TSH e tiroide

Indicatore della funzionalità tiroidea, il valore dell'ormone TSH può essere analizzato mediante comuni analisi del sangue.

Noto con il nome di ormone tireotropo (in inglese thyroid stimulating hormone, TSH, conosciuto anche come tireotropina o tirotropina), questa sostanza funge da indicatore per lo stato di salute della tiroide. Quando si osservano alterazioni nei suoi valori, che risultano troppo alti o troppo bassi, la causa è probabilmente una delle patologie della ghiandola tiroidea. 

Che cos’è?

Si tratta di un ormone prodotto dall'ipofisi, o ghiandola ipofisaria, una piccola ghiandola situata al centro del cranio e rappresenta il vero e proprio nucleo funzionale del sistema endocrino. Il suo ruolo è quello di regolare la funzionalità della tiroide, che invece si trova alla base del collo. In particolare, l'ipofisi regola la produzione degli ormoni tiroidei: la trioiodotironina (T3 o fT3) e la tiroxina (T4 o fT4).

Ognuna di queste sostanze è presente in due forme:

  • una forma libera in circolo (fT3 e fT4), che è attiva e disponibile per i vari tessuti dell'organismo
  • una forma legata alle proteine plasmatiche (T3 e T4), che rappresenta la riserva di queste sostanze, le quali saranno liberate e rese disponibili in caso di necessità delle cellule dell'organismo.

A cosa serve il TSH?

Il TSH ha quindi un ruolo cruciale nella regolazione del nostro metabolismo, influenzando:

  • lo sviluppo del cervello;
  • la respirazione;
  • il sistema cardiocircolatorio e, in particolare, il cuore;
  • le funzioni del sistema nervoso;
  • la temperatura corporea;
  • la forza muscolare;
  • la preparazione e la resistenza allo sforzo;
  • la secchezza cutanea;
  • i cicli mestruali;
  • il peso;
  • i livelli di colesterolo.

Alterazioni dei livelli di TSH, e quindi degli ormoni T3 e T4, provocano diversi disturbi ormonali e sintomi tra i più vari, che si manifestano in maniera differente a seconda dei soggetti colpiti, ma che spesso risultano particolarmente pesanti nella vita di tutti i giorni e, il più delle volte, richiedono un trattamento medico apposito.

TSH e ormoni tiroidei

La tiroide è sotto stretto controllo ormonale per opera dell'ipofisi, che agisce mediante il TSH. In condizioni normali, quando si abbassano i livelli di ormoni tiroidei in circolo, l'ipofisi produce ulteriori quantità di TSH, che a sua volta stimola la ghiandola tiroidea a produrre T3 e T4.

Quando invece le quantità di ormoni in circolo sono sufficienti per le funzioni dell'organismo, l'ipofisi "mette a riposo" la tiroide, riducendo la stimolazione attraverso il TSH. La ghiandola tiroidea risponde quindi diminuendo a sua volta la sintesi di T3 e T4.

Si tratta di un meccanismo semplice e perfetto che però, a volte, si inceppa; un problema a questo ciclo naturale può portare, per esempio, a una diminuzione eccessiva della sintesi di T3 o T4, o, al contrario, può condurre allo stimolo di una produzione sovrabbondante. È quello che si verifica quando si sviluppano disturbi della tiroide, che rappresentano materia di studio per l'endocrinologia, una specifica branca della medicina.

Come leggere i livelli di TSH?

Se il medico sospetta una patologia alla tiroide prescriverà al paziente degli accertamenti: si tratta di semplici esami di laboratorio e precisamente analisi del sangue per valutare i valori degli ormoni tiroidei.

Per prima cosa si effettua il dosaggio del TSH, ovvero un test per valutare i livelli di TSH in circolo. In presenza di anomalie nei valori normali di questa sostanza, il medico prescriverà ulteriori esami per capire quali sono le cause di queste alterazioni, come per esempio:

- i livelli di T3 e T4;

- la presenza di anticorpi anti-tiroidei, che attaccano la ghiandola tiroidea;

- i valori di TSI, ovvero l’immunoglobulina tireostimolante, un anticorpo che mima la funzione del TSH, stimolando l'azione della tiroide.

Oltre ai comuni esami del sangue effettuabili in qualsiasi laboratorio di analisi, esistono altre procedure per aiutare nella diagnosi di una malattia della tiroide, tra cui:

- ecografia;

- TAC, tomografia assiale computerizzata;

- scintigrafia della ghiandola;

- la captazione dello iodio radioattivo.

Quest’ultimo è un esame di medicina nucleare impiegato per valutare la funzionalità della ghiandola tiroidea, diagnosticare un'eventuale patologia e, di conseguenza, trovare la causa di ipertiroidismo (non viene, invece, utilizzato per la valutazione dell'ipotiroidismo). Il test misura la quantità di iodio in circolo captata dalla tiroide in un determinato lasso di tempo.

