Depressione in menopausa: come combatterla?


I rimedi farmacologici non sono l'unica alternativa per le donne con disturbi dell'umore in menopausa.

La menopausa è una tappa fisiologica della vita di ogni donna, caratterizzata da un vissuto fortemente soggettivo e spesso difficoltoso. Un'esperienza individuale che dipende da predisposizione genetica, storia personale, stile di vita, fattori psicosociali e ambiente socio-culturale.

Alcune donne, per la possibilità di vivere una sessualità più libera, svincolata dal timore di una gravidanza, o per la scomparsa di sintomi mestruali magari gravosi e invalidanti, accolgono questo periodo positivamente. Altre vi attribuiscono invece un significato di perdita e impoverimento, aggravato dalla presenza di sintomi e manifestazioni che interferiscono con la qualità della vita.

A questo si aggiunge il significato che il passaggio all’età menopausale assume nella società di oggi. Se in alcune culture, infatti, la cessazione della fertilità corrisponde a un momento di crescita sociale e pone la donna in una posizione privilegiata, dove gode di maggior considerazione e rispetto, nella società moderna occidentale è spesso sinonimo di perdita di femminilità e invecchiamento.

Affrontare la menopausa

La menopausa si verifica mediamente intorno ai 50 anni di età, a seguito dell’esaurimento della produzione di follicoli da parte delle ovaie e dell’interruzione della produzione di estrogeni e progesterone.

Una donna si definisce “in menopausa” quando il ciclo mestruale scompare per almeno 12 mesi consecutivi.

In genere la menopausa ha luogo tra i 45 e i 53 anni. Se compare prima o dopo, si parla di menopausa precoce, prematura o tardiva.


Menopausa precoce Prima dei 40 anni
Menopausa prematura Tra i 40 e i 45 anni
Menopausa tardiva Dopo i 53 anni

La menopausa precoce interessa circa l’1% delle donne e in un altro 5% è causata da chirurgia o da terapie oncologiche. Una condizione, questa, che espone la donna a un precoce invecchiamento cellulare e che deve essere trattata.

Il passaggio verso la menopausa è comunque un processo graduale: le fluttuazioni ormonali iniziano diversi anni prima della scomparsa del ciclo e danno luogo a irregolarità mestruali, cambiamenti dell’intensità del flusso, così come a sintomi di varia natura e soprattutto a una progressiva riduzione della fertilità.

Questa fase, di durata molto variabile, può protrarsi anche per dieci anni e, insieme 12 mesi che seguono la cessazione del ciclo, prende il nome di perimenopausa. Si tratta in genere della fase più sintomatica.

Sintomi della menopausa

La menopausa non è una malattia, ma certamente corrisponde a una situazione di vulnerabilità e fragilità. Il problema della gestione dei sintomi e delle complicanze che ne possono derivare non ha però precedenti nella storia della medicina.

All’inizio del 1900, l’aspettativa di vita di una donna in Italia superava appena i 50 anni, oggi è di 85: attualmente, una donna vive quindi in media trent’anni della propria esistenza in fase post-riproduttiva.

Gli estrogeni condizionano la qualità di vita, in quanto la loro carenza incide sul desiderio sessuale e favorisce la comparsa di sintomi vasomotori, genitourinari, osteoarticolari e a carico della sfera psicoemotiva.

Le vampate di calore sono forse il sintomo più tipicamente associato alla menopausa: compaiono nella fase che precede l’interruzione dei cicli e ne sono colpite tre donne su quattro, per un tempo che, in oltre la metà dei casi, supera i quattro anni.

Questa manifestazione vasomotoria è correlata alle fluttuazioni ormonali e può essere scatenata da fumo di sigaretta, bevande calde e alcol.

Spesso le vampate compaiono la notte, dando luogo a importanti sudorazioni che interferiscono con la qualità del sonno e si ripercuotono sul benessere generale anche durante il giorno.

Inoltre, le vampate di calore di grado severo sono un campanello d'allarme: rappresentano un indicatore della sensibilità dell'organismo alla carenza di estrogeni e segnalano un eventuale maggior rischio di andare incontro, negli anni a venire, a osteoporosi, malattie cardiovascolari e decadimento neurologico.

Il calo ormonale ha effetti anche sull’apparato riproduttivo, con la comparsa di secchezza e atrofia vaginale (assottigliamento delle mucose e irrigidimento dei tessuti) che possono rendere il rapporto sessuale doloroso e difficile. Quando il livello di estrogeni diminuisce, inoltre, si riduce anche la produzione di collagene ed elastina: la pelle può diventare più sottile, secca e perdere elasticità.

Oltre agli effetti evidenti sul fisico, in prossimità della menopausa possono manifestarsi anche stanchezza, cefalea, insonnia e disturbi del sonno e del tono dell’umore, con ansia, irritabilità, depressione e nervosismo, oltre a perdita di concentrazione e di memoria.

Con il passare del tempo la donna in menopausa è inoltre soggetta a un aumento di peso e all’accumulo di grasso addominale, che influisce negativamente sul rischio cardiovascolare. Quest’ultimo viene accresciuto anche da un cambiamento del profilo lipidico, con aumento del colesterolo LDