Dolcificanti: sì o no?


Sostituire lo zucchero non sempre è vantaggioso. Che lo si faccia con edulcoranti di origine naturale o di sintesi.

Viviamo in una società sempre più “light”. Bevande, gomme da masticare, yogurt e altri alimenti ipocalorici proliferano sui banchi dei supermercati e spesso anche nelle dispense di chi vuole perdere qualche chilo.

Nella maggior parte di questi prodotti lo zucchero è sostituito con dolcificanti (edulcoranti) ipocalorici sui quali si fa spesso molta confusione. Soprattutto per quanto riguarda i pro e i contro.

Innanzitutto occorre fare una distinzione poiché esistono fondamentalmente due tipi di dolcificanti: quelli di derivazione naturale e quelli artificiali o sintetici.

Dolcificanti naturali Sorbitolo, xilitolo, mannitolo, fruttosio
Dolcificanti artificiali Aspartame, acesulfame, saccarina, ciclamati

L’identikit dei naturali

I cosiddetti polialcoli, come sorbitolo, xilitolo e mannitolo (presenti nella frutta o in altre parti delle piante) sono meno calorici del normale zucchero da cucina (saccarosio), fornendo 2,4 calorie al grammo contro le 4 del saccarosio e hanno un potere dolcificante simile. Per questo sono utilizzati in un numero sempre maggiore di alimenti ipocalorici.

Inoltre non favoriscono lo sviluppo della carie. In particolare lo xilitolo, che proprio per questo troviamo spesso in prodotti per la salute dei denti e nei chewing-gum.

Un discorso a parte va fatto per il fruttosio. Infatti ha un potere dolcificantie più elevato del saccarosio, ma fornisce esattamente le stesse calorie, pertanto non consente un grosso risparmio energetico. Ed ha potere cariogeno.

Qualche lato negativo c’è

Sebbene i polialcoli siano di origine naturale e consentano un risparmio di calorie, un loro uso eccessivo ha effetti lassativi. Si consiglia quindi di utilizzarli con moderazione e di leggere attentamente le indicazioni riportate sull’etichetta degli alimenti che li contengono.

Edulcoranti sintetici sotto la lente

Nati in origine per i pazienti diabetici, il loro utilizzo si è allargato alle preparazioni di bevande e alimenti “light” anche se, da sempre, animano accese discussioni sui loro potenziali effetti negativi.

Assolutamente acariogeni e dotati di un forte potere dolcificante (da 30 a 500 volte quello del saccarosio) oggi sono diffusissimi nell’industria “diet” perché alle dosi utilizzate risultano praticamente privi di calorie.

Aspartame, acesulfame, saccarina, ciclamati: basta leggere una qualsiasi etichetta di prodotti light per rendersi conto della frequenza con cui compaiono tali sostanze.

Alla ricerca di sicurezza

In questi ultimi anni si sono moltiplicati gli studi sulla possibile tossicità di tali sostanze. In particolare è stato recentemente oggetto di controversie l’aspartame, che ha potere dolcificante di 200 volte superiore a quello dello zucchero e che quindi è molto usato nei prodotti dietetici.

In Italia è stato al centro di due recenti ricerche dell’Istituto Ramazzini di Bologna che, con i loro risultati ottenuti su animali da laboratorio, hanno riacceso le polemiche. Sono stati infatti evidenziati possibili legami con un aumentato rischio di tumori e di danni alla salute, specie nei bambini.

Ma l'EFSA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, ha comunque ribadito che se il consumatore rispetta le dosi giornaliere accettabile (DGA), cioè al massimo 40 mg/kg di peso corporeo, non sussistono rischi significativi per la salute.

Risultati altalenanti

Discorso analogo va fatto per altri dolcificanti artificiali che sono stati molto studiati e discussi in passato e poi sono stati scagionati. Sempre a patto che si rispettino le dosi giornaliere accettabili indicate dalle autorità preposte.

È il caso per esempio della saccarina (DGA 2,5 mg/kg peso corporeo/die) e del ciclamato di sodio (DGA 11 mg/kg peso corporeo/die). Anche se il permanere di incertezze sulla sicurezza di quest’ultimo ne ha fatto vietare l’uso in alcuni Paesi, come gli Stati Uniti.

Dubbi e certezze

Al di là dei possibili dubbi, ci sono comunque alcune certezze: questi dolcificanti non vanno somministrati ai bambini sotto ai tre anni e non devono essere utilizzati in gravidanza.

Inoltre l’aspartame, essendo una fonte di fenilalanina, è controindicato nelle persone affette da fenilchetonuria, una malattia congenita dovuta alla deficienza di un enzima deputato a metabolizzare la fenilalanina.

Consigli qualificati

Gli esperti consigliano l’utilizzo degli edulcoloranti artificiali soltanto alle persone con problemi di obesità o affette da diabete. Chi è in modesto sovrappeso dovrebbe farne al massimo un uso saltuario e limitato nel tempo.

Tenendo anche conto dei suggerimenti dell’INRAN (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) contenuti nelle Linee guida per una sana alimentazione:

“Il consumo dei sostituti dello zucchero, pur se ormai entrato nell’uso corrente, non è affatto indispensabile, neppure nei casi in cui si seguano regimi ipocalorici per la riduzione del peso. Infatti l´uso di questi edulcoranti non permette da solo di ridurre il peso corporeo se non si diminuisce la quantità totale di calorie introdotte con la dieta e non si aumenta l’attività fisica.”

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