Quando il TSH è troppo alto…

Nel caso in cui, in base all’esito dei relativi esami, dal quadro clinico del paziente risulti che questa proteina sia presente a livelli e concentrazioni superiori alla norma, è molto probabile che ci si trovi davanti a un caso di ipotiroidismo, una situazione in cui la tiroide funziona meno del necessario. I livelli di ormoni tiroidei risulteranno quindi più bassi del normale.

Non sempre questa situazione è accompagnata da sintomi. In alcuni casi, infatti, l'ipotiroidismo può essere subclinico, ovvero non dare segni della propria presenza. In questo caso il valore del TSH risulterà comunque alto, mentre gli ormoni tiroidei saranno ancora nella norma.

Nel caso si manifestino, solitamente i sintomi più comuni, benché variabili da paziente a paziente, sono:

- stanchezza;

- aumento di peso;

- intolleranza al freddo;

- dolore articolare e muscolare;

- stitichezza;

- perdita dei capelli;

- nelle donne, cicli mestruali copiosi o irregolari e difficoltà a iniziare una gravidanza;

- depressione;

- deficit di memoria;

- rallentamento della frequenza cardiaca (bradicardia).

In questo caso, la presenza di un sottostante disturbo di tipo tiroideo è altamente probabile, ed è consigliabile rivolgersi a dei professionisti per delle visite più approfondite e un monitoraggio costante. Per porre una diagnosi precisa è, però, fondamentale misurare, attraverso un prelievo di sangue, anche i livelli degli ormoni tiroidei T3 e T4 e degli anticorpi antitiroidei. Esiste infatti un'altra patologia, la tiroidite di Hashimoto, che è caratterizzata da alti valori di TSH e sintomi simili, quando presenti.

Quest'ultima si distingue dall'ipotiroidismo in quanto:

- i livelli di ormoni T3 e T4 sono elevati;

- sono presenti anticorpi anti-tiroidei.

Questa patologia, conosciuta anche come tiroidite linfocitaria cronica, è una malattia autoimmune: il sistema immunitario non funziona come dovrebbe e produce anticorpi contro la tiroide, che quindi, di fatto, funziona in modo meno efficiente del normale.

Gozzo e TSH alto

Livelli alti di TSH indicano quindi uno scarso funzionamento della tiroide. Spesso, questo fenomeno è accompagnato dalla comparsa del gozzo, malattia che colpisce in Italia quasi 6 milioni di persone: la ghiandola tiroidea aumenta di dimensione ed è visibile sotto forma di rigonfiamento a livello del collo.

Questo disturbo si verifica a causa di una carenza di ormoni tiroidei in circolo nell'organismo, che vengono prodotti in quantità ridotta. Di conseguenza, i livelli dell'ormone TSH aumentano e cresce, quindi, la richiesta di produzione ormonale nei confronti della tiroide che, per soddisfare l'accresciuta domanda di T3 e T4, va incontro a un eccessivo lavoro. Questo, a sua volta, si traduce nell'aumento del numero di cellule e nell'ingrossamento visibile dell'organo in questione.

Cosa fare in caso di ipotiroidismo?

Purtroppo, a oggi non esiste una cura definitiva per l’ipotiroidismo, né è possibile una sicura prevenzione dei suoi effetti più gravi senza un trattamento farmacologico. Tuttavia, grazie ai risultati di decenni di ricerca clinica e di studi scientifici, convivere serenamente con questa patologia oggi è possibile per quasi tutti i pazienti.

Nella maggior parte dei casi, il medico consiglierà di seguire una terapia sostitutiva. In altre parole, l'approccio terapeutico consiste nel fornire all'organismo gli ormoni che la tiroide non riesce più a produrre nella giusta quantità, riportando quindi T3 e T4 a livelli normali. Così, anche se questo organo non funziona bene, la somministrazione di un analogo della tiroxina può riportare alla normalità i livelli di ormoni tiroidei e le funzioni del corpo.

La terapia sostitutiva si basa su farmaci che contengono lo stesso ormone che l’organismo non riesce a produrre, ovvero la tiroxina. A seconda della gravità della malattia, il medico sceglierà non solo la tipologia di integratori più corretta, ma anche il dosaggio­ più adatto alle esigenze del paziente.

Bisogna tenere conto che questo tipo di malattie sono condizioni croniche, che, quindi, non hanno fasi acute che richiedano, ad esempio, ricoveri in ospedale o terapie urgenti, ma, al contrario, si protraggono per diverse decine di anni, accompagnando i pazienti per la maggior parte della loro vita.

