Colite ulcerosa e dieta

Anche l’alimentazione aiuta a combattere i sintomi della colite ulcerosa, malattia cronica dell’apparato intestinale.

La colite ulcerosa è una malattia cronica che interessa l'apparato gastroenterico e, assieme al morbo di Crohn, rientra tra le cosiddette malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI, o IBD, inflammatory bowel disease nella terminologia anglosassone).

Sono disturbi caratterizzati da un processo infiammatorio cronico che nella colite ulcerosa è limitato alla mucosa del colon e al retto, mentre nella malattia di Crohn può interessare qualunque segmento del tratto gastrointestinale. In entrambe le patologie possono essere coinvolte anche zone extra-intestinali (articolazioni, cute, occhio, ecc).

Il ruolo dell’alimentazione

Una corretta alimentazione è parte della gestione di queste malattie intestinali: è importante che i pazienti seguano una dieta nutriente ed evitino cibi che possano peggiorare i sintomi e lo stato di salute.

Modifiche della dieta e dello stile di vita possono aiutare infatti a controllare i sintomi e allungare il tempo tra una riacutizzazione e l’altra di questa malattia.

Per contrastare il problema può essere utile tenere un diario alimentare e prendere nota di tutti i cibi consumati nell’arco della giornata e di come ci si sente. Se si scopre che alcuni alimenti si associano a sintomi particolari, si può provare a eliminarli dalla dieta.

Inoltre, è consigliabile rivolgersi a un nutrizionista che, in accordo con il medico curante, può indicare la dieta corretta per il proprio disturbo e consigliare i cibi giusti da mangiare.

Cibi consentiti e non

Ecco alcuni suggerimenti che possono essere d’aiuto:

- limitare i prodotti alimentari lattiero-caseari:
molte persone con malattia infiammatoria intestinale notano che sintomi
come la diarrea, il dolore addominale e il gonfiore migliorano limitando
o eliminando i latticini

- preferire cibi a basso contenuto di grassi: specie
in caso di malattia di Crohn del piccolo intestino, può essere
difficoltoso l’assorbimento e la digestione dei grassi. Questi elementi
possono contribuire a peggiorare la diarrea provocata dalla colite
ulcerosa. È bene quindi evitare il burro, la margarina, le creme e anche
i cibi fritti

- limitare l’assunzione di alimenti ricchi di fibre:
in caso di malattia infiammatoria intestinale, cibi come frutta,
verdura fresca e cereali integrali possono peggiorare i sintomi tipici
del disturbo. Se la verdura cruda provoca fastidio, è consigliabile
provare la cottura a vapore. Va ricordato che si possono avere più
problemi con alimenti della famiglia del cavolo, come broccoli e
cavolfiori, ma anche con noci, semi, mais e popcorn

- evitare i cibi piccanti, oltre ad alcol e caffè, che possono essere causa di ulteriori disturbi.

Un’altra strategia consigliata è quella di fare piccoli pasti:
chi soffre di queste patologie infiammatorie intestinali si sente
meglio consumando cinque o sei spuntini invece di due o tre pasti
abbondanti.

È consigliabile inoltre cercare di assumere molti liquidi
ogni giorno per combattere la disidratazione che insorge in seguito
alla diarrea. L'acqua è la bevanda migliore. I prodotti che contengono
caffeina stimolano invece la motilità intestinale e possono peggiorare
la situazione, mentre le bevande gasate producono spesso gas e non sono
quindi indicate.

Le malattie infiammatorie intestinali possono interferire con
la capacità di assorbire alcuni nutrienti. E dato che la dieta potrebbe
essere limitata, è spesso indicato l’ utilizzo, sotto controllo medico,
di integratori multivitaminici e minerali.

