Leucociti nelle urine

L’urina è considerata una sostanza di rifiuto dell’organismo, ma la presenza di leucociti può diventare strumento di diagnosi di alcune patologie.

Insieme ai globuli rossi (detti anche eritrociti) e alle piastrine, i leucociti, meglio noti come globuli bianchi, sono uno dei tipi cellulari presenti nel sangue. Il loro compito è proteggere e mantenere in buona salute l’organismo mettendo in atto meccanismi di difesa contro germi di varia natura (virus, batteri, miceti e parassiti) e corpi estranei che hanno superato le barriere protettive del corpo, costituite dalla cute e dalle mucose.

Nel sangue sono presenti vari tipi di leucociti: i granulociti polimorfonucleati, suddivisi in neutrofili, eosinofili, basofili, e i granulociti mononucleati, suddivisi in linfociti e monociti, da cui derivano i macrofagi.

Tutte queste cellule sono prodotte dal midollo osseo e ognuna di esse ha una particolare attività. Alcune sono coinvolte nella cosiddetta immunità innata, ovvero la prima linea di difesa, aspecifica, messa in atto dall’organismo in presenza di un patogeno. Altri (linfociti T e B) sono invece responsabili di una risposta immunitaria più specifica, quella adattativa, che si attiva in seguito al riconoscimento di un antigene.

Il numero e il rapporto tra le varie specie di leucociti viene controllato con la cosiddetta formula leucocitaria, che fa parte dell’emocromo, un esame di laboratorio che ha lo scopo di valutare le quantità dei principali costituenti cellulari del sangue.

In una persona adulta, i valori normali di leucociti nel sangue sono compresi tra 4.000 e 10.000 per millimetro cubo di sangue. I vari tipi di globuli bianchi sono presenti in percentuali diverse:

Tipo di leucociti Percentuale
Neutrofili 54-62%
Eosinofili 1-6%
Basofili circa 1%
Linfociti 27-37%
Monociti 6-9%

In alcuni casi può succedere che il loro numero nel sangue si modifichi: in caso di aumento si parla di leucocitosi, mentre una loro carenza viene definita leucopenia. Nella maggior parte dei casi va precisato che non è solamente un aumento dei leucociti nel sangue che deve preoccupare, ma un'alterazione dei rapporti con le altre cellule del sangue.

In condizioni patologiche è possibile osservare la presenza dei leucociti non solo nel sangue, ma anche nelle urine. Se tutto funziona in maniera corretta, quando filtrano il sangue per depurarlo dalle impurità, i reni non lasciano passare i leucociti nelle urine, se non in percentuali molto piccole. A volte però, in seguito a un’infezione o a un’infiammazione, può succedere che il numero di leucociti nelle urine possa aumentare fino a raggiungere elevati livelli. Si tratta della spia di un problema su cui bisogna intervenire con tempestività. In questi casi, il medico sottoporrà il paziente a una visita e a esami per individuarne la causa.

Come si misurano

Conoscere la quantità di leucociti “lasciati passare” dai reni è molto semplice: basta sottoporsi a un esame delle urine che consiste nell’osservare al microscopio (o mediante una tecnica chiamata citofluorimetria) un campione di urina sottoposto a centrifuga, per poi analizzare il contenuto del cosiddetto sedimento urinario.

Questo tipo di esame, detto per l'appunto microscopico, consente di rilevare anche la presenza di emazie(globuli rossi), di cellule epiteliali, di cristalli, di cilindri, di batteri e lieviti. Esso è sempre incluso nell'esame standard delle urine insieme all'esame fisico (che ne descrive colore, limpidezza e odore) e a quello chimico,(con cui se analizzano caratteristiche quali ph e peso specifico e si ricerca l'eventuale presenza di nitriti, esterasi leucocitaria, bilirubina, albumina e altre sostanze).

Nel caso dei leucociti, si ritiene nella norma la presenza di 1-2 di essi per campo microscopico, mentre si parla di leucocituria, cioè di eccessiva presenza di leucociti nelle urine, quando sono presenti 10 o più leucociti per campo microscopico. Il calcolo dei leucociti al microscopio può essere condizionato da fattori in grado di modificare la concentrazione delle urine e dalla variazione della quantità di liquido che viene messa sul vetrino.

