Psoriasi: quali sono i sintomi

La psoriasi è ancora poco conosciuta, ma molto spesso invalidante a causa dei sintomi fisici e delle sue conseguenze a livello psicologico.

Anche se in alcuni casi somiglia a una semplice dermatite, la psoriasi è una malattia infiammatoria sistemica cronica. Non si tratta di una malattia rara, infatti colpisce circa il 3% della popolazione e si stima che nel mondo interessi oltre 125 milioni di persone. Un dato probabilmente sottostimato, dal momento che esiste, secondo i clinici, una quota non indifferente di casi non riconosciuti o non diagnosticati.

La psoriasi interessa uomini e donne in ugual misura e può esordire a qualsiasi età, anche nell’infanzia, ma la sua comparsa avviene più frequentemente tra i 15 e i 35 anni.

Contrariamente a quanto molte persone credono, la psoriasi non è una patologia infettiva né contagiosa. La convinzione che lo sia, frutto di una scarsa conoscenza, è invece piuttosto radicata e porta all’emarginazione delle persone che ne sono affette.

Cause e fattori scatenanti

Le cause precise della psoriasi non sono state ancora oggi identificate; si tratta di un problema che dipende da numerosi fattori, oltre che da una predisposizione genetica.

Di certo si sa che la malattia è associata a un’alterazione del sistema immunitario, che coinvolge in particolare i linfociti T, i quali causano l’infiammazione della pelle e inducono la crescita di cellule cutanee a un ritmo più alto del normale.

Da ricerche recenti è stato scoperto che l’interleuchina 17A (IL-17A) ha un ruolo chiave nell’insorgenza della psoriasi e che nella pelle che ne è colpita è presente in concentrazioni più elevate che nella cute sana. Questa scoperta sta portando alla produzione di farmaci diretti contro questo bersaglio.

La malattia ha un andamento discontinuo e recidivante, con fasi di regressione dei sintomi che possono durare anche a lungo, alternate ad altre di ripresa e progressione.

Alcuni fattori possono provocare un peggioramento della malattia: tra questi lo stress, considerato un fattore scatenante, le infezioni, i traumi della pelle come punture e scottature, il fumo, l’obesità, i cambiamenti ormonali o climatici.
Traumi come un incidente stradale, una frattura ossea o un intervento chirurgico particolarmente debilitante possono favorire l’esordio della psoriasi. Anche la secchezza della pelle è considerata un fattore predisponente e l’uso di farmaci come il litio, i betabloccanti, gli ACE inibitori è associato all’insorgenza di psoriasi.

Le diverse tipologie di psoriasi

Esistono diverse forme di psoriasi, la più comune delle quali è la psoriasi a placche, che riguarda oltre l’80% dei pazienti. Questa si presenta con lesioni cutanee spesse e diffuse che provocano prurito, desquamazione, bruciore e dolore, a volte con perdita di sangue.

La psoriasi guttata, dal termine latino gutta che significa goccia, riguarda il 10% dei casi e si presenta con delle piccole macchioline rosse tondeggianti, del diametro di due centimetri, localizzate soprattutto sulla parte superiore del corpo e sulle braccia, raramente sul viso. L’eruzione cutanea ricorda quella di una malattia esantematica. Colpisce anche bambini e adolescenti, non di rado a seguito di infezioni da streptococco.

Molto meno comuni sono le altre forme, ciascuna delle quali interessa circa il 3% dei pazienti. La psoriasi eritrodermica causa macchie più grandi dall’aspetto eritematoso e molto fastidiose, associate a prurito intenso e sensazione di bruciore. Spesso questa forma si sviluppa in pazienti che interrompono improvvisamente un trattamento orale per la psoriasi a placche. È una forma grave che espone la persona a una difficoltà di termoregolazione, poiché la pelle perde la propria funzione di barriera.

La forma pustolosa colpisce più spesso i palmi di mani e piedi, con la comparsa di pustole contenenti pus, talvolta dolorose e invalidanti.

La psoriasi inversa, infine, colpisce le zone di contatto, come i cavi ascellari, l’inguine o la zona tra i glutei. Qui la desquamazione è assente, mentre la cute appare infiammata e arrossata, ma liscia e asciutta.

Sintomi della psoriasi

Le manifestazioni cutanee della psoriasi interessano più spesso i gomiti, le ginocchia, il cuoio capelluto, la parte bassa della schiena. Possono però comparire in qualsiasi zona del corpo, così come sulle unghie e sulle mucose della bocca o della zona genitale. In alcuni casi la psoriasi del cuoio capelluto può causare la perdita di capelli.

La psoriasi a placche causa chiazze rosse in rilievo, ricoperte da uno strato bianco/argenteo di cellule cutanee morte.

La psoriasi non è semplicemente un problema estetico, ma una malattia che causa numerosi disturbi e che può compromettere molti aspetti della vita quotidiana delle persone: quello relazionale, affettivo, sociale, lavorativo. Chi soffre di psoriasi inoltre è più soggetto ad ansia e depressione, può essere portato a isolarsi socialmente per la difficoltà di essere accettato e vede ridotta la propria capacità lavorativa.

La malattia può provocare stress, rabbia, frustrazione, sensazione di imbarazzo e malessere fisico; anche quando si presenta in forma lieve produce effetti negativi sulla vita quotidiana. La sindrome psoriasica può anche influenzare la salute generale, aumentando il rischio di sviluppare altre malattie come il diabete e le patologie cardiache.

