Fibromialgia, sintomi, cure e rimedi

La fibromialgia, una delle malattie reumatiche più diffuse (si stima che sia seconda soltanto all’artrosi), provoca dolore localizzato soprattutto ai muscoli e alle strutture connettivali fibrose (tendini e legamenti). 

È un problema cronico, con sintomi dall’intensità variabile, ma non è un disturbo degenerativo, non danneggia i tessuti e non fa da innesco per altre patologie. Tuttavia, il dolore permanente e altri sintomi legati all’affaticamento e ai disturbi del sonno possono incidere pesantemente sulla qualità della vita sociale e professionale e sulle attività quotidiane. Questo si traduce in un’inabilità fisica che alla fine peggiora i sintomi della sindrome fibromialgica e può favorire la comparsa di ansia e stati depressivi.

Anche se non esiste una cura per la fibromialgia, in quanto la causa della patologia è ancora sconosciuta, si possono controllare e attenuare i sintomi attraverso l’assunzione di alcuni farmaci, l’attività fisica e le tecniche di rilassamento. 

Segni e sintomi della fibromialgia

Il dolore cronico e diffuso è il principale sintomo della fibromialgia. Molto spesso è più intenso al mattino e localizzato nei gruppi muscolari che vengono utilizzati in modo ripetitivo e può manifestarsi in modi diversi, come una sensazione di bruciore, ma anche un crampo o una fitta lancinante. Alcune variabili, come lo stress, la variazione delle condizioni meteo, l’attività svolta, le fluttuazioni ormonali (ciclo mestruale e menopausa) e molto altro, possono contribuire ad aumentare o diminuire i sintomi.

Spesso quando la sindrome fibromialgica è agli esordi colpisce prima alcune zone, come il collo, le spalle e la parte superiore o la parte inferiore della schiena, o comunque aree intorno alle articolazioni. Con il passare del tempo e il progredire della malattia, il dolore si diffonde di frequente a tutta la muscolatura.

L’astenia, ovvero lo stato di affaticamento, è un altro sintomo importante. Mancanza di energia, stanchezza fisica, affaticamento mentale, difficoltà di concentrazione, vuoti di memoria possono essere così intensi da impedire il lavoro, lo studio e attività quotidiane anche semplici e ordinarie. Questa sensazione di confusione mentale viene definita con il termine inglese fibro fog, cioè annebbiamento da fibromialgia, o brain fog, ovvero nebbia cerebrale.

Frequenti in chi soffre di sindrome fibromialgica sono anche i disturbi del sonno. In particolare è comune la continua interruzione del sonno profondo con episodi di attività cerebrale simili al risveglio, ma possono verificarsi di frequente anche apnee notturne e la sindrome delle gambe senza riposo, che causa contrazioni notturne dei muscoli e movimenti involontari.

In altre parole, spesso il sonno non è ristoratore e ci si alza con la sensazione di non aver dormito abbastanza, già stanchi e senza energia per affrontare la giornata.

Inoltre, anche alcuni disturbi del sistema nervoso centrale possono essere un sintomo della fibromialgia, come per esempio intorpidimento e sensazioni di formicolio (parestesie), vertigini e disturbi della coordinazione (atassie), disturbi cognitivi o della memoria, disturbi del tono dell’umore, ansia e depressione.

Altri sintomi comuni sono le mestruazioni dolorose (dismenorrea), stipsi, diarrea, dolori addominali, nausea.

Cause e fattori di rischio della fibromialgia

Le cause della fibromialgia non sono ancora chiare, ma alcuni eventi potrebbero scatenarne l’insorgenza in soggetti con una predisposizione genetica, come un’infezione (virale o batterica), un trauma, un intervento chirurgico o lo sviluppo di un altro disturbo (come l'artrite reumatoide, il lupus o l’ipotiroidismo). In altri casi, invece, i sintomi si accumulano gradualmente nel tempo senza poter trovare, almeno in apparenza, un singolo evento scatenante.

Molti esperti ritengono che la fibromialgia amplifichi le sensazioni dolorose influenzando il modo in cui il cervello elabora i segnali del dolore. La causa andrebbe ricercata in un’alterazione dei geni che regolano:

  • alcuni neurotrasmettitori, in particolare serotonina, noradrenalina e la sostanza P (legata alla percezione del dolore)
  • la funzione del sistema immunitario
  • la fisiologia del sonno
  • il controllo ormonale.

Tra i fattori di rischio ci sono il genere (la fibromialgia è molto più frequente nelle donne che negli uomini), la presenza in famiglia di persone con sindrome fibromialgica e alcune malattie come osteoartrite, artrite reumatoide o il lupus.

Vi sono poi altre patologie che spesso si riscontrano nei pazienti con fibromialgia e che appaiono correlate a questo disturbo, come la sindrome dell’intestino irritabile, le cefalee croniche e la sindrome da fatica cronica. 

Una diagnosi difficile

La fibromialgia è una patologia difficile da diagnosticare, in quanto i suoi sintomi non sono specifici, ma sono sovrapponibili a quelli di molti disturbi, e non esistono esami specifici che consentano di individuarne la presenza.

Molto spesso si arriva a una diagnosi per esclusione, cioè dopo aver effettuato accertamenti per escludere altre patologie, come l’artrite reumatoide, la polimialgia reumatica, le spondiloartriti, le miopatie, la miastenia gravis, la sclerosi multipla, la polimiosite.

Per arrivare alla diagnosi il reumatologo raccoglie la storia clinica del paziente e delle patologie familiari, ascolta i sintomi riferiti e visita il paziente per un esame obiettivo. In particolare, effettua il controllo manuale dei 18 tender point, cioè punti specifici del corpo che quando vengono sottoposti alla digitopressione causano dolore. I tender point sono disposti a coppie in modo simmetrico in 9 zone: alla base del cranio, alla base del collo, tra clavicola e spina dorsale, sul torace, sull’avambraccio, sulla parte superiore dell’anca, sulla parte alta dei glutei e sul ginocchio.

Sintomi cronici da almeno tre mesi, dolore diffuso e una reazione dolorosa in almeno 11 dei 18 tender point sono i più diffusi criteri diagnostici della fibromialgia.

Come si cura la fibromialgia

Non esiste una cura risolutiva, ma ci sono diverse opzioni terapeutiche, di tipo sia farmacologico sia riabilitativo, che possono essere associate e che danno ottimi risultati per attenuare i sintomi e migliorare la qualità della vita.

Vengono solitamente prescritti medicinali per favorire la qualità del sonno e per ridurre il dolore. I farmaci che aumentano il livello di serotonina e noradrenalina nell’organismo sono gli antidepressivi triciclici e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, impiegati a basso dosaggio nella terapia della fibromialgia. Serotonina e noradrenalina sono, infatti, i neurotrasmettitori che modulano il sonno, il dolore e molte funzioni del sistema immunitario.  

A questi farmaci vengono spesso associati miorilassanti per ridurre la tensione e la rigidità muscolare.

Possono essere impiegati anche alcuni farmaci nati per combattere le convulsioni dell’epilessia, che si sono rivelati efficaci anche nel ridurre i sintomi dolorosi della fibromialgia.

Infine, in alcuni casi di dolore lieve si sono dimostrati utili i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), mentre un analgesico oppioide ad azione centrale che modifica i livelli di serotonina e noradrenalina è prescritto talvolta nei casi di dolore moderato e severo. 

Terapie non farmacologiche della fibromialgia

Un programma di stretching ed esercizio fisico aerobico per mantenere il tono muscolare, sciogliere le rigidità e favorire il rilassamento è parte integrante, in associazione con i farmaci, del trattamento della fibromialgia.

Anche se sono stati ormai dimostrati gli effetti terapeutici di una regolare routine di esercizio fisico, è difficile seguirla per chi soffre di fibromialgia a causa del dolore e della fatica causati dagli sforzi. Anche per questo motivo è buona cosa che il programma sia messo a punto da un fisioterapista che valuti le condizioni fisiche e tenga conto dell’intensità del dolore. 

In generale si può dire che 20 minuti di attività fisica, 3 volte a settimana, al 70% della frequenza cardiaca massima (che si calcola indicativamente sottraendo a 220 l'età del paziente), unita a stretching dolce prima e dopo l’attività sono sufficienti per un allenamento ottimale. Le attività consigliate sono quelle a bassissimo impatto, come la camminata, il nuoto, l’acquagym e la bicicletta. Sono invece sconsigliate attività come la corsa, la pallacanestro, il calcio e via dicendo. 

Imparare a gestire la malattia

Convivere con la fibromialgia, all’inizio, può essere molto frustrante e imparare a gestire i sintomi è importante per vedere rapidamente un miglioramento. Ecco qualche consiglio per la vita quotidiana.

  • Chi soffre di fibromialgia diventa presto consapevole di quali siano i movimenti e le condizioni che peggiorano dolore e rigidità. Un ottimo aiuto può essere tenere una sorta di diario dove annotare le proprie osservazioni. Generalmente il dolore insorge più facilmente quando si fanno gesti ripetitivi o si mantiene in modo prolungato una posizione. Può essere utile, per esempio, utilizzare un timer che, suonando ogni 20 minuti, ricordi di interrompere l’attività che si sta svolgendo e di cambiare posizione per qualche minuto prima di proseguire.
  • Ridurre lo stress è un altro punto fondamentale per imparare a gestire la patologia. Più facile a dirsi che a farsi, è vero, ma possono aiutare le tecniche di rilassamento o esercizi di respirazione profonda. E se possibile, è bene ritagliarsi nella giornata il tempo per rilassarsi.
  • Anche se non esistono ancora certezze scientifiche sul rapporto tra alimentazione e fibromialgia, per molti pazienti seguire un’alimentazione sana ed evitare alcuni alimenti migliora i sintomi della fibromialgia. Inoltre, tenere un diario alimentare può aiutare a individuare eventuali cibi “cattivi” e a verificare i miglioramenti portati da una dieta sana ed equilibrata.
  • La qualità del sonno gioca un ruolo importantissimo nel controllo della stanchezza. È importante stabilire una routine il più possibile regolare, andando a letto e alzandosi sempre alla stessa ora, evitando l’esercizio fisico alla sera ed eliminando il consumo di eccitanti (caffè, tè, bevande energetiche ecc.) nelle ore che precedono il sonno.

Raffaella Tavan
Raffaella Tavan
Vive un po’ sui colli piacentini e un po’ a Milano. Quando è in campagna soffre la mancanza della vitalità della vita cittadina, quando è in città rimpiange la quiete della campagna. Giornalista, scrive da sempre di scienza, salute e benessere. È direttore editoriale di una casa editrice che si occupa di comunicazione tecnico scientifica per medici e farmacisti. Sposata e zia felice di tanti nipoti, ama i gatti, il mare, la chick lit e i noir, le serie TV horror e lo sport outdoor.

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