Vista la lunga durata delle terapie, è probabile che la dose di tiroxina possa necessitare di aggiustamenti. Seguendo scrupolosamente le indicazioni del medico, però, è possibile tenere completamente sotto controllo la malattia e i sintomi possono smettere di peggiorare o addirittura migliorare: solo con la costanza nel continuare la terapia prescritta dallo specialista o dal proprio medico di fiducia è possibile ottenere risultati duraturi.

Quando il TSH è troppo basso

Nel caso in cui i valori di TSH siano troppo bassi, invece, di solito la causa è un ipertiroidismo. In presenza di questo disturbo, è come se la tiroide spingesse al massimo il nostro metabolismo, funzionando in modo più accelerato del normale.

I sintomi sono perdita di peso inspiegabile nonostante un buon appetito, irritabilità, insonnia e iperattività (il paziente trova difficoltà nel rilassarsi, sentendosi pieno di “nervosa” energia e quindi quasi costretto a stare sempre in attività), frequenza cardiaca accelerata (tachicardia), palpitazioni, aumento della sudorazione, tremore alle mani, ansia, alterazioni del tono dell’umore, sensibilità al calore, capelli e unghie molto fragili, debolezza muscolare, soprattutto nella parte superiore delle braccia e delle cosce, frequenti movimenti intestinali, anche se la diarrea è rara, prurito e/o orticaria, riduzione del desiderio sessuale, riduzione del flusso e della frequenza delle mestruazioni.

Anche in questo caso, però, è importante effettuare una diagnosi precisa e, per farlo, è necessario valutare altri parametri, come:

- i livelli degli ormoni T3 e T4;

- la captazione dello iodio radioattivo;

- il livello di TSI;

- la presenza di anticorpi anti-tiroidei.

Esistono infatti altre malattie che possono causare un aumento dei livelli di TSH, come per esempio problemi ipofisari, morbo di Graves e noduli tiroidei. Nella seguente tabella sono riassunte le rispettive caratteristiche.

Problemi ipofisari

Bassi livelli di T3 e T4

Assenza di anticorpi anti-tiroidei

Morbo di Graves

Alti livelli di T3 e T4

Presenza di TSI

Elevata captazione dello iodio radioattivo

Noduli tiroidei

Livelli normali di T3 e T4

Assenza di TSI

Normale captazione dello iodio radioattivo

Cosa fare in caso di ipertiroidismo?

L'ipertiroidismo è una patologia cronica che può evolvere nel corso del tempo. Il medico sceglierà il trattamento più adeguato alla situazione di ogni singolo paziente, impostando una terapia personalizzata da seguire scrupolosamente.

La scelta della cura è influenzata dall'età, dalla gravità della patologia e dalla presenza o meno di altre condizioni mediche che riguardano la salute del paziente.

Tra le possibilità terapeutiche ci sono:

- farmaci antitiroidei e betabloccanti (di cui occorre verificare l’efficacia nel breve, medio e lungo periodo);

- iodio radioattivo;

- intervento chirurgico per l'asportazione della ghiandola (fermo restando che il ricorso alla chirurgia dovrebbe sempre essere l’extrema ratio, cui ricorrere solo in caso di patologie tiroidee di grado molto elevato che non rispondano ad altre cure).

Chi soffre di ipertiroidismo, inoltre, dovrebbe cercare di combatterlo anche a tavola. È bene limitare il consumo di alcol, cioccolato e bevande contenenti caffeina (tè, caffè e cola), seguire un’alimentazione sana ed equilibrata ed evitare diete estreme (per esempio quelle che prevedono il digiuno o varie forme di astensione da determinati nutrienti), specialmente nel caso si soffra di diabete o simili patologie che interferiscono con i meccanismi metabolici dell’organismo.

Valentina Torchia
Valentina Torchia
Nata il giorno di S. Ambrogio, a Milano, il suo primo regalo è stata una copia de I promessi sposi gentilmente donata dal comune della città meneghina a tutti i nati nel 7 dicembre. Appassionata di scienza, dopo il liceo scientifico prende la laurea magistrale in Biotecnologie Mediche Molecolari e Cellulari, con una tesi su epigenetica e neuroscienze. Si rende conto di essere un topo da biblioteca e non da laboratorio, così unisce alla scienza la sua più grande passione: la scrittura. Dopo un master in Comunicazione e Salute, viene premiata dall'UNAMSI e vince una borsa di studio di un anno all'Assessorato alla Sanità di Regione Lombardia. Da qui in poi, ha approfondito la comunicazione della scienza sotto molteplici forme: dal copywriting al giornalismo scientifico, tra agenzie di comunicazione e riviste online e cartacee. Nel tempo libero, scrive narrativa per bambini e ragazzi. Ha collaborato per alcuni anni con Geronimo Stilton, il famoso gentiltopo giornalista. Ora sta terminando un corso di formazione per autori di produzioni multimediali, a Bologna, presso la scuola Bottega Finzioni. Adora i viaggi, il nomadismo digitale e tutto ciò che riguarda il Giappone.

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