La doppia faccia del fruttosio

Ne è ricca la frutta e il miele, e lo si usa anche per dolcificare cibi e bevande. Per evitare spiacevoli inconvenienti, meglio però non abusarne.

Il fruttosio è uno zucchero semplice: insieme al glucosio costituisce il saccarosio, il comune zucchero da cucina.

Lo troviamo soprattutto nella frutta, in particolar modo nei fichi, in mele e pere, e nelle banane.

Il fruttosio, inoltre, viene spesso utilizzato nei prodotti dolciari e nelle bibite zuccherate, perché ha un potere dolcificante piuttosto alto, che lo rende preferibile al saccarosio.

La dose giornaliera raccomandata è compresa tra i 30-50 grammi al giorno, ma superare questa soglia non è difficile se si consumano ogni giorno bibite zuccherate e prodotti da forno industriali dove è contenuto in discrete quantità, senza contare la quota introdotta con la frutta.

Le caratteristiche del fruttosio

Il fruttosio ha un potere dolcificante superiore di circa il 33 per cento rispetto al glucosio e doppio rispetto al saccarosio.

Quando presente a basse concentrazioni nel sangue, il fruttosio non interferisce troppo con l’insulina, l’ormone indispensabile al trasporto del glucosio dal sangue all’interno dei tessuti. Questa parziale “insulino-indipendenza” spiega perché, soprattutto in passato, se ne promuovesse il consumo nei diabetici rispetto al saccarosio, al glucosio e ai dolcificanti.

Ma non bisogna esagerare: è vero che a basse dosi non interferisce con l’insulina, ma è anche vero che eccedendo con il suo consumo, l’innalzamento della secrezione di insulina è garantito, con possibili ripercussioni negative sulla salute, a maggior ragione se si soffre di malattie del metabolismo come il diabete o la sindrome metabolica.

Questo vale soprattutto per il fruttosio isolato e usato come dolcificate o correttore di sapori. Il fruttosio contenuto nella frutta non pone particolari problemi (a meno che non si consumino quantità veramente esagerate), grazie alla contemporanea presenza di fibre che ne rallentano l’assorbimento e all’elevata concentrazione di altri nutrienti benefici come vitamine e minerali.

I potenziali rischi se si eccede

Un eccessivo introito di fruttosio può mettere in pericolo il fegato e la linea: questo zucchero stimola infatti la produzione di un particolare tipo di grassi, i trigliceridi, favorendo l’aumento di peso e lo sviluppo della steatosi epatica, ovvero la formazione di accumuli di grasso nel fegato.

Diversi studi, sia su animali da laboratorio sia sull’uomo, hanno evidenziato che il fruttosio ha una capacità di aumentare i livelli plasmatici di trigliceridi maggiore rispetto a un'analoga quantità di glucosio, a fronte di un minore potere saziante.

Ci sono infine dati che suggeriscono che il largo uso di fruttosio per dolcificare cibi e bevande industriali sia responsabile di un aumento del rischio di soffrire di ipertensione.

Insomma sì al fruttosio in piccoli dosi, ma bisogna evitarne l’abuso in pazienti dismetabolici, obesi e in quelli con patologie renali. Il fruttosio sarebbe poi da sconsigliare anche a chi soffre della sindrome del colon irritabile, ma per ragioni diverse. In questi individui anche un lieve eccesso di questo zucchero semplice può favorire meteorismo, flatulenza e dolori addominali.

Antonella Sparvoli
Antonella Sparvoli
Nata e cresciuta a Milano, dopo il Liceo scientifico, decide di iscriversi alla Facoltà di Scienze biologiche all’Università Statale di Milano. Le materie di studio la appassionano molto e si laurea a pieni voti nel 1995, dopo un periodo di studio come studente Erasmus al Trinity College di Dublino e l’internato per la tesi di laurea nel Laboratorio di immunologia molecolare del Dibit, all’Ospedale San Raffaele di Milano. Si dedica per un breve periodo alla ricerca, ma poi capisce che il suo posto non è tra le provette di un laboratorio, ma tra le pagine di un giornale. Frequenta il Corso post-Laurea in Comunicazione scientifica, organizzato dalla Facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano, e inizia a scrivere per riviste specializzate e divulgative. Dal 1998 collabora in modo continuativo con il Corriere Salute, nel 2010 inizia a collaborare con Io Donna, il femminile del Corriere della sera, e nel 2016 inizia a scrivere per Sapere Salute. Ha scritto alcuni testi di Biologia per le scuole superiori, il volume “Mi spieghi dottore”, ma il suo sogno è scrivere un romanzo. Scherzosamente si definisce «giornalinga», un po’ giornalista… un po’ casalinga. Tra un articolo e l’altro, si dedica al marito Davide e ai figli Andrea e Sofia. Nel tempo libero ama fare sport, andare in bicicletta e, quando possibile, viaggiare. 

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