Cos’è la setticemia e come curarla

Una malattia silenziosa che può essere curata con successo se riconosciuta in tempo.

Tra i 6 e i 9 milioni di morti all'anno, quasi tutte prevenibili. Provoca più decessi di patologie come cancro alla prostata, al seno e infezione da virus dell'HIV messe insieme. Si tratta della setticemia, una delle patologie più comuni, ma anche delle più insidiose: non sempre, infatti, viene individuata in tempo per essere trattata con efficacia.

Si tratta di una malattia poco conosciuta, il cui nome non genera nell'opinione pubblica lo stesso allarme provocato da termini come cancro, ictus o infarto. Tuttavia, la setticemia è una minaccia silenziosa per la salute, in costante crescita: negli ultimi 10 anni, i ricoveri ospedalieri per questa patologia sono quasi raddoppiati negli Stati Uniti, superando quelli per infarto.

Cos'è la setticemia?

Setticemia deriva dalla parola greca “ςεψις”, sēpsis, ovvero putrefazione, decomposizione di materiale organico. La sua prima citazione in un'opera letteraria risale addirittura a Omero, ma sarà solo con il XIX secolo, e la formulazione della "Teoria dei germi", che questa patologia verrà definita in modo più preciso.

La definizione più usata, al momento, descrive la setticemia come una condizione innescata da uno stimolo infettivo.

L'infezione, non controllata in modo adeguato, determina la diffusione massiccia di batteri, come streptococchi, stafilococchi, pneumococchi o meningococchi, e meno spesso di funghi, nell'intero organismo. Questo mette in moto una risposta infiammatoria che coinvolge tutto il corpo, stravolgendone l'equilibrio: di fatto, il sistema immunitario cerca di eliminare l'infezione, ma senza successo, e le conseguenze di un'attivazione massiva di questi meccanismi difensivi hanno un impatto negativo su tutto il corpo.

La setticemia può avere un esordio decisamente insidioso, in quanto origina con un'infezione localizzata, per esempio a livello di polmoni e tratto respiratorio, dell'apparato gastrointestinale o di quello urinario, oppure a causa di ferite o di qualche lesione della pelle.

Qualsiasi tipo di infezione, non trattata in modo corretto, può potenzialmente determinare complicazioni come lo sviluppo di setticemia, che richiede cure immediate e specifiche.

Tra le cause infettive più frequenti vi sono:

  • polmonite
  • infezioni addominali (appendicite, peritonite, infezione della cistifellea o dei dotti biliari)
  • infezioni delle vie urinarie (vescica, uretra, reni)
  • infezioni della pelle (cellulite)
  • infezioni del sistema nervoso (meningite, encefalite)
  • infezioni delle ossa
  • infezioni cardiaca (endocardite)
  • interventi chirurgici.

Il fenomeno della batteriemia

In condizioni normali, l’attività del sistema immunitario si limita alla zona o all'organo colpiti dall’infezione: attraverso specifici meccanismi infiammatori, il nostro organismo evita che i batteri possano diffondersi al resto del corpo. Tuttavia, esistono casi particolari in cui il paziente è debilitato o con una ridotta funzione immunitaria (come per esempio dopo un trapianto di midollo spinale o di altri organi oppure dopo malattie infettive debilitanti) e l'organismo non riesce, quindi, a eliminare completamente i batteri che sono entrati nel torrente circolatorio.

In queste circostanze, si può verificare un fenomeno noto con il nome di batteriemia: in altre parole, i batteri fuoriescono dalla sede iniziale dell'infezione, per invadere il sangue. Il risultato? Anche la risposta infiammatoria andrà a interessare non più un'area localizzata, ma l'intero organismo. La risposta immunitaria, di conseguenza, sarà acuta e spesso difficile da sopportare per il corpo del paziente.

La batteriemia può essere causata non solo da infezioni, ma anche da attività quotidiane apparentemente innocue, come lavarsi i denti, o da procedure odontoiatriche o mediche eseguite con strumenti o in ambienti non perfettamente sterili. Anche la presenza di una protesi o di una valvola cardiaca artificiali possono provocare l'insorgenza di questo fenomeno.

Non sempre, però, la presenza di batteri nel sangue causa una vera e propria setticemia, cioè una diffusione sistematica dei microrganismi a livello esteso in tutto l'organismo; normalmente, infatti, i batteri sono presenti soltanto in piccole quantità e il sistema immunitario li rimuove rapidamente dal flusso circolatorio.

Tuttavia, se i patogeni si accumulano in gran numero, mantenendosi in circolo per un periodo di tempo prolungato, soprattutto in persone che hanno difese immunitarie compromesse, la batteriemia può dar luogo ad altre infezioni e talvolta può innescare quella grave risposta dell'organismo che è la sepsi.

