Ernia inguinale, che fare?

L'ernia inguinale richiede nella maggior parte dei casi un trattamento chirurgico per evitare, o risolvere, gravi complicanze.

La fuoriuscita di un viscere dalla cavità che normalmente lo contiene viene indicata con il termine “ernia”.

L’ernia inguinale, in particolare, si verifica quando, per un cedimento, una debolezza o una piccola malformazione congenita della parete addominale, si forma un’apertura anomala, definita porta ernaria.

Questa apertura agevola la fuoriuscita di un viscere in corrispondenza del canale inguinale, un condotto situato tra la coscia e la parete addominale. Il viscere può essere costituito da grasso addominale o da un’ansa intestinale.

L’ernia inguinale è una patologia frequente, che può interessare tanto i bambini quanto gli anziani. Nell’età adulta si presenta più spesso intorno ai 50 anni e, per la conformazione anatomica del canale inguinale maschile, più ricco di vasi sanguigni e nervi, è più frequente tra gli uomini.

Classificazione delle ernie

In genere le ernie si formano in corrispondenza dei punti del corpo dove strutture abbastanza voluminose, come tratti dell'intestino o vasi sanguigni, entrano o escono da una cavità.

L’ernia inguinale appartiene alla più vasta categoria delle ernie addominali, delle quali costituisce il 75% della casistica.

A questa categoria appartiene anche l’ernia ombelicale, localizzata nell’anello che circonda l’ombelico, più frequente nei neonati e nelle donne in gravidanza. Oltre che da un difetto alla nascita può insorgere nel tempo favorita da condizioni come obesità, ascite o dialisi peritoneale cronica.

Altri tipi di ernie della parete addominale sono l’ernia epigastrica, che, per una debolezza congenita, fuoriesce in corrispondenza dell’area situata tra sterno e ombelico, e quella incisionale, derivante da cicatrici per interventi chirurgici pre-esistenti, che può presentarsi anche a distanza di anni. E, ancora, l’ernia denominata ventrale laterale o di Spigelio, una malattia rara dovuta a difetti del muscolo addominale trasverso e localizzata in genere sotto il livello dell'ombelico.

Il tipo di ernia più frequente, dopo quella inguinale, è l’ernia crurale, anche nota come femorale: rappresenta il 2-5% delle ernie addominali e interessa più facilmente il sesso femminile. Si manifesta nella regione crurale, alla radice della coscia sotto il legamento inguinale, con la fuoriuscita di un'ansa intestinale nell'area del pube a causa dell'indebolimento della fascia muscolare che ricopre questa parte.

Cause dell’ernia inguinale

L’ernia inguinale può avere origini diverse. Può infatti essere di natura congenita, cioè essere presente fin dalla nascita a causa di anomalie o errata morfogenesi; oppure può derivare da un’anomalia dello sviluppo della parete addominale o dipendere da un sopraggiunto indebolimento delle fasce muscolari, normalmente associato al processo di invecchiamento o al sollevamento di carichi pesanti, in particolare se eseguito in modo inappropriato o ripetitivo come nel caso di alcune attività lavorative usuranti.

La comparsa di ernie acquisite è favorita da alcune condizioni come sovrappeso e obesità, tosse violenta e ripetuta, traumi e lesioni a carico dell’addome, gravidanza, sedentarietà. Anche la stipsi, costringendo a uno sforzo per l’evacuazione, rappresenta un potenziale fattore favorente lo sviluppo dell’ernia.

Diretta o indiretta?

Le ernie inguinali possono essere dirette o indirette. Le ernie indirette sono le più diffuse e riconducibili a un’origine congenita, comune nei nati prematuri. Si formano sopra il legamento inguinale e passano attraverso l'anello inguinale interno al canale.

Sono più comuni nei maschi; durante la gestazione, infatti, il funicolo spermatico, insieme ai testicoli, scende nello scroto attraverso il canale inguinale. Se l’ingresso del canale non si chiude correttamente, il tessuto corrispondente della parete addominale resterà debole.