Raramente i leucociti sono presenti nelle urine; in questo caso la loro conta dà come risultato una quantità definita “trascurabile”. Se l’esito dell’esame delle urine porta invece la dicitura “tracce”, vuol dire che la loro concentrazione nelle urine è leggermente più alta del normale.

Non è comunque il caso di preoccuparsi, soprattutto se non ci sono altri segni che possono preoccupare, come la presenza di sangue o di pus.

L’esame delle urine, oltre alla conta dei leucociti, ne valuta infatti anche l’aspetto, prendendone in considerazione due caratteristiche: il colore e la torbidità. Se il colore è giallo paglierino, significa che non è presente alcuna infezione, mentre se l’aspetto ha un colore giallo torbido, dovuto alla presenza di muco, di pus, di germi o di cellule di sfaldamento (vecchie cellule epiteliali), vuol dire che potrebbe esserci un’infiammazione in corso.

Per la misurazione dei livelli di leucociti è bene raccogliere un campione di urina della prima minzione del mattino, in quanto più concentrata e maggiormente in grado di fornire indicazioni utili. È, però, importante non raccogliere il primo getto di urina, ma quello successivo, fino a riempire la provetta, richiudendola bene. Durante il ciclo mestruale, è consigliabile utilizzare un tampone assorbente al momento della raccolta del campione, per non correre il rischio di contaminarlo, oppure posticipare l'esame di qualche giorno, se possibile.

Le urine vanno raccolte in un contenitore monouso sterile acquistabile in farmacia senza ricetta medica. Le urine devono essere consegnate in breve tempo al laboratorio, in modo da evitare la contaminazione da parte di germi in grado di modificare alcune importanti caratteristiche delle urine (acidità, limpidezza, precipitazione di sostanze sotto forma di cristalli).

Prima di effettuare il prelievo, è opportuno lavarsi le mani con acqua e sapone e pulire i genitali per evitare la contaminazione del campione e alterare il risultato dell’esame.

Oltre all’esame di laboratorio, è possibile eseguire un’analisi anche a casa propria, ricorrendo a strisce reattive da immergere nell'urina che si acquistano in farmacia senza ricetta medica e che cambiano colore e intensità in base alla presenza e alla concentrazione dei leucociti. In caso di esito positivo, è bene contattare il proprio medico e ripetere l’analisi in laboratorio per un risultato più affidabile e preciso.

L’interpretazione dei risultati

La presenza di leucociti nelle urine indica solitamente un’infezione a carico delle vie urinarie. Se il numero di leucociti rilevato è molto alto, in genere si è in presenza di un’infezione acuta, mentre se il loro numero è poco sopra la norma, spesso si tratta di un’infezione cronica o di un disturbo sistemico mal curato (come il diabete).

La conta di leucociti nelle urine non fornisce però informazioni circa la tipologia di infezione (per esempio virale o batterica) né sull’organo dell'apparato urinario che ne è stato colpito (rene, ureteri, vescica o uretra). Sarà quindi compito del medico studiare il referto per indagare la presenza di eventuali sintomi o prescrivere ulteriori analisi ed esami strumentali (come urinocoltura o ecografia al basso ventre).

Per esempio, quando la presenza di leucociti nelle urine è dovuta a infezione dell’uretra (uretrite), gli altri sintomi possono essere:

  • secrezioni uretrali con presenza di pus,
  • bruciore durante la minzione.

Molto spesso l'uretrite è dovuta a infezioni virali o batteriche (causate per lo più da microrganismi responsabili di malattie sessualmente trasmissibili come la gonorrea), a cattiva igiene personale oppure a rapporti sessuali non protetti; essa viene trattata con antibiotici.

Se si tratta invece di cistite (un’infezione della vescica causata da batteri come l'Escherichia coli, che colpisce soprattutto le donne giovani e sessualmente attive), la presenza di leucociti nelle urine si accompagnerà a disturbi della minzione, come frequente bisogno e difficoltà a urinare, dolore e bruciore durante l'emissione di urina, senso di incompleto svuotamento della vescica. In alcuni casi può essere presente del sangue (ematuria) o del pus (piuria), che danno un aspetto torbido e sfumature rossastre alle urine, ma in genere può essere trattata efficacemente con una terapia antibiotica di breve durata.