Cibi consigliati Cibi da evitare o limitare
cibi a basso contenuto di grassi Latticini
Verdura cotta a vapore Verdure della famiglia del cavolo, come broccoli e cavolfiori
Liquidi Cibi piccanti
Carne magra Alcol
Prosciutto crudo, cotto, bresaola Caffè
Uova Burro, margarina, creme
Pesce magro Noci
Biscotti secchi Semi
Spremute di frutta Mais e popcorn
Formaggi freschi Cibi fritti

I sintomi e le manifestazioni

Secondo le stime della Società italiana di colon-proctologia, la colite ulcerosa e la malattia di Crohn colpiscono oltre 100.000 persone in Italia. L’incidenza sarebbe pari a 8,1 nuovi casi per 100.000 adulti. Il disturbo insorge in modo uguale nei maschi e nelle femmine. Nella maggior parte dei casi la diagnosi avviene nella prima età adulta, con un secondo picco di incidenza fra i 55 e 65 anni.

Tra i sintomi tipici della colite ulcerosa ci sono scariche di diarrea con feci miste a sangue e muco, tanto più frequenti quanto maggiore è la gravità della malattia. Nei casi di localizzazione dell’infiammazione a livello del retto può comparire anche la stitichezza.

La colite ulcerosa può iniziare in forma lieve, ma anche con un attacco acuto particolarmente grave. Il decorso è caratterizzato da fasi di attività intervallate a periodi di remissione, con un possibile rischio di complicanze nel corso del tempo.

Quando la malattia è attiva, i segni e i sintomi possono comprendere: dolore addominale, diarrea, sanguinamento rettale, febbre, perdita di peso, segni di malnutrizione.

Sebbene siano stati fatti progressi nella ricerca sulla colite ulcerosa e sulla malattia di Crohn, la causa definitiva di queste patologie non è stata ancora individuata. Le ultime teorie ipotizzano che, sotto l’influenza di fattori ambientali, genetici, dietetici o relativi al microbiota intestinale, e forse anche a causa di alcuni agenti patogeni, il sistema immunitario della mucosa intestinale venga impropriamente stimolato.

È molto importante capire cosa scatena queste forme di diarrea e a quale tipo di sofferenza va incontro la mucosa intestinale. Si tratta di processi infiammatori che comprendono, in certi casi, vere e proprie ulcerazioni, causa di sanguinamento e versamento del muco nel lume dell'intestino. Nelle forme più gravi ci possono essere anche complicanze come aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), anemia, perdita di forze e di appetito, diminuzione delle proteine circolanti e squilibrio di importanti sostanze come potassio, sodio e cloro.

È stato infine ipotizzato che la colite ulcerosa possa essere associata a un maggior rischio di cancro. Tuttavia, secondo la Società italiana di colon proctologia, l’insorgenza di cancro del colon nei pazienti affetti da colite ulcerosa è di poco superiore a quello della popolazione non affetta dalla malattia infiammatoria.

Diagnosi

Esistono diversi esami per giungere a una corretta diagnosi di questa patologia. Possono essere prescritti prelievi del sangue per verificare la presenza di anemia, un segnale di sanguinamento nell'intestino. Gli esami del sangue possono anche rivelare un alto numero di globuli bianchi, indice di un'infiammazione nell’organismo, mentre l’analisi di un campione delle feci serve per capire se a livello dell'intestino c'è un sanguinamento, un'infezione o un’infiammazione.

Il medico può decidere di effettuare anche una TAC o una risonanza magnetica. Questi test riescono a mettere in evidenza anomalie che permettono di diagnosticare una MICI.

Sigmoidoscopia e colonscopia utilizzano invece una speciale sonda munita di una microscopica telecamera. Si può esaminare il retto e il colon alla ricerca di infiammazione, sanguinamento o ulcere ed effettuare anche una biopsia. Il tessuto prelevato durante la biopsia viene analizzato al microscopio per confermare una diagnosi.

