Gli zuccheri fanno male al cuore?

Oltre ai noti effetti sulla salute dei denti e sul peso, lo zucchero potrebbe avere un ruolo sulla salute in generale.

Alcune ricerche hanno indagato la relazione tra il consumo di zucchero e il rischio di malattie cardiovascolari ed è emerso che un elevato consumo di zuccheri semplici interferisce con il metabolismo dei grassi e sembra essere associato all’aumento del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari.

Non solo carie

È certo che gli zuccheri fanno ingrassare e che l’obesità e il sovrappeso sono associati a un maggiore rischio di sviluppare, oltre a diabete e tumori, anche malattie cardiovascolari.

Inoltre consumare zucchero crea una sorta di dipendenza: il benessere immediato e la finta sensazione di sazietà derivano dai bruschi rialzi dei livelli di insulina e glicemia. Questi picchi però precipitano nel giro di poco tempo, innescando lo stimolo della fame e una nuova voglia di mangiare dolci.

Le ricerche più recenti affermano che il ruolo degli zuccheri potrebbe essere addirittura superiore a quello dei grassi saturi nell’aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, in quanto associati a un aumento dei livelli del colesterolo LDL e dei trigliceridi. In presenza di abitudini come sedentarietà, alimentazione non sana, fumo ed eccesso di alcol, il consumo elevato di zuccheri e amidi contribuisce inoltre all’ossidazione delle arterie, con conseguenze per la salute del cuore.

Ma come per i grassi, anche per gli zuccheri bisogna distinguere tra varie categorie: saccarosio e fruttosio sono più dannosi rispetto al glucosio e agli amidi nel causare anomalie metaboliche. Un consumo eccessivo di fruttosio infatti può favorire la steatosi epatica, condizione meglio nota con il nome di fegato grasso, che rappresenta un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.

In generale sarebbe opportuno ridurre drasticamente l’introito di carboidrati raffinati e zuccheri semplici che spesso costituiscono gli ingredienti base di molti prodotti industriali e delle bevande di uso più comune.

Attenzione all’etichetta

La dose massima di zucchero raccomandata dall’0rganizzazione Mondiale della sanità è di 25 grammi al giorno, pari a circa 5 cucchiaini, cioè meno del 5% delle calorie totali. Un limite molto facile da superare, e non solo per gli zuccheri aggiunti. Molto spesso infatti lo zucchero è nascosto in alimenti dove non ci si aspetterebbe di trovarlo: conserve e salse, pane confezionato, sughi pronti, cereali per la colazione, succhi, sciroppi. Ne sono inoltre molto ricchi alimenti come yogurt alla frutta, marmellate, gelati.

Quanto zucchero consumiamo? Una lattina di cola/aranciata ne contiene 34 grammi, un succo di frutta da 200 ml 29, uno yogurt da bere alla frutta 25, un bicchiere di te pronto 20, un cucchiaio di ketchup 14 e 30 grammi di cioccolato fondente 15. Valori da tenere presente soprattutto nell’alimentazione di bambini e adolescenti che in Italia detengono il primato dei più grassi d’Europa.

Per tenere sotto controllo le quantità di zucchero assunto, oltre a quello aggiunto, meglio quindi controllare le etichette dei prodotti acquistati: glucosio, sciroppo di glucosio, saccarosio, zucchero di canna, zucchero invertito, fruttosio, maltosio, destrine, sarebbero da evitare o quantomeno da limitare il più possibile.

L'American Heart Association, a conclusione di uno studio sui rischi di un eccesso di zuccheri, raccomanda di non dare cibi contenenti zucchero ai bambini al di sotto dei due anni e, per gli adolescenti, di limitare il numero di bevande zuccherate a una alla settimana.

Stefania Cifani
Stefania Cifani
Nata e cresciuta a Milano, approda alla comunicazione dopo alcuni anni nella ricerca clinica e farmaceutica. Prima all’Istituto Mario Negri, presso il Dipartimento di oncologia dove si occupa soprattutto dell’aspetto della valutazione della qualità di vita negli studi clinici, in seguito presso una società di ricerche di mercato specializzata nel settore farmaceutico e ospedaliero. Nel frattempo matura l’interesse per il giornalismo e la divulgazione per cui al termine di questa esperienza, dovuta alla chiusura della società, frequenta il Master in comunicazione e salute nei media contemporanei presso la facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano. Inizia quindi a collaborare con riviste di settore, dirette a farmacisti, e in seguito con altre testate cartacee e online rivolte sia a professionisti sia al pubblico, scrivendo articoli di medicina e salute. Giornalista pubblicista dal 2013, oggi si divide tra lavoro e famiglia, alle prese con una figlia adolescente. Quando resta un po’ di tempo ama ballare e cucinare.

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