Cause e sintomi della Sesta malattia

Detta più comunemente sesta malattia, la roseola infantum è una malattia esantematica, tipica della prima infanzia.

Caratterizzata da febbre alta e dalla comparsa di macchioline rossastre sulla cute, generalmente la sesta malattia è di lieve entità e si risolve spontaneamente nel giro di pochi giorni.

Che cos'è la sesta malattia

Così chiamata per via dell'ordine cronologico con cui fu identificata, la sesta malattia è una delle malattie esantematiche (malattie infettive che si diffondono per contatto diretto e sono riconoscibili per la presenza di caratteristiche macchie rosse).

Quest'infezione è molto comune nei primi anni di vita: infatti, si manifesta nel bambino quasi sempre tra i 6 mesi e i 2 anni, sebbene possa occasionalmente insorgere più precocemente (per esempio, la sesta malattia si può manifestare in un bambino più piccolo, che non ha ricevuto gli anticorpi specifici dalla madre) oppure, ma molto di rado, più tardivamente.

La sesta malattia nei neonati ha solitamente lo stesso decorso che si osserva nel bambino più grande, mentre negli adulti (dove comunque è estremamente rara) comporta sintomi più rilevanti.

Così come il morbillo, la varicella, la rosolia e l’eritema infettivo (quinta malattia) è un’infezione virale. Vediamo quali sono i virus responsabili.

Malattia esantematica Virus
Roseola infantum (sesta malattia)
Herpesvirus umano 6B
Morbillo Morbillivirus
Varicella Varicella zoster
Rosolia Rubella virus
Eritema infettivo (quinta malattia) Parvovirus B19

Cause

Come indicato in tabella, l’agente infettivo responsabile, che fu individuato nel 1986, è un Herpesvirus umano appartenente al gruppo dei beta-Herpesvirus: nella maggior parte dei casi si tratta di HHV 6B, in qualche caso sono coinvolti altri due Herpesvirus simili, HHV 6A e HHV 7.

Nell’organismo il bersaglio preferenziale di questi virus sono i globuli bianchi (cellule che svolgono un ruolo essenziale nel nostro sistema immunitario), all’interno dei quali si moltiplicano e possono sopravvivere a lungo in stato di latenza. Una sede di localizzazione e proliferazione tipica di questi virus sono inoltre le ghiandole salivari.

HHV 6B è un virus estremamente diffuso nella popolazione: una percentuale altissima di bambini viene a contatto con esso entro i 2 anni di età, tanto che nel 90-100% dei più grandi e degli adulti si possono trovare gli anticorpi specifici.

Sintomi

La malattia esordisce in modo caratteristico con un improvviso rialzo febbrile, che può anche superare i 40° C e che, in genere, dura tra i 3 e i 5 giorni.

Nei più piccoli, l’aumento della temperatura, quando avviene in modo così brusco, può scatenare crisi convulsive che - benché allarmanti per i genitori - non sono da considerarsi pericolose e non predispongono all’insorgenza di epilessia.

Altrettanto rapida della sua comparsa, è anche la remissione della febbre, che avviene in genere in quarta giornata (tanto che la malattia viene chiamata anche “febbre dei tre giorni”) o, se necessario, dopo essere stata trattata con comuni farmaci antifebbrili come il paracetamolo o l'ibuprofene.

Generalmente la febbre non è accompagnata da altri sintomi e non compromette lo stato generale dei bambini, che, al contrario, tendono a rimanere svegli e attivi durante la fase febbrile.

In qualche caso, però, si può aggiungere una sintomatologia simil-influenzale con disturbi respiratori o gastroenterici e un ingrossamento dei linfonodi della testa, del collo e delle orecchie. In questi casi, la febbre può essere associata a:

  • malessere generale;
  • irritabilità e inappetenza;
  • arrossamento della faringe e mal di gola;
  • gonfiore delle palpebre;
  • congiuntivite;
  • vomito e diarrea (di rado).

Secondo i dati, in circa un terzo dei bambini, a distanza di poche ore, o al massimo il giorno successivo alla regressione della febbre, compare un’eruzione cutanea somigliante a quelle del morbillo e della rosolia, che, a differenze di queste ultime, non provoca desquamazione della pelle o prurito.

L'eruzione è localizzata prevalentemente sul tronco e, in minor misura, sugli arti e sul viso, ed è costituita da papule (dei piccoli rilievi di forma conica) arrossate e piane, di pochi millimetri di diametro, che a volte possono assumere un colore rosa pallido e presentare un alone bianco nell'area circostante. In alcuni bambini può verificarsi un'analoga eruzione eritematosa nel cavo orale, a livello del palato molle fino alla base dell'ugola.

Nei rari casi in cui l’infezione viene contratta in età adulta, la sintomatologia descritta è più accentuata e rappresenta un pericolo nel caso di soggetti immunocompromessi.

Decorso

La malattia ha un periodo di incubazione variabile da 5 a 15 giorni. La trasmissione dell’infezione avviene attraverso le vie respiratorie e con la saliva (quindi soprattutto tramite colpi di tosse e starnuti).

La contagiosità è massima durante la fase febbrile. In condizioni normali la sintomatologia si risolve spontaneamente e rapidamente senza richiedere alcun trattamento specifico.

Nella fase iniziale, se la temperatura è molto alta è indicata la somministrazione di antipiretici e di liquidi per contrastare la disidratazione.

Complicanze

Nei soggetti sani la malattia è del tutto benigna e la sintomatologia può anche essere molto attenuata.

Le complicanze sono rarissime e riguardano prevalentemente i soggetti (bambini o adulti) con compromissione delle difese immunitarie. In questi casi, infatti, si possono avere danni possibilmente gravi a livello dei polmoni, del fegato, dei tessuti emopoietici e del sistema nervoso centrale; pertanto, è consigliabile rivolgersi al pediatra o al medico (a seconda dei casi).

L’infezione non sembra invece comportare rischi durante gravidanza; inoltre, data la sua diffusione nella popolazione generale, la probabilità che una donna incinta possieda anticorpi specifici è molto alta.

Prevenzione

In genere, non sono consigliate misure di prevenzione particolari, tuttavia, per ridurre il rischio di contagio di altri bambini, può essere utile adottare alcune semplici precauzioni. Mamme e papà possono, infatti, assicurarsi che i loro bambini:

  • si lavino spesso mani e viso;
  • tossiscano e starnutiscano all'interno di fazzoletti (che devono essere gettati subito dopo l'uso);
  • non condividano bicchieri, piatti e posate.

Il decorso della malattia, invece, richiede un’attenta sorveglianza nei soggetti immunodepressi per la possibilità di complicanze gravi.

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