I sintomi e gli esami diagnostici permettono al medico di stabilire l’esatta natura del disturbo. La colite ulcerosa non va infatti confusa con la più comune sindrome del colon irritabile. In quest’ultimo caso le alterazioni producono sintomi analoghi, come dolore e crampi addominali, gonfiore e cambiamenti nelle funzioni intestinali, quali diarrea e stitichezza, mal di stomaco. I sintomi all’apparato digerente cambiano nel tempo: possono esserci periodi con episodi molto intensi, come altri in cui i sintomi si attenuano o spariscono del tutto.

Terapie

Sebbene in medicina non esista al momento una cura per la colite ulcerosa, le terapie riescono a ridurne significativamente i sintomi e possono anche portare alla remissione. Il trattamento può avvenire con terapie mediche, intervento chirurgico, integrazione alimentare o una combinazione di queste metodiche.

Oggi per trattare le MICI si ricorre a diverse classi di farmaci: antidiarroici, aminosalicilati, antibiotici, terapia biologica, immunomodulatori e corticosteroidi. Un farmaco cui si ricorre è, per esempio, la mesalazina, antinfiammatorio non steroideo (FANS). È utile sia nel trattamento delle fasi attive della patologia sia nella prevenzione delle sue recidive.

Nel caso la malattia inizi con un attacco acuto, occorre il ricovero in ospedale. Gli specialisti sottopongono il malato in fase acuta a un trattamento intensivo, con alte dosi di cortisone, per circa 7-10 giorni. Vengono somministrati anche liquidi, plasma ed elettroliti, nonché sostanze ad alto contenuto calorico. In oltre la metà dei casi la risposta ottenuta è molto buona. Se gli attacchi sono lievi o moderati, in genere si ricorre a un trattamento locale, cioè l'uso di farmaci somministrati per via rettale.

In alcuni casi lo specialista può decidere di optare per l'intervento chirurgico, che può essere effettuato come terapia alternativa in caso di fallimento della terapia medica, nelle forme gravi, oppure come scelta terapeutica nel caso di impoverimento della qualità di vita o scarsa risposta alle cure. Grazie ai perfezionamenti della tecnica chirurgica, questo intervento deve essere considerato come un valido strumento terapeutico. Spetta allo specialista stabilire le situazioni in cui sia necessario ricorrere a un’operazione.

Infine, dal momento che lo stress può essere responsabile del peggioramento dei sintomi della malattia, per combatterlo vengono consigliate soluzioni semplici come l’esercizio fisico, anche leggero: si allevia in tal modo la depressione e si favoriscono le funzioni intestinali.

Utile anche la tecnica di biofeedback, da eseguire con l'aiuto di un esperto, per ridurre lo stress e le tensioni muscolari. Allo stesso scopo si possono eseguire esercizi di respirazione praticando discipline come per esempio lo yoga.

Alessandra Margreth
Alessandra Margreth
Nata e cresciuta a Milano, da sempre amante della scrittura, si è laureata in Lettere all’Università Cattolica. Inizia l’attività giornalistica nella redazione di Alba, settimanale femminile della Compagnia di San Paolo, dove ha ricoperto i ruoli di redattore e caposervizio. Dopo esperienze in altre testate a larga diffusione, si trova quasi per caso a collaborare con il settore della salute, si appassiona e decide di proseguire la sua professione in questo campo. Dal 2000 collabora con Repubblica Salute, cartaceo e online. Sempre nel campo della salute ha scritto anche per diverse testate di vari editori. Dato che la divulgazione ha molte facce, ha lavorato anche come autore televisivo e ora alle collaborazioni affianca attività di consulenza nella comunicazione aziendale nel settore. Ama molto il mare, quando può fa lunghe passeggiate in mezzo alla natura. Non ha figli ma dispone di cinque nipoti. Ha letto un po’ di tutto, ora in vacanza sceglie gialli d’autore. Tra le sue mete preferite la Grecia e la Sicilia.  

Articoli correlati

Pubblicità

Gli articoli più letti

I servizi per te
Farmaci a domicilio
Prenota una visita