Prurito acquagenico: quando l’acqua è nemica

Soltanto una persona che non si è mai dovuta confrontare con una qualche forma di prurito persistente o ricorrente può pensare che si tratti di un disturbo banale. Chi lo ha sperimentato almeno una volta, sa bene che il fastidio che può causare a livello fisico e psicologico è notevolissimo, sia quando è intenso e localizzato in un'area del corpo circoscritta, come le mani, le braccia, i piedi o la testa, sia quando è più modesto, ma esteso su un'ampia superficie cutanea, come l'addome, le gambe o la schiena.

Oltre a creare un significativo disagio, il continuo stimolo a grattarsi rappresenta una fonte di stress notevole, che impedisce di rilassarsi e di concentrarsi sulle attività che si stanno svolgendo, rendendo nervosi, irritabili, di cattivo umore. Inoltre, quando si manifesta o si intensifica di sera o di notte, può ostacolare l'addormentamento o causare ripetuti risvegli, aggiungendo al fastidio di base anche gli effetti sfavorevoli del riposo insufficiente, vale a dire stanchezza fisica e mentale, riduzione delle prestazioni intellettive, ulteriore nervosismo e malessere generale.

A prescindere dalla sua origine, la riduzione della qualità di vita che deriva dalla presenza di prurito per periodi prolungati è del tutto paragonabile a quella determinata dal dolore cronico, con l'aggravante che i rimedi per alleviare il prurito non sempre riescono a essere efficaci come quelli analgesici. Inoltre, spesso, c'è meno comprensione ed empatia nei confronti di chi soffre di questo fastidio, soprattutto quando la causa non è chiara oppure è considerata “stravagante”, al punto da chiedersi se si tratti di una sensazione reale o soltanto immaginata, come nel caso del prurito acquagenico. Vediamo di che cosa si tratta.

Prurito acquagenico: che cos'è

Il prurito acquagenico è una forma di prurito molto rara indotta dal semplice contatto della pelle con l'acqua. Si manifesta tipicamente dopo il bagno o la doccia e può interessare varie parti del corpo, a prescindere dai prodotti detergenti utilizzati e dalle modalità di lavaggio, come conseguenza di una sorta di intolleranza all'acqua da parte della cute. 

Qualunque tipo di acqua può scatenare il prurito acquagenico: quella potabile che esce dal rubinetto, a prescindere dal grado di durezza (corrispondente alla quantità di sali di calcio e magnesio disciolti), a quella piovana; da quella distillata all'acqua della piscina addizionata di cloro. Perfino il sudore, fisiologicamente prodotto dalla stessa persona durante l'attività fisica o quando si trova in ambienti caldi, può indurre la reazione cutanea che porta all'insorgenza della sensazione pruriginosa

E non fanno alcuna differenza neppure la temperatura dell'acqua o i tempi del contatto: che sia calda o fredda, che il bagno o la doccia durino pochi minuti o siano protratti più a lungo, se si è predisposti a sviluppare prurito acquagenico, il fastidio non mancherà di presentarsi, rendendo l'esperienza del lavaggio o di una nuotata ben poco piacevole e, nei limiti del possibile, preferibilmente da evitare. 

Viceversa, è stato osservato che soluzioni ipertoniche, contenenti una quantità di sali superiore a quella presente nei fluidi e nelle cellule del corpo (come l'acqua di mare e le soluzioni di acqua e bicarbonato), causano meno problemi di prurito acquagenico. 

A soffrire di questo singolare disturbo sono soprattutto le donne, nelle quali esordisce fin dalla giovane età, spesso intorno ai 18 anni, oppure durante la gravidanza. 

Quando il prurito dopo il contatto con l'acqua inizia a manifestarsi tra i 50 e i 70 anni potrebbe, invece, trattarsi di policitemia vera: si tratta di una rara malattia del sangue caratterizzata dall'aumento dei globuli rossi (e talvolta anche dei globuli bianchi e delle piastrine), che deve essere trattata in modo specifico per ridurre il rischio di eventi vascolari acuti (trombosi arteriose e venose), embolia polmonare, emorragie, angina e claudicatio intermittens.

Cause del prurito acquagenico

Le cause del prurito acquagenico non sono ben chiare. Benché sia spesso considerato una sorta di "allergia all'acqua", in realtà quando insorge non si riscontra una tipica reazione allergica con produzione di immunoglobuline E (IgE) specifiche: un fatto, del resto, abbastanza prevedibile dal momento che l'acqua comune non contiene sostanze in grado si sollecitare il sistema immunitario a produrre anticorpi.