L'evoluzione della setticemia: la sepsi

Quando la risposta del sistema immunitario per eliminare l'infezione si espande, provocando la comparsa di una risposta infiammatoria diffusa all'intero organismo, si parla di sepsi.

Questa patologia può portare alla formazione di coaguli di sangue, che possono dare origine a veri e propri trombi. Questi aggregati possono diminuire o interrompere del tutto il normale scorrimento del flusso sanguigno verso tessuti periferici e organi vitali, come il cervello o il cuore, privandoli così di sostanze nutritive e ossigeno.

Nei casi più gravi, può verificarsi che uno o più organi vadano incontro a una totale o parziale incapacità di svolgere la propria funzione, dando luogo a insufficienza renale, cardiaca o respiratoria. Non solo il tessuto verrà dunque gravemente danneggiato, ma l’organo stesso ne risentirà, andando talvolta incontro a una compromissione irreversibile.

Un'altra grave conseguenza della sepsi è l'ipotensione, ovvero la riduzione eccessiva dalle pressione sanguigna, che può portare il paziente a shock settico, una condizione potenzialmente fatale.

Il termine setticemia è a volte utilizzato impropriamente come sinonimo di sepsi, ma in realtà quest'ultima rappresenta una complicazione della prima. In altre parole, l'infiammazione a livello generalizzato che si manifesta in seguito a una setticemia e che il sistema immunitario non riesce a eliminare con successo viene definita sepsi, e non corrisponde alla setticemia tout court ma a una sua complicanza ulteriore.

I sintomi

Le caratteristiche della setticemia, in termini di durata e di entità dei sintomi, dipendono da molti fattori, legati sia all'ospite sia alla tipologia di microrganismi patogeni.

I sintomi della setticemia si manifestano in modo piuttosto rapido e sono diversi nelle fasi iniziali e in quelle successive.

Fasi iniziali Fasi successive

Brividi

Confusione mentale
Elevata temperatura corporea (febbre)

Nausea e vomito

Respirazione molto rapida e affannosa

Puntini rossi che si manifestano sulla pelle

Aumento della frequenza cardiaca

Riduzione della diuresi

Ipotensione
Debolezza
Diarrea
Dolori muscolari
Ipotermia
Perdita di coscienza

Se la setticemia è in uno stato avanzato, potrebbero aggiungersi altri segnali più gravi, per i quali è indispensabile – se ancora non lo si è fatto – rivolgersi al pronto soccorso: per esempio, emorragie, necrosi del tessuto cutaneo, dolore intenso e generalizzato, insufficienza cardiaca.

La setticemia nei bambini

Quando la setticemia si manifesta nei bambini di età inferiore ai 5 anni, individuarla può essere difficile. Mentre per gli adulti, infatti, è possibile stabilire con certezza alcuni sintomi che possono fungere da campanello d’allarme, per i bambini è complesso chiarire le cause di un malessere anche grave.

È, quindi, importante rivolgersi subito al proprio medico curante, così da rendere più rapide tanto la formulazione della diagnosi quanto la somministrazione di cure, se osservate che il vostro bambino manifesta alcuni dei sintomi che la setticemia tende più frequentemente a causare. È il caso di contattare un dottore se, in particolare, il bambino:

  • assume un atteggiamento letargico
  • ha la pelle a chiazze, pallida o bluastra
  • è freddo al tatto (ipotermia)
  • respira affannosamente
  • ha convulsioni

Come si effettua la diagnosi di setticemia?

Si tratta di una malattia spesso sottovalutata nelle fasi iniziali, ma che se individuata tempestivamente può essere curata con successo.

Il sospetto di setticemia può nascere in caso di:

  • elevata temperatura corporea
  • aumentata frequenza cardiaca
  • respirazione rapida e affannosa.

Se si osservano questi sintomi, soprattutto nel caso in cui la persona abbia subito un intervento chirurgico o sia affetta da malattie infettive delle vie respiratorie, urinarie o abbia subito traumi, come ferite o ustioni, non bisogna limitarsi ad assumere una medicina generica a casa, magari per abbassare la febbre: occorre, invece, consultare degli specialisti. Una volta informato e dopo aver effettuato un prima visita, il medico potrà prescrivere esami del sangue, da effettuarsi in clinica o in ospedale, per valutare:

- il numero di globuli bianchi, in quanto un loro aumento rappresenta uno dei segni legati a infezioni in corso

- eventuali disturbi della coagulazione

- la funzionalità di fegato o reni

- la disponibilità dell’ossigeno

- l’equilibrio elettrolitico.

In base ai risultati di questo test, lo specialista potrà decidere di effettuare ulteriori esami di laboratorio, come:

  • esame delle urine e delle feci
  • analisi delle secrezioni associate a ustioni o ferite
  • analisi delle secrezioni delle vie respiratorie.

Nel caso in cui la localizzazione del focolaio d'infezione non sia chiara, si possono effettuare esami come una tac, per individuare la sede precisa associata alla zona di manifestazione primaria dei sintomi.

Il trattamento

Se individuata nelle prime fasi, quando non sono ancora stati coinvolti organi vitali, la setticemia può essere curata con una terapia antibiotica. Dal momento che spesso non c'è tempo per individuare con precisione il ceppo batterico che ha provocato la setticemia, solitamente si procede a un trattamento con antibiotici ad ampio spettro, per ridurre il più possibile la carica batterica e favorire così il processo di cura e guarigione.

Se la malattia è a uno stadio più avanzato, l’antibiotico potrebbe non essere sufficiente e il paziente verrà quasi sicuramente ricoverato in ospedale, e molto probabilmente in un reparto di terapia intensiva. Il ricovero potrebbe prolungarsi anche per alcune settimane, fino a che il paziente non sarà più in condizioni di pericolo.

In base allo stato di salute complessiva, potrebbe essere indispensabile sottoporre la persona a:

- ventilazione meccanica, in caso di insufficienza polmonare

- dialisi in caso di insufficienza renale

- intervento chirurgico per rimuovere la causa dell’infezione, come per esempio un accumulo di pus (ascesso), in attesa che l’organismo risponda da sé all’infezione del virus o del batterio responsabile del processo di infezione

- alimentazione e idratazione per via endovenosa.

Per tenere sotto controllo la pressione sanguigna, potrebbe essere necessaria la somministrazione di farmaci vasopressori.

Chi è a rischio di setticemia?

Chiunque può essere colpito da un'infezione che può evolvere in setticemia. Tuttavia, esistono alcuni fattori di rischio che potrebbero aumentare la probabilità che questa patologia si verifichi, e che rendono certe fasce della popolazione più vulnerabili di altre.

I soggetti maggiormente a rischio di sepsi o setticemia sono:

- persone con sistema immunitario indebolito, tra cui per esempio persone sottoposte a trapianto di midollo spinale o altri organi, ma anche donne in gravidanza o in allattamento

- neonati e bambini

- pazienti anziani

- soggetti affetti da malattie croniche, come diabete, AIDS, tumore e malattie epatiche o renali

- soggetti ricoverati a causa di gravi traumi o ustioni.

Si può prevenire?

La prevenzione delle infezioni locali è il modo migliore per proteggere l’organismo dal rischio di una malattia sistemica come la setticemia. A questo scopo, tra le strategie più semplici da adottare ricordiamo le procedure essenziali di igiene e pulizia, specie in presenza di lesioni del tessuto cutaneo, utili non solo per prevenire e combattere l’infezione ma anche, in generale, per salvaguardare salute e benessere dell’organismo:

  • lavarsi accuratamente le mani soprattutto in ambiente ospedaliero
  • disinfettare sempre con attenzione ferite o abrasioni
  • coprire ogni ferita o taglio con un cerotto sterile, dopo aver opportunamente lavato e disinfettato l’area interessata.

Dato che un intervento rapido può fare la differenza tra la vita e la morte, in caso di sospetta setticemia, la cosa migliore è rivolgersi il più rapidamente possibile a un medico.

Si consiglia, invece, di evitare il ricorso a farmaci non prescritti, che possono aggravare il decorso della setticemia, peggiorando la condizione dei malati e ritardando la somministrazione di cure efficaci, per le quali è invece necessaria la massima tempestività.

Valentina Torchia
Valentina Torchia
Nata il giorno di S. Ambrogio, a Milano, il suo primo regalo è stata una copia de I promessi sposi gentilmente donata dal comune della città meneghina a tutti i nati nel 7 dicembre. Appassionata di scienza, dopo il liceo scientifico prende la laurea magistrale in Biotecnologie Mediche Molecolari e Cellulari, con una tesi su epigenetica e neuroscienze. Si rende conto di essere un topo da biblioteca e non da laboratorio, così unisce alla scienza la sua più grande passione: la scrittura. Dopo un master in Comunicazione e Salute, viene premiata dall'UNAMSI e vince una borsa di studio di un anno all'Assessorato alla Sanità di Regione Lombardia. Da qui in poi, ha approfondito la comunicazione della scienza sotto molteplici forme: dal copywriting al giornalismo scientifico, tra agenzie di comunicazione e riviste online e cartacee. Nel tempo libero, scrive narrativa per bambini e ragazzi. Ha collaborato per alcuni anni con Geronimo Stilton, il famoso gentiltopo giornalista. Ora sta terminando un corso di formazione per autori di produzioni multimediali, a Bologna, presso la scuola Bottega Finzioni. Adora i viaggi, il nomadismo digitale e tutto ciò che riguarda il Giappone.

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