoltre, la dispnea (o meglio ortopnea) ha spesso la caratteristica di insorgere quando il paziente si trova in posizione coricata supina, cosa che obbliga il malato di scompenso cardiaco a dormire seduto o semi-seduto con cuscini aggiuntivi.

Le altre possibili cause di dispnea

Come accennato, altre possibili cause di dispnea comprendono:

  • l’anemia
  • gli attacchi di panico
  • l’obesità
  • la gravidanza
  • alcune malattie neurologiche. 

L’anemia di solito si presenta con pallore di cute e mucose, stanchezza, affaticabilità, fiato corto sotto sforzo e palpitazioni. In questo caso è conseguenza della riduzione di emoglobina, una proteina presente nei globuli rossi, che consente il trasporto dell'ossigeno ai vari tessuti dell'organismo. 

Gli attacchi di panico, invece, si presentano tipicamente con iperventilazione, sudorazione, battito cardiaco accelerato e intorpidimento. La diagnosi viene fatta comunque dopo esclusione di tutte le altre patologie. 

Molte donne hanno problemi di mancanza di fiato durante la gravidanza (il bambino che cresce va a comprimere il diaframma) e lo stesso vale per gli obesi. In entrambi i casi, le difficoltà respiratorie sono causate dalla difficoltà a espandere il torace. 

Tra le malattie neurologiche che causano dispnea rientrano infine le lesioni midollari, la sclerosi laterale amiotrofica, la sclerosi multipla e la distrofia muscolare. In tutte queste condizioni, lo stimolo nervoso inspiratorio non può essere sufficientemente trasmesso ai muscoli ispiratori.

Cosa fare in caso di dispnea

Il trattamento dipende ovviamente dalla causa, in quanto deve mirare a risolvere la malattia di base. In diverse circostanze, per gestire la mancanza di fiato cronica è molto utile la riabilitazione respiratoria che riduce i sintomi, incrementa la capacità di lavoro dei polmoni e migliora la qualità della vita nei pazienti con patologie respiratorie croniche (per esempio la Bpco).

Antonella Sparvoli
Antonella Sparvoli
Nata e cresciuta a Milano, dopo il Liceo scientifico, decide di iscriversi alla Facoltà di Scienze biologiche all’Università Statale di Milano. Le materie di studio la appassionano molto e si laurea a pieni voti nel 1995, dopo un periodo di studio come studente Erasmus al Trinity College di Dublino e l’internato per la tesi di laurea nel Laboratorio di immunologia molecolare del Dibit, all’Ospedale San Raffaele di Milano. Si dedica per un breve periodo alla ricerca, ma poi capisce che il suo posto non è tra le provette di un laboratorio, ma tra le pagine di un giornale. Frequenta il Corso post-Laurea in Comunicazione scientifica, organizzato dalla Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano, e inizia a scrivere per riviste specializzate e divulgative. Dal 1998 collabora in modo continuativo con il Corriere Salute, nel 2010 inizia a collaborare con Io Donna, il femminile del Corriere della sera, e nel 2016 inizia a scrivere per Sapere Salute. Ha scritto alcuni testi di Biologia per le scuole superiori, il volume “Mi spieghi dottore”, ma il suo sogno è scrivere un romanzo. Scherzosamente si definisce «giornalinga», un po’ giornalista… un po’ casalinga. Tra un articolo e l’altro, si dedica al marito Davide e ai figli Andrea e Sofia. Nel tempo libero ama fare sport, andare in bicicletta e, quando possibile, viaggiare. 

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