Circa il 30% dei pazienti, inoltre, sviluppa nel tempo l’artrite psoriasica e/o la spondilite anchilosante. Si tratta di due forme reumatiche gravemente progressive che, se non trattate tempestivamente, danneggiano le articolazioni e la colonna vertebrale, causando deformità e invalidità.

Diagnosi

La diagnosi di psoriasi richiede il consulto di un dermatologo e avviene con un attento esame della pelle.

La diagnosi non è sempre immediata perché la psoriasi assomiglia ad altre patologie dermatologiche; nei casi dubbi il medico può ricorrere a una biopsia, utile anche per determinare con precisione il tipo di psoriasi, prelevando un campione di cute da una lesione. Non è possibile invece diagnosticare la psoriasi attraverso gli esami del sangue.

La severità con cui la malattia si manifesta varia notevolmente da persona a persona. La psoriasi viene classificata in base al grado di coinvolgimento della superficie corporea e all’impatto sulla qualità della vita.

La classificazione del livello di gravità prevede tre stadi: lieve, moderata e grave. Si parla di psoriasi moderata-grave quando la malattia interessa più del 10% della superfice corporea o quando sono coinvolte zone esposte come viso, mani e piedi. Fortunatamente solo il 10% circa dei pazienti presenta uno stadio grave, che può essere difficile da curare, mentre il 65% ha una forma lieve. Va detto che le forme gravi sono in genere tali fin dall’esordio, mentre è meno frequente un peggioramento da forme lievi a molto diffuse.

Terapie

La psoriasi non si può guarire, ma curare con terapie diverse a seconda della forma e del livello di gravità.

I trattamenti topici prevedono l’applicazione di creme e lozioni emollienti e idratanti a base di cortisonici, da non usare per periodi prolungati e su vaste aree del corpo, o retinoidi.

Un’altra possibilità terapeutica è rappresentata dalla fototerapia: raggi UVB o UVA, a volte in associazione a farmaci, vengono somministrati attraverso specifici dispositivi in ambiente ospedaliero o ambulatoriale.

I casi più gravi vengono trattati con farmaci immunosoppressori come il metotrexate o la ciclosporina. Negli ultimi anni per i pazienti con psoriasi moderata-grave vengono impiegati gli anticorpi monoclonali, farmaci che hanno dimostrato di essere in grado di “ripulire” completamente la pelle dalle lesioni.

Quale che sia, la cura prescritta dovrebbe essere seguita scrupolosamente senza sospenderla di propria iniziativa o cambiare le dosi, come avviene invece molto frequentemente.

Anche le forme lievi dovrebbero essere affrontate da subito, mentre è sconsigliato attendere e lasciare che la malattia “sfoghi”. La persona affetta da psoriasi non dovrebbe mai perdere il contatto con il proprio medico: anche nelle fasi di miglioramento è importante monitorare la malattia.

Per quanto il sole sia benefico per la psoriasi, infine, è necessario esporsi con cautela; le scottature possono peggiorare le lesioni.

Psoriasi e alimentazione

Non esistono sistemi di prevenzione della psoriasi, ma lo stile di vita ha comunque un peso sull’evoluzione della patologia. Benché non sia stato dimostrato un ruolo causale dell’alimentazione, è certo che alcuni alimenti possono provocare peggioramenti significativi del quadro clinico. Il consumo regolare di alcol e superalcolici, per esempio, è collegato a un aumento dell’estensione della malattia e delle squame e di sintomi come prurito e bruciore.

Tutti gli alimenti con attività pro-infiammatoria sarebbero quindi da limitare, se non da evitare: salumi e carni rosse, uova, latte e derivati, fritture, formaggi stagionati, sale, zucchero, caffè e cioccolato.

Psoriasi e indumenti

Nei casi di lesioni estese a vaste aree del corpo, il contatto con alcuni tessuti può aggravare i sintomi della psoriasi, primo fra tutti il prurito.

L’abbigliamento più adatto deve essere prodotto con fibre naturali (traspiranti, che impediscono il surriscaldamento della pelle), deve essere preferibilmente di colore chiaro e non deve aderire alla pelle.

Evitare invece il contatto diretto con la lana, che per la struttura della fibra (vista al miscroscopio appare composta da fittissime “lame”) causa sfregamento e irrita le lesioni.
Tutti i tessuti sintetici (poliestere, elastan, polipropilene, poliammide) dovrebbero essere evitati perché riducono la traspirazione; l’umidità che si forma aumenta infatti il prurito.

Esistono anche tessuti “intelligenti”. Si tratta di materiali composti da una fluoro-fibra sintetica: sono impermeabili, sempre freschi, scivolosi, non assorbono creme e unguenti e lasciano traspirare la pelle.

Stefania Cifani
Stefania Cifani
Nata e cresciuta a Milano, approda alla comunicazione dopo alcuni anni nella ricerca clinica e farmaceutica. Prima all’Istituto Mario Negri, presso il Dipartimento di oncologia dove si occupa soprattutto dell’aspetto della valutazione della qualità di vita negli studi clinici, in seguito presso una società di ricerche di mercato specializzata nel settore farmaceutico e ospedaliero. Nel frattempo matura l’interesse per il giornalismo e la divulgazione per cui al termine di questa esperienza, dovuta alla chiusura della società, frequenta il Master in comunicazione e salute nei media contemporanei presso la facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano. Inizia quindi a collaborare con riviste di settore, dirette a farmacisti, e in seguito con altre testate cartacee e online rivolte sia a professionisti sia al pubblico, scrivendo articoli di medicina e salute. Giornalista pubblicista dal 2013, oggi si divide tra lavoro e famiglia, alle prese con una figlia adolescente. Quando resta un po’ di tempo ama ballare e cucinare.

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