Macchie davanti agli occhi

C’è chi le vede come moschine, chi come puntini neri o filamenti, chi come ombre: ognuno ha il suo modo di descrivere quegli “oggetti volanti non identificati” che sembrano galleggiare nei nostri occhi, soprattutto quando li alziamo per guardare un cielo azzurro o li puntiamo verso una parete bianca. 

«Le macchie scure davanti agli occhi, di varie dimensioni e che si spostano seguendo i movimenti di occhi e palpebre, ma non causano alcun dolore, si chiamano in termini scientifici miodesopsie (dal greco miodes, simili a mosche, appunto)», spiega Francesco Carones, oculista specializzato in chirurgia refrattiva e chirurgia della cataratta. «Di solito non sono un segnale di malattie, ma sono sintomi causati dalla degenerazione o alterazione del vitreo, la sostanza gelatinosa trasparente (formata da zuccheri, proteine, collagene, acido ialuronico, fibre) che riempie per intero l’occhio tra retina e cristallino che, con il processo dell’invecchiamento, tende a disidratarsi, formando piccole impurità che fluttuano nel vitreo e vengono individuate nel campo visivo». 

La disidratazione può avere anche un’altra conseguenza: «Provocare una riduzione del volume della gelatina che non è più completamente aderente sulla retina come una palla, ma si ritira verso il centro del bulbo oculare. Queste aree di distacco danno la sensazione di vedere dei “moscerini” che ci passano davanti».  Nella stragrande maggioranza dei casi, quindi, le “moschine” non sono nulla di grave, sono la conseguenza di eventi fisiologici o parafisiologici, cioè connessi all’avanzare dell’età, e sono perciò estremamente comuni, anche se colpiscono più gli occhi “lunghi” rispetto agli occhi “corti”: cioè più i miopi che gli ipertmetropi o chi non ha difetti di vista, perché gli occhi miopi contengono più vitreo ed è più facile che questo diventi impuro o che si stacchi».

I rischi connessi alle miodesopsie

«C’è solo un potenziale pericolo», continua l’oculista. «Quasi sempre la retina è sufficientemente forte da rimanere comunque attaccata alla coroide (membrana che avvolge la retina dall’esterno): ma in alcuni casi, per fortuna rari, quando il vitreo si ritira possono formarsi microlacerazioni che, a loro volta, possono predisporre al vero e proprio distacco della retina. Ci sono delle condizioni che aumentano il rischio di questo processo degenerativo: in primis la forte miopia. Chi ha questo difetto visivo, infatti, ha una retina più sottile e delicata e quindi più soggetta a “strappi” nel caso di distacco di vitreo». Perciò, anche se le miodesopsie in genere non devono allarmare, è opportuno - soprattutto se insorgono all’improvviso e si accompagnano a visione sfocata - segnalarle all’oculista. «Perché non è possibile discriminare a monte se il fenomeno è stato benigno, senza problemi per la retina; se c’è stato un danno alla retina, occorre una diagnosi, in base alla sintomatologia».

Il distacco del vitreo è caratterizzato, oltre che dalle “mosche volanti”, soprattutto dai “lampi”. Spiega Francesco Carones: «Se la persona va a dormire e una volta spente tutte le luci nel campo visivo di un occhio ha flash luminosi o l’impressione di avere una lucina che si accende e si spegne di continuo, è bene che consulti al più presto l’oculista: l’effetto della ritrazione del vitreo sulla retina stimola le fibre nervose e dà la sensazione di luce anche al buio ed è il momento che può precedere un distacco di vitreo. Anche questo non è un fenomeno di per sé rischioso o preoccupante, ma se al risveglio ci sono miodesopsie, soprattutto in chi ha una forte miopia e negli anziani, è bene non sottovalutarlo».  

Solitamente, però, i miopi sono allertati: «La visita specialistica è importante anche per essere informati sulla prevenzione di possibili eventi a cui può andare incontro il paziente, in base al proprio difetto visivo», sottolinea l’esperto. «Gli ottici sono molto preparati oggi e realizzano occhiali di alta qualità. Ma periodicamente è necessario un controllo medico, oltre che per alcuni controlli che solo un medico può fare (per esempio la pressione intraoculare, per scongiurare il rischio glaucoma, patologia silente) anche per migliorare la propria consapevolezza su eventuali rischi, per riconoscere i campanelli d’allarme di varie patologie oculari». A volte le macchie possono essere la spia di un disturbo neurologico connesso al nervo ottico, per esempio.

Macchie davanti agli occhi: le cause più diffuse

Le impurità che si formano nel vitreo per il normale processo di disidratazione possono capitare a tutte le età, anche in bambini, adolescenti, giovani adulti. «La prima volta può spaventare», continua Francesco Carones. «Ma nel giovane la disidratazione del vitreo è quasi sempre temporanea, e spesso si risolve. Per poi magari ripresentarsi anni dopo, ma sempre senza pericoli, perché il distacco di vitreo non accade praticamente mai prima dei 45-50 anni». I mesi dell’anno in cui è più facile “vedere le mosche” vanno da giugno a settembre: «È il periodo in cui ci si disidrata di più, per il caldo e il sudore: l’organismo recupera i liquidi dove può, e il vitreo è una bella riserva. Gran parte del problema si manifesta d’estate e a settembre, puntualmente, c’è un aumento di richiesta di visita oculistica da persone che hanno visto comparire le “mosche volanti” e vogliono essere rassicurate. Anche trascorrere molte ore al computer o in ambienti molto secchi può peggiorare il disturbo».

La bella stagione, inoltre, favorisce la “scoperta” delle miodesopsie: «Le impurità vengono viste soprattutto in situazioni di alto contrasto: volgendo lo sguardo verso il mare, il cielo, le nuvole (o anche la neve) o superfici chiare perché sono molto sensibili al diametro della pupilla: più è stretta per il passaggio della luminosità, più il fenomeno è visibile. 

Le miodesopsie possono essere causa di fotofobia, cioè fastidio e sensibilità alla luce naturale, anche con lacrimazione, in qualsiasi stagione dell’anno: «Il vitreo con impurità è paragonabile al parabrezza dell’auto sporco: se si guida contro luce, la visuale risulta appannata e la messa a fuoco è molto faticosa».  

Paradossalmente, anche la correzione di un difetto visivo per mezzo di occhiali, lenti a contatto o intervento di chirurgia refrattiva può far sì che il paziente si accorga improvvisamente delle “mosche volanti”: «Migliorare la vista, anche con un intervento di cataratta, fa sì che le persone “vedano meglio” anche i corpi mobili del vitreo. Colliri o lacrime artificiali, invece, non apportano né migliorie né peggioramenti, perché la loro componente idrica non penetra nel vitreo (a differenza di quella farmacologica) e quindi non serve a aumentarne l’idratazione».

«Tra le malattie classiche che possono dare questi disturbi visivi c’è il diabete, che può compromettere sia la retina, sia lo stato del vitreo. Anche da un trauma (non tanto violento da causare un distacco di retina) possono generarsi impurità fluttuanti: una pallonata in faccia giocando a calcio può scombussolare il vitreo e magari rendere improvvisamente visibile un’impurità che già c’era ma, per esempio, in una posizione più laterale e quindi non percepita» spiega lo specialista. 

La presenza di sangue per microsanguinamenti dei vasi sanguigni e infiammazione dovuti a rotture retiniche – provocati da motivi traumatici, fragilità capillare, importanti sbalzi pressori – può avere invece come conseguenza la vista offuscata, ma in genere il paziente non ha la percezione delle “mosche volanti”. Solo lo specialista può aiutare a evitare la confusione tra differenti sintomi.

Infine, a volte anche la cefalea, cioè il mal di testa, può causare bagliori e lampi che si diffondono poi in tutto il campo visivo, ma non appaiono come corpi mobili “singoli” (aura da emicrania) e possono esserci altri sintomi come la nausea e il vomito.

Macchie davanti agli occhi e stress

Anche lo stress può essere un fattore di rischio per la comparsa di macchie davanti agli occhi: «Di per sé non aumenta la probabilità di distacco di vitreo o che si generino impurità vitreali, ma rende più visibili quelle che già ci sono, perché anche quando si è molto sotto pressione la pupilla tende a restare più stretta» spiega Francesco Carones.

Oltre a essere una causa, lo stress può però essere anche una conseguenza della presenza di impurità che compromettono il campo visivo. «Anche se dipende dall’entità del problema, effettivamente ci sono delle condizioni in cui il vitreo diventa opaco e crea così tanto fastidio che è necessario un intervento medico, perché la capacità visiva si può ridurre, passando da 10 decimi a 7 o addirittura 5, impattando in maniera significativa anche sulla qualità della vita e il benessere delle persone. Il disturbo può peggiorare o migliorare nel tempo, ma può anche diventare a sua volta causa di stress e ansia - perché il paziente continua a visualizzarle, quasi a “cercarle” - creando un circolo vizioso. Quello che per quasi tutti è solo un disagio, in caso di ipersensibilità della persona che ne soffre, può inficiare la qualità del sonno, dando difficoltà di addormentamento e, in alcuni casi, trasformarsi in una vera e propria ossessione».

Come prevenire le macchie davanti agli occhi

Il metodo migliore per prevenire la comparsa di miodesopsie consiste nell’idratarsi molto, sempre: «Bere almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno, anche sotto forma di tisane o tè, e mangiare molti cibi ricchi d’acqua, e cioè frutta e verdura, in tutte le modalità: zuppe, minestroni, centrifugati, estratti, macedonie, insalate, per spuntini e spezzafame, a colazione, pranzo e cena. È anche possibile assumere integratori specifici per rendere il vitreo più fluido e consistente, così da impedire i fenomeni di disidratazione: può essere utile un ciclo di un mese e mezzo di prodotti a base di vitamina E, collagene, acido ialuronico, coenzima Q10, zinco, piombo, e in generale sostanze antiossidanti che servono a contrastare i processi di invecchiamento e a favorire la circolazione».

Rimedi per le macchie davanti agli occhi

Per fortuna, le terapie esistono anche per questo aspetto della salute degli occhi. «Ci sono tre possibili strade», spiega l’oculista. La meno invasiva coincide anche con la prevenzione. Se l’alimentazione non è sufficiente a migliorare le miodesopsie nel momento in cui si sono già manifestate, è possibile un intervento laser: «Il trattamento si chiama Vitreolisi Yag Laser: in pratica, l’oculista mette a fuoco i corpuscoli applicando una lente a contatto e li vaporizza con impulsi laser a bassa energia, così che spariscano o si riducano per dimensione, smettendo di dare fastidio. È un trattamento ambulatoriale, senza bisogno di ricovero, preceduto da un anestetico locale e un collirio di midriatico per far dilatare la pupilla». La seduta dura circa mezz’ora, e possono servirne più di una. Il trattamento non è sempre possibile, possono esserci controindicazioni e quindi viene preceduto da una serie di esami per verificarne l’assenza e garantirne lo svolgimento in sicurezza.

C’è anche una soluzione estrema: «Solo nei casi più gravi, quando il vitreo è molto denso, irrimediabilmente opaco e la capacità visiva assai ridotta, oppure la problematica inficia comunque in modo pesante la serenità e la qualità della vita del paziente, è possibile un intervento di vera e propria microchirurgia oculare, la vitrectomia, con la quale l’oculista aspira il vitreo e lo sostituisce con liquido fisiologico. L’intervento viene fatto in ambiente sterile, l’anestesia è per infiltrazione locale, e il recupero avviene in due-tre giorni»

Mariateresa Truncellito
Mariateresa Truncellito
Brianzola di nascita, lucana di famiglia, si è formata alla Scuola di giornalismo Rizzoli-Corriere della Sera dopo aver vinto una delle dodici borse di studio dopo la laurea in Scienze Politiche. Giornalista professionista, in oltre vent'anni di lavoro ha scritto per oltre una cinquantina di testate nazionali, cartacee e on line. Ha lavorato per molti anni al desk, in quotidiani e periodici, fino al ruolo di caporedattore per il mensile Top Salute. Oggi è freelance. Scrive per numerose testate, collabora con professionisti del settore della salute, modera conferenze e tavole rotonde, corsi di aggiornamento per giornalisti e presentazioni, collabora con diverse agenzie di comunicazione. Si occupa di molti temi che riguardano le donne, con particolare attenzione alla divulgazione sulla salute e il benessere femminile, la medicina di genere, gli aspetti più delicati e controversi della ginecologia e della fertilità, dai vaccini alla menopausa alle malattie a trasmissione sessuale, grazie ai quali ha vinto numerosi premi giornalistici. Nel tempo libero è una ballerina appassionata di lindy hop, boogie woogie e altri balli swing, attività che non manca mai di consigliare nei suoi articoli di benessere perché consentono di fare movimento divertendosi e socializzando. E sono adatte a tutti e a tutte le età.

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