L’ernia inguinale, che può essere mono o bilaterale, si localizza più frequentemente sulla destra: il testicolo destro, infatti, scende nello scroto più tardi rispetto a quello sinistro e quindi il canale inguinale di destra si chiude dopo quello di sinistra.

Le ernie dirette sono meno frequenti. Qui le anse intestinali escono direttamente dall’addome attraverso un’apertura della parete addominale stessa, senza passare nel canale inguinale. Sono causate da un indebolimento del tessuto muscolare in genere legato a uno sforzo ripetuto sul muscolo addominale. Sono fattori predisponenti tosse cronica, stipsi, sovrappeso, sforzi per sollevamento di oggetti pesanti.

Sintomi dell’ernia inguinale

La manifestazione tipica dell’ernia inguinale è un rigonfiamento, localizzato in uno o entrambi i lati della zona inguinale. La consistenza al tatto è in genere morbida, ma può variare a seconda del contenuto. Anche le dimensioni sono variabili e possono aumentare notevolmente con il passare del tempo, fino a raggiungere la dimensione di un ananas.

In alcuni casi il rigonfiamento è visibile solo quando la persona è in posizione eretta; distendendosi, infatti, il viscere fuoriuscito rientra nella propria sede anatomica e il disturbo risulta del tutto asintomatico.

Più spesso però nella zona interessata la persona avverte fastidio, sensazione di peso e pressione, dolore e a volte bruciore. Si tratta di sintomi che diminuiscono con il riposo e che aumentano a seguito di esercizio fisico, affaticamento, lunghe camminate, sforzi addominali intensi come starnuti e colpi di tosse.

In alcuni casi il dolore può irradiarsi alla gamba e interessare lo scroto, con gonfiore e aumento delle dimensioni. Altri possibili sintomi sono anche dolore allo stomaco e difficoltà digestive. In alcuni casi il disturbo causato dall’ernia può diventare invalidante e impedire di stare in piedi o di camminare.

La maggior parte delle ernie può essere “ridotta” dal paziente stesso o dal medico, cioè spinta verso l'interno della cavità addominale con una manovra manuale.

Un’ernia non riducibile si definisce incarcerata: il viscere intestinale fuoriuscito rimane “incastrato” nella porta erniaria. Si tratta di una situazione pericolosa che in genere prelude allo strozzamento: il viscere viene stretto dai legamenti e dai muscoli, o dal restringimento del canale in cui si è infilato, e non può più tornare indietro nella sua sede originaria.

Il rischio è che l‘ernia ostruisca il passaggio delle feci, causando un blocco intestinale o, situazione ancora peggiore, che l’afflusso di sangue al piccolo intestino venga interrotto, con la conseguente necrosi dei tessuti. L’ernia strozzata è una complicanza molto grave che, se non risolta con un intervento chirurgico tempestivo, può portare al decesso del paziente.

La sintomatologia in questa situazione è più intensa e comporta febbre, dolore fisso e intenso che peggiora in breve tempo, nausea e vomito, pressione bassa. La cute sovrastante la zona interessata può essere inoltre arrossata ed eritematosa.

Diagnosticare l’ernia inguinale

La diagnosi di ernia inguinale è a cura del medico chirurgo e si basa sull’anamnesi del paziente e sulla visita clinica.

Poiché l'ernia può essere evidente solamente quando la pressione addominale è aumentata, il paziente deve essere visitato in posizione eretta. Al paziente inoltre può essere chiesto di tossire in modo da rendere apprezzabili anche ernie altrimenti poco evidenti.

Nelle donne individuare la presenza di ernia inguinale può risultare difficile; a differenza di quanto accade dell’uomo, infatti, nella donna l’ernia è interna e quasi sempre molto più piccola, ma non per questo meno dolorosa. Inoltre, capita che i dolori pelvici vengano attribuiti a problemi ginecologici come cisti ovariche o fibromi, con conseguente ritardo nella diagnosi.

