Studio e sport vanno d’accordo


Non è una perdita di tempo per i ragazzi: oltre a mantenere sano l’organismo, l'attività fisica sembra agevolarli anche nello studio.

Lo sport fa bene alla salute, e questo ormai è risaputo. Ma c’è ancora qualche genitore che pensa che fare dello sport, specie se e a livello agonistico, possa in qualche modo costituire una grossa perdita di tempo per i ragazzi.

Meglio dedicarsi allo studio, anziché perdere tempo in palestra, in piscina o in un campo da calcio.

Un recente studio dimostra, invece, che i ragazzi che sono ben allenati e danno buone prestazioni, specie negli sport all’aria aperta, hanno un peso corporeo adeguato all’età e rispondono meglio ai test standard per le funzioni della memoria e dell’apprendimento.

Nello studio sono stati coinvolti circa 2.000 ragazzini delle scuole primarie di Los Angeles ai quali si chiedeva di percorre una corsa di 1 chilometro e mezzo, e successivamente di rispondere ad alcuni test d’intelligenza standardizzati secondo l’età ed il livello socioculturale.

Ebbene, si è visto che i ragazzini che avevano impiegato meno tempo per la corsa, poiché erano allenati al movimento, erano in grado di dare anche i migliori risultati ai test d’intelligenza e cultura.

In altri termini: corretta nutrizione (peso corporeo adeguato), benessere, attività fisica e rendimento scolastico, vanno di pari passo.

Ovvero, se in pagella c’è qualche insufficienza è meglio non vietare l’attività fisica ai nostri ragazzi chiudendoli in casa accasciati sui libri, anzi, una bella corsa all’aria aperta può aiutarli anche a migliorare i brutti voti.

Agilità fisica uguale agilità mentale

Non è facile comprendere come mai l’agilità fisica possa essere connessa a quella mentale, tuttavia diversi studi confermano questa ipotesi.

Per esempio, uno lavoro pubblicato qualche anno fa aveva dimostrato che se i ragazzi fanno regolarmente esercizio fisico vanno meglio in matematica. Ma perché?

Una delle possibili spiegazioni è legata all’aumento della circolazione sanguigna. Il movimento aumenta l’apporto di sangue ai tessuti e quindi anche al cervello, compresa l’area dove risiedono la capacità di apprendere, l’attenzione e la memoria.

Almeno, questo è sicuro che avvenga nei topi. Per l’uomo ancora non ci sono certezze.

È anche probabile che più sangue al cervello voglia dire avere un tessuto cerebrale molto ben nutrito, con sempre nuove cellule nervose di ricambio e quindi anche nuove connessioni tra i neuroni.

Altri studi hanno infatti confermato che l’esercizio fisico aumenta il numero di neuroni cerebrali funzionanti.

E allora è possibile che tutto, o molto, dipenda da una qualche sostanza che viene liberata in quantità maggiore se si fa molto movimento e in grado di favorire il nutrimento e la funzione dei neuroni.

In effetti, esiste un fattore neurotrofico, come lo chiamano gli scienziati, denominato con la sigla inglese BDNF (brain-derived neurotrophic factor), che altro non è che una proteina che si produce proprio nella stessa zona attivata dall’attività fisica, e sarebbe capace di far crescere le cellule nervose e prolungarne la sopravvivenza.

E questo avviene sia negli animali sia nell’uomo, nel quale i livelli di BDNF nel siero aumentano dopo l’esercizio fisico. E non finisce qui.

Esercizio fisico e intelligenza

Alcuni studiosi americani hanno condotto uno studio dinamico per verificare, in vivo, lo sviluppo del cervello umano sfruttando le enormi potenzialità della risonanza magnetica.

In particolare si sono concentrati sull’età evolutiva, esaminando un piccolo gruppo di bambini e adolescenti sani, dai 4 ai 21 anni, che hanno sottoposto a risonanza magnetica ogni 2 anni per 10 anni.


In questo modo hanno potuto osservare con precisione l’evoluzione della corteccia cerebrale dall’infanzia alla maturità, dimostrando come la maturazione del cervello si associ a un arricchimento dei circuiti neuronali che sono stati più utilizzati in età evolutiva e all’eliminazione di quelli che non lo sono stati.