Nel caso di calcoli ai reni (litiasi renale), il paziente può avvertire un bisogno frequente di urinare, bruciore e dolore alla minzione; il getto di urina può essere ridotto di intensità, con lievi dolori a un fianco fino ad avere una vera e propria colica renale. Le urine possono diventare torbide, a volte con presenza di sangue e cattivo odore.

Se l’aumento del numero di leucociti nell'urina è dovuto a un’infezione alla prostata (prostatite), si possono avere disturbi e dolori associati all’eiaculazione e alla minzione (flusso intermittente di urina, dolore o bruciore mentre si urina, bisogno di urinare spesso ed eccessiva emissione di urina durante la notte). Se la prostatite è dovuta a un’infezione batterica (vale a dire da agenti patogeni come Klebsiella, Proteus ed Escherichia coli), questi sintomi sono spesso associati a febbre, brividi, malessere generale, sangue nelle urine e vomito e vengono trattati attraverso l'uso di un antibiotico. In alcuni casi, ci può essere anche la fuoriuscita di secrezioni dal pene. Tali disturbi sono più accentuati in caso di prostatite acuta, mentre sono più modesti e compaiono più di frequente nelle forme croniche.

Negli uomini, quando l’infezione si localizza a livello del glande, il pene si presenta arrossato, pruriginoso, dolente, gonfio (balanite), e spesso sono presenti anche secrezioni uretrali. Questa condizione è causata principalmente da malattie sessualmente trasmissibili, infezioni da funghi (come quella dovuta alla Candida albicans) e in misura minore da agenti irritanti e da forme allergiche.

Quando la presenza di leucociti nelle urine è dovuta a pielonefrite (un'infiammazione del rene causata dalla risalita di infezioni lungo il tratto urinario), si possono avere dolori a un fianco (destro o sinistro a seconda del rene colpito) e, nei casi più seri, febbre con brividi, associata anche agli altri disturbi della minzione. Queste infezioni si verificano con maggior frequenza negli individui che hanno un sistema immunitario debole o che fanno spesso uso di un catetere urinario.

Nel caso invece di tumore alla vescica, il sintomo più comune è la presenza di sangue nelle urine, spesso visibile anche a occhio nudo, mentre soltanto in una fase più avanzata compaiono i classici disturbi a urinare.

La prevenzione

Per prevenire infezioni che possono causare la presenza di leucociti nelle urine esistono diverse strategie:

- Bere due litri di acqua lontano dai pasti. Assumere adeguate quantità di acqua permette, infatti, di idratare l'organismo e, quindi, favorire la diuresi, un processo fisiologico essenziale per poter "pulire" le vie urinarie e ridurre la possibilità di infezione o di calcoli.

- Detergere i genitali femminili con movimenti dalla vagina verso l’ano, per evitare di contagiare l'uretra con batteri presenti nelle feci.

- Non fare un uso eccessivo di detergenti intimi che possono ridurre le difese dell'organismo e alterare la flora batterica della vagina, facilitando la comparsa di infezioni.

- Curare tempestivamente infezioni ginecologiche, anche in gravidanza, per evitare il passaggio dei germi dalla vagina alla vescica.

- Tenere sotto controllo l’alimentazione: limitando, da un lato, il consumo di cibi fritti, salumi, spezie, alcolici e birra (che possono causare problemi a prostata e vescica); e aumentando, dall'altro, quello di alimenti ricchi di fibre, in grado di migliorare la motilità intestinale e così ridurre la presenza di batteri fecali, spesso causa di infezioni alle vie urinarie.

Cesare Betti
Cesare Betti
Nato a Milano, città in cui risiede, si è laureato in medicina e chirurgia all’Università degli Studi di Milano, svolgendo la professione di medico per un breve periodo di tempo all’ospedale San Giuseppe di Milano, nel reparto di medicina e chirurgia.Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal giugno 1991, ha iniziato a lavorare come giornalista presso una redazione di riviste mediche per circa tre anni, dove si è occupato della stesura e della traduzione di articoli e di report da congressi medici.Attualmente collabora da diversi anni come free-lance con siti internet e con alcune riviste rivolte sia al pubblico sia ai farmacisti, scrivendo articoli di medicina e di salute. Inoltre, data la conoscenza in campo medico, collabora alla stesura di cartelle stampa, monografie su farmaci e report da congressi medici.Oltre a scrivere, nel tempo libero ascolta musica (soprattutto classica e lirica), adora il cinema e il teatro e non disdegna di passare qualche serata in un buon ristorante.

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