La sensazione di prurito, accompagnata da formicolii e bruciore, sembra essere determinata dall'azione dei cosiddetti "peptidi vasoattivi", come per esempio l'acetilcolina, ossia piccoli frammenti proteici prodotti da cellule del sistema immunitario chiamate mastociti

Una volta liberati nei tessuti, i peptidi vasoattivi regolano la sensibilità cutanea, agendo sulle strutture nervose presenti nel derma, con conseguente modulazione della soglia del prurito, del bruciore e dolore. In sostanza, il loro eccessivo rilascio da parte dei mastociti renderebbe le terminazioni nervose periferiche più sensibili e reattive, causando percezioni "esagerate" o distorte a fronte di stimoli minimi (condizione nota come allodinia).

Resta da capire perché in una determinata persona questo meccanismo si attiva soltanto in occasione del contatto della pelle con l'acqua (o con il sudore) e non con altre soluzioni più ricche di sali oppure con sostanze note per indurre allergia, per esempio il lattice, il pelo di animali, metalli sensibilizzanti come il nichel ecc.

Sintomi del prurito acquagenico

Il prurito acquagenico corrisponde a una sensazione cutanea che assomiglia a una pioggia di punture di spilli sulla pelle, talvolta preceduta, accompagnata o seguita da formicolii e altri tipi di parestesie (ossia alterazioni della sensibilità). 

Tutte le parti del corpo possono esserne interessate, anche in modo variabile a seconda dei giorni, ma in genere il fastidio si localizza soprattutto a livello degli arti (braccia e gambe, in particolare tra caviglie e polpacci), mentre è raro che interessi i palmi delle mani, le piante dei piedi o il viso (diversamente da quanto accade per altre forme di prurito associate alla presenza di un'allergia).

Se si tratta di "puro" prurito acquagenico, di norma, non sono presenti altre manifestazioni e la cute appare del tutto integra e priva di segni di qualsiasi tipo, salvo quelli associati a eventuali lesioni da grattamento, che possono trasformare il prurito in intenso bruciore e dolore, danneggiare la superficie cutanea, indurre eritema, cute secca o ispessita, nonché promuovere il rischio di infezioni.

Viceversa, se insieme alla sensazione pruriginosa sono presenti anche pomfi, più o meno arrossati e in rilievo, oppure macchie rossastre-violacee bitorzolute e confluenti (simili a un herpes) si può essere di fronte a una "orticaria acquagenica", corrispondente a una forma più complessa di intolleranza all'acqua, anch'essa caratterizzata da intenso prurito. 

Il prurito acquagenico e l'orticaria acquagenica tendono a causare un maggiore fastidio dopo l'estate, mentre scompare l'abbronzatura, e nei mesi autunnali e sono promossi dal contatto con indumenti in fibre sintetiche, soprattutto se aderenti e poco traspiranti.

Se si sperimenta un prurito di questo tipo o altre parestesie, anche non particolarmente gravi, dopo il semplice contatto con l'acqua o in modo spontaneo, è sempre bene consultare il medico per una verifica della situazione e procedere agli eventuali approfondimenti del caso, con il supporto di uno specialista in dermatologia o di un neurologo. 

Oltre che per confermare la possibile diagnosi di prurito acquagenico e definirne le caratteristiche, il consulto medico è indispensabile per escludere la presenza di altre patologie a carico del sistema immunitario o del sistema nervoso, nonché complicanze del diabete a carico delle terminazioni nervose periferiche (neuropatia diabetica) o altre condizioni neurodegenerative.

Rimedi al prurito acquagenico

Contro il prurito acquagenico, al momento, non esiste una cura risolutiva efficace in tutti i pazienti. Tuttavia, esistono alcuni rimedi e accorgimenti pratici che possono attenuare il fastidio cutaneo, in misura variabile da caso a caso.

Purtroppo, non essendo in gioco una reazione allergica basata principalmente sull'istamina, i farmaci antistaminici riescono a offrire un sollievo limitato. Risposte migliori sono state ottenute con l'applicazione di creme contenenti capsaicina: un principio attivo naturale contenuto nel peperoncino, utilizzato anche per alleviare il dolore neuropatico residuo dopo una riattivazione dell'Herpes Zoster (Fuoco di Sant'Antonio). 

Anche l'esposizione ai raggi UvB (naturali o con lampade solari) può attenuare i sintomi del prurito acquagenico. Per prevenirne l'insorgenza, invece, si può provare a effettuare i lavaggi aggiungendo bicarbonato all'acqua per renderla leggermente ipertonica, come l'acqua di mare. 

Un aspetto chiave da considerare per ridurre la reattività della pelle in tutte le forme di prurito, associate o meno a orticaria o dermatite, è la protezione della barriera cutanea, prima difesa della pelle nei confronti di qualunque sollecitazione fisica e chimica proveniente dall'ambiente esterno. 