Trattamento dell’ernia inguinale

L’ernia inguinale non rappresenta di per sé un pericolo, ma può dare luogo a complicanze molto gravi che richiedono un intervento in emergenza.

Per questo motivo la terapia di elezione è l’intervento chirurgico, in modo da prevenire i rischi dell’incarcerazione; la chirurgia deve essere però personalizzata sulla base delle caratteristiche del paziente.

Solo raramente e nei bambini, il problema può risolversi spontaneamente. In generale, infatti, con il tempo il canale inguinale è destinato ad allargarsi sempre più e l’ernia a divenire sempre più evidente, rendendo più probabile il rischio di una recidiva.

L’intervento a cielo aperto viene eseguito in genere con anestesia locale o spinale; l’ernia viene riportata nella sua sede originale e per rinforzare la parete addominale indebolita viene posizionata una rete di materiale sintetico. La chirurgia laparoscopica richiede l’anestesia generale. Nei bambini la protesi di rinforzo della parete addominale non viene inserita e si procede con la sutura semplice della porta ernaria.

Nella maggior parte dei casi l’intervento si svolge in regime di day hospital. Il decorso post-operatorio è variabile a seconda delle dimensioni dell’ernia, della tecnica utilizzata, dell’età e dello stato di salute del paziente.

Tuttavia, ai pazienti operati viene consigliato di evitare ogni tipo di sforzo per tre-quattro settimane dopo l’operazione. Per la ripresa delle normali attività non esiste una regola e la durata della convalescenza dipenderà dalle caratteristiche individuali. Nei bambini il recupero è in genere più rapido.

Le complicanze della chirurgia possono riguardare l’infezione e il sanguinamento della ferita, situazioni alle quali, nel controllo clinico successivo all’intervento, il chirurgo dovrà prestare particolare attenzione: può capitare infatti che l’infezione della ferita nasconda in realtà un'infezione interna legata alla protesi, che l’organismo potrebbe non tollerare.

In alcuni pazienti possono poi presentarsi dolori di tipo nevralgico, dovuti alla fibrosi intestinale indotta dall’impianto della protesi. In prima battuta questi disturbi possono essere trattati con farmaci antinfiammatori, ma nel caso in cui dovessero perdurare si rende necessario un approccio farmacologico che agisca a livello centrale.

Non esistono strategie di prevenzione per l’ernia inguinale. Certamente però è opportuno conservare un peso entro la norma, evitare sforzi o sollevamenti eccessivi. In generale può essere di aiuto mantenere il tono muscolare dell’addome, con esercizi mirati. Per quanto riguarda l’alimentazione, una dieta ricca di fibre e liquidi può contrastare la tendenza alla stipsi e i conseguenti sforzi legati all’evacuazione difficoltosa.

Stefania Cifani
Stefania Cifani
Nata e cresciuta a Milano, approda alla comunicazione dopo alcuni anni nella ricerca clinica e farmaceutica. Prima all’Istituto Mario Negri, presso il Dipartimento di oncologia dove si occupa soprattutto dell’aspetto della valutazione della qualità di vita negli studi clinici, in seguito presso una società di ricerche di mercato specializzata nel settore farmaceutico e ospedaliero. Nel frattempo matura l’interesse per il giornalismo e la divulgazione per cui al termine di questa esperienza, dovuta alla chiusura della società, frequenta il Master in comunicazione e salute nei media contemporanei presso la facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano. Inizia quindi a collaborare con riviste di settore, dirette a farmacisti, e in seguito con altre testate cartacee e online rivolte sia a professionisti sia al pubblico, scrivendo articoli di medicina e salute. Giornalista pubblicista dal 2013, oggi si divide tra lavoro e famiglia, alle prese con una figlia adolescente. Quando resta un po’ di tempo ama ballare e cucinare.

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