La sindrome di Turner: quali sono i sintomi?

Si tratta di una malattia genetica rara causata da un’anomalia nella coppia di cromosomi X.

La sindrome di Turner è una malattia genetica rara che colpisce solo le persone di sesso femminile, legata all’assenza totale o parziale del cromosoma X.

Il nome si deve a Henry Turner, che nel 1938 per primo ne ha osservato le caratteristiche, mentre solo anni dopo, nel 1964, è stata individuata l’origine della patologia.

La malattia interessa una su 2.500 nate sane, ma si stima che il 99 per cento dei feti colpiti da questa anomalia non sopravvivano e non arrivino alla nascita. La sindrome di Turner appartiene alla categoria delle malattie rare, definite tali se colpiscono (secondo la soglia fissata dall’Unione Europea) non più di cinque casi ogni 10.000 persone.

Cause della malattia

La sindrome di Turner è dovuta a un’anomalia cromosomica: le persone che ne sono colpite presentano di solito un solo cromosoma X, condizione che prende il nome di monosomia. In altri casi sono presenti entrambi i cromosomi X, ma uno dei due presenta alterazioni strutturali.

Poiché i cromosomi sessuali indicano il sesso di una persona e le caratteristiche che ne conseguono, le donne affette da questa sindrome presentano delle anomalie prima di tutto a livello dell'apparato riproduttivo, oltre che caratteristiche somatiche distintive e una predisposizione allo sviluppo di altre patologie tra le quali diabete, celiachia, osteoporosi.

La totale o parziale assenza del cromosoma X è probabilmente dovuta a un errore durante il processo di mitosi, ovvero di divisione, dell'ovulo fecondato. Il momento in cui si verifica questo errore di divisione determina il genotipo delle donne affette dalla sindrome di Turner:

  • se l'errore avviene in fase precoce tutte le cellule possiedono 45 cromosomi e un solo cromosoma X. In questo caso si parla di monosomia X, che interessa circa il 60 per cento dei casi.
  • se l'errore si verifica in una fase successiva, cioè quando l'ovulo fecondato ha già iniziato la propria divisione cellulare, solo una parte delle cellule del corpo conterrà solo un cromosoma X, mentre la parte restante ne avrà due. Questa particolare condizione viene definita mosaicismo genetico.

In altri casi possono essere presenti alterazioni strutturali del cromosoma X, come per esempio:

  • la delezione di alcuni tratti del cromosoma
  • il cosiddetto cromosoma “ad anello”, che si verifica quando il cromosoma si chiude su sé stesso perdendo, nel punto di congiungimento dei due estremi, del materiale genetico.
  • l’isocromosoma, che si verifica quando il cromosoma X risulta formato da due bracci identici (lunghi o corti).

E infine il caso in cui nel cariotipo sia presente il cromosoma Y, per intero o solo in piccole parti che possono essere libere o attaccate ad altri cromosomi, a seguito di un processo di traslocazione.

Quadro clinico

Il quadro clinico delle persone affette dalla sindrome di Turner può essere molto eterogeneo, in relazione alla mancanza di un numero variabile di geni presenti nel cromosoma X, pertanto non è possibile definirlo in modo univoco.

Le manifestazioni possono comprendere sia quella tipiche della sindrome di Turner, sia situazioni nelle quali le anomalie fisiche sono sfumate, se non assenti. Sembra che sia in particolare la perdita del braccio corto del cromosoma X ad avere un ruolo nella determinazione del fenotipo della sindrome.

Sebbene alcune caratteristiche fisiche possano far sospettare la presenza della malattia, la diagnosi certa avviene solo attraverso la determinazione della mappa cromosomica, o cariotipo. Oltre che per mezzo di un prelievo di sangue nelle bambine, il test può essere effettuato su un campione di liquido amniotico in occasione dell'amniocentesi.

Se non avviene durante la gravidanza, in alcuni casi si può giungere alla diagnosi solo intorno ai dieci anni e più raramente in età adulta, quando è difficile correggere il difetto della crescita.

Sintomi della sindrome di Turner

I sintomi e i segni della sindrome di Turner riguardano:

  • il viso
  • lo scheletro
  • l’apparato cardiocircolatorio e urinario
  • il ritmo di crescita
  • lo sviluppo puberale e l’apparato riproduttivo.

I sintomi inoltre si differenziano a seconda dell'età in cui compaiono: prima infanzia, adolescenza o età adulta.

Tutte le persone affette dalla malattia presentano comunque immaturità sessuale con amenorrea, caratteri sessuali poco definiti e apparato genitale che mantiene l’aspetto dell’età infantile.

Una caratteristica distintiva della sindrome di Turner è la bassa statura: le bambine con questa malattia sono fin dai primi anni molto più basse delle loro coetanee. Intorno ai tre anni di vita si verifica il primo rallentamento della crescita, con un posizionamento al di sotto del 3° centile. Questo divario rimane stabile fino alla pubertà, quando, per la mancata produzione di estrogeni dovuta a insufficienza ovarica, non si verificano né il normale sviluppo puberale con la comparsa delle mestruazioni né l’aumento della statura, che nella maggior parte delle ragazze resta inferiore ai 150 centimetri.

Nei primi anni di vita una delle manifestazioni tipiche è il linfedema, che si manifesta con il gonfiore di mani e piedi dovuto al ristagno di liquidi. Quando il linfedema interessa il collo si parla di igroma cistico.

Segni a carico del viso

La sindrome di Turner comporta varie manifestazioni a carico della testa e del volto. Sono molto frequenti le anomalie della forma delle orecchie, spesso associate a malformazione delle tube di Eustachio, che facilitano il ristagno di muco e quindi l’insorgenza di otiti, la cui incidenza è molto superiore a quella della popolazione pediatrica sana. Le infezioni ricorrenti possono arrivare a pregiudicare la capacità uditiva, con possibili ripercussioni sull’apprendimento verbale.