Una barriera cutanea integra ed efficiente previene la disidratazione e la comparsa di pelle secca (che di per sé favorisce l'insorgenza di prurito), riduce la penetrazione degli allergeni e di sostanze irritanti/sensibilizzanti negli strati profondi del derma (dove possono sollecitare il sistema immunitario locale) e aiuta a prevenire la reazione infiammatoria cutanea.

Per tutelarla, è necessario ridurre il numero dei lavaggi (bilanciando le necessità igieniche quotidiane con un accettabile grado di sollecitazione della cute) e applicare regolarmente creme emollienti e idratanti di elevata qualità, dopo ogni bagno o doccia per proteggere e dare sollievo alla pelle. 

Idealmente, si dovrebbero utilizzare creme contenenti sostanze lipidiche simili a quelle naturalmente presenti nella pelle (ceramidi), agenti umettanti in grado di richiamare e trattenere acqua fisiologica all'interno dell'epidermide (glicerolo) e sostanze capaci di favorire la rigenerazione della barriera cutanea (come il pantenolo). 

Anche preparazioni a base di glicerolato d'amido sembrano aiutare a prevenire/controllare il prurito acquagenico.

Altri consigli e accorgimenti pratici che possono aiutare a migliorare il benessere della cute predisposta al prurito acquagenico o ad altre forme di sensibilizzazione comprendono:

  • limitare il più possibile la sudorazione, vestendosi a strati, utilizzando sistemi di climatizzazione in estate ed evitando di eccedere con il riscaldamento in inverno
  • indossare indumenti morbidi e comodi, in fibre naturali ben traspiranti e in grado di assorbire rapidamente l'umidità derivante dalla traspirazione cutanea (soprattutto se si ha una vita dinamica e quando si pratica attività fisica)
  • evitare ogni forma di sfregamento della pelle, sia quello del grattamento, sia quello durante il lavaggio e l'asciugatura
  • lavarsi soltanto con le mani e asciugare tamponando con spugne molto morbide
  • usare detergenti molto delicati di ottima qualità oppure un olio lavante, per non destabilizzare eccessivamente la barriera cutanea
  • seguire un'alimentazione bilanciata e uno stile di vita favorevole per la salute dell’intero organismo
  • limitare l'assunzione di ortaggi della famiglia delle solanacee (patate, melanzane, pomodori, peperoni, bacche di Goji ecc.), che sembrano far aumentare i sintomi
  • evitare lo stress psicofisico eccessivo e dormire a sufficienza, seguendo ritmi sonno-veglia regolari
  • evitare di fumare e ridurre il consumo di caffeina e alcolici.

Per le forme più gravi di prurito acquagenico o dovuto a orticaria acquagenica, che non traggono sollievo dai rimedi indicati e che comportano un serio scadimento della qualità di vita, possono essere usati su prescrizione medica corticosteroidi topici o sistemici e farmaci antidepressivi; recentemente, è stato proposto anche l'impiego di farmaci biologici (anticorpi monoclonali).

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Rosanna Feroldi
Rosanna Feroldi
Da adolescente le avevano detto di fare il liceo classico e ha scelto lo scientifico. Alla maturità, le hanno detto di iscriversi Lettere e Filosofia e ha puntato su Biologia. Dopo laurea e tirocinio, al dottorato in elettrofisiologia ha preferito un corso di comunicazione e giornalismo scientifico della Facoltà di Farmacia - Università Statale di Milano. Insomma, non è il tipo che si lascia convincere facilmente. Da lì, è iniziato, più per gioco che per scelta, un percorso professionale che continua con soddisfazione da quasi vent'anni, passando da attività di consulente per la comunicazione su salute e stili di vita sani per il Progetto Città sane - Comune di Milano alla proficua collaborazione con la Fondazione San Raffaele di Milano, dove per 13 anni si è occupata di realizzare il magazine dell'Ospedale San Raffaele destinato ai pazienti e materiale divulgativo distribuito nell'ambito di campagne di sensibilizzazione, nonché di supportare l'attività di ufficio stampa. Contemporaneamente, entusiasta, mai stanca ed esagerando anche un po', ha interagito con numerose realtà editoriali come giornalista scientifica e medical writer, realizzando contenuti per riviste dirette al pubblico, ai medici e ai farmacisti. Il sopravvento del web ha cambiato molte cose, ma non l'ha indotta a desistere. Così, eccola ora alle prese prevalentemente con progetti editoriali online e attività di comunicazione/reportistica medico-scientifica nelle aree cliniche più disparate. A volte, si chiede come abbia fatto, altre come continuerà. The show must go on.

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