Ed ecco che la connessione tra attività fisica e funzioni cognitive (intelligenza, memoria e conoscenza) si fa più chiara.

In pratica, l’attività fisica sarebbe in grado di “stimolare l’intelligenza” attivando nuovi circuiti neuronali su cui successivamente si svilupperanno capacità intellettuali diverse e superiori.

In termini più semplici: con lo sport praticato regolarmente, più sangue arriva al cervello, più neuroni nuovi rimarranno attivi e a disposizione delle funzioni intellettive più elevate che richiedono concentrazione e ragionamento.

Inoltre, lo stesso studio ha evidenziato che praticando sport diversi si sviluppano differenti capacità motorie e percettive.

Per esempio, se il tennis e il ping-pong sono importanti per la coordinazione del movimento con la visione, la corsa e il nuoto sviluppano la percezione del proprio corpo rispetto all’ambiente esterno (aria aperta e acqua), mentre sci e bicicletta appaiono associati allo sviluppo del senso dell’equilibrio.

Sport, nutrizione e cervello

Ma la nutrizione adesso cosa c’entra? Una dieta equilibrata è fondamentale per mantenere più a lungo possibile salute e funzioni di tutto l’organismo, e a maggior ragione è indispensabile per il buon funzionamento della “centrale di comando”, ovvero il cervello.

Tra le sostanze nutritive che hanno un ruolo importante in tal seno ci sono alcuni minerali che sembrano influenzare la funzionalità cerebrale e le capacità cognitive. 


Per primo il ferro, che consente l’ossigenazione di tutti i tessuti dell’organismo, compresi quelli cerebrali.

Fondamentali risultano anche calcio e magnesio, importanti per tutti i meccanismi psicomotori (ragionamento e movimento).

Ecco quali sono, secondo la Società italiana di nutrizione umana (SINU), i livelli giornalieri di assunzione raccomandata per questi tre sali minelari nelle diverse fascie d'età.

Ferro Magnesio Calcio
Bambini-adolescenti 1-3 anni 8 mg 80 mg 700 mg
4-6 anni 11 mg 100 mg 900 mg
7-10 anni 13 mg 150 mg 1100 mg
Maschi 11-14 anni 10 mg 240 mg 1300 mg
15-17 anni 13 mg 240 mg 1300 mg
Femmine 11-14 anni 10 mg 240 mg 1300 mg
15-17 anni 18 mg 240 mg 1200 mg
Adulti
Maschi 18-59 anni 10 mg 240 mg 1000 mg
> 60 anni 10 mg 240 mg 1200 mg
Femmine 18-59 anni 18 mg 240 mg 1000 mg
> 60 anni 10 mg 240 mg 1200 mg
Gravidanza 27 mg 240 mg 1200 mg
Allattamento 11 mg 240 mg 1000 mg

Per quanto riguarda in particolare il ferro, i livelli giornalieri di assunzione raccomandata nelle adolescenti tra gli 11 e i 14 anni che hanno le mestruazioni salgono a 18 mg, mentre nella fascia d'età 39-59 anni i valori scendono a 10 mg in caso sia già comparsa la menopausa.

Infine, ma non per ultimo, una giusta quota di vitamine antiossidanti, cioè anti-invecchiamento, preserveranno le nostre cellule neuronali il più a lungo possibile.

Dunque si completa il cerchio: una sana e bilanciata alimentazione quotidiana, accompagnata all’esercizio fisico adeguato, sono condizioni indispensabili per mantenere “in forma” il corpo e la mente.


Se vuoi saperne di più leggi il dossier Affaticamento mentale.

Patrizia Maria Gatti
Patrizia Maria Gatti
Laureata in Medicina e Chirurgia nel 1983 presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Milano si è Specializzata in Scienza dell’alimentazione (indirizzo dietetico) presso il medesimo Ateneo nel 1986. Nel 1994 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Biochimica e la Specializzazione in Biochimica Clinica (indirizzo diagnostico) nel 1997.

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