Spesso le bambine colpite dalla malattia hanno il palato alto e arcuato, la mandibola di dimensioni ridotte e la bocca “a pesce”. Il collo è corto e presenta delle pieghe tipiche dovute alla lassità dei tessuti, situazione denominata pterigio.
Abbassamento delle palpebre, fino a coprire un terzo del diametro della pupilla, e bassa attaccatura dei capelli sulla nuca sono altri segni tipici della malattia.

Segni a carico dello scheletro

Per quanto riguarda le anomalie scheletriche, nei neonati è più frequente la displasia congenita dell'anca e nella fascia degli adolescenti la scoliosi, che interessa il 10 per cento dei casi.

Le bambine colpite dalla sindrome di Turner inoltre presentano una conformazione toracica che prende il nome di “torace scudo”, cosiddetto perché ampio, con sterno piatto e sporgente e con una distanza tra i capezzoli superiore alla norma.

Altro segno tipico è il cosiddetto cubito valgo, una deformità del gomito caratterizzata dal fatto che l’asse del braccio forma con quello dell’avambraccio un angolo aperto all’esterno superiore ai 15°. Si possono verificare inoltre l’accorciamento del quarto osso di metacarpo e metatarso, e lo scarso sviluppo delle unghie, che inoltre appaiono convesse.

Altre manifestazioni

Possono essere riscontrate manifestazioni a carico dell’apparato cardiocircolatorio, con ipertensione arteriosa e difetti del cuore, tra cui malformazioni della valvola aortica, come l’aorta bicuspide.

È possibile anche la coartazione aortica, che consiste in un restringimento localizzato (stenosi) della vena con conseguente ipertensione degli arti superiori, ipertrofia ventricolare sinistra e diminuzione dell’afflusso di sangue agli organi addominali e agli arti inferiori.

I sintomi della coartazione aortica variano in base alla sua gravità e comprendono cefalea, dolore toracico, sensazione di freddo alle estremità e spossatezza, fino a insufficienza cardiaca fulminante. Questa condizione viene trattata chirurgicamente asportando la parte interessata dal restringimento o per mezzo di una angioplastica e l’installazione di uno stent.

Lo sviluppo delle ovaie avviene regolarmente fino al quarto mese di gestazione; in seguito il processo subisce una involuzione e il tessuto delle gonadi viene sostituito da tessuto connettivo.

La pubertà e lo sviluppo puberale avvengono spontaneamente in meno della metà dei casi e solo raramente, nel 5-10 per cento dei casi, la funzione ovarica residua è sufficiente a determinare un menarca spontaneo.

Sebbene siano stati registrati rarissimi casi di gravidanze naturali, la sindrome di Turner deve essere considerata come una condizione di infertilità permanente. Le possibilità di una gravidanza tuttavia oggi sono aumentate grazie alla criopreservazione degli ovociti e alle tecniche di procreazione assistita.

Altre conseguenze della malattia

Per quanto riguarda il sistema urinario sono possibili malformazioni a carico dei reni, con la cosiddetta forma “a ferro di cavallo”.

Le persone affette dalla sindrome di Turner sono inoltre a maggior rischio di sviluppare altre malattie come la celiachia, il diabete, le disfunzioni della tiroide e l’osteoporosi. Quest’ultima è causata dalla carenza di estrogeni protratta nel tempo. In alcuni casi è possibile riscontrare strabismo e difetti della vista, come miopia.

Disabilità intellettiva e ritardo mentale non fanno parte del quadro clinico determinato della sindrome di Turner. Tuttavia alcune ragazze presentano disturbi dell'apprendimento, deficit di attenzione e iperattività anche se dal punto di vista del linguaggio non mostrano prestazioni inferiori alla media.

Cure e terapie

Per questa malattia non esistono cure, ma solo delle terapie di supporto mirate a contrastare alcune manifestazioni e a migliorare, se possibile, la qualità della vita.

In genere le ragazze, entro i 13 anni, vengono sottoposte a cicli di trattamento a base di ormone della crescita GH e di ormoni sessuali, per indurre lo sviluppo puberale. Con la somministrazione di progesterone viene inoltre indotto il ciclo mestruale.

In generale le donne con sindrome di Turner, per il rischio di complicanze alle quali sono esposte, dovrebbero sottoporsi nel corso delle propria vita a controlli medici regolari, in particolare per monitorare la salute cardiovascolare e la funzionalità epatica, renale e tiroidea.

Stefania Cifani
Stefania Cifani
Nata e cresciuta a Milano, approda alla comunicazione dopo alcuni anni nella ricerca clinica e farmaceutica. Prima all’Istituto Mario Negri, presso il Dipartimento di oncologia dove si occupa soprattutto dell’aspetto della valutazione della qualità di vita negli studi clinici, in seguito presso una società di ricerche di mercato specializzata nel settore farmaceutico e ospedaliero. Nel frattempo matura l’interesse per il giornalismo e la divulgazione per cui al termine di questa esperienza, dovuta alla chiusura della società, frequenta il Master in comunicazione e salute nei media contemporanei presso la facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano. Inizia quindi a collaborare con riviste di settore, dirette a farmacisti, e in seguito con altre testate cartacee e online rivolte sia a professionisti sia al pubblico, scrivendo articoli di medicina e salute. Giornalista pubblicista dal 2013, oggi si divide tra lavoro e famiglia, alle prese con una figlia adolescente. Quando resta un po’ di tempo ama ballare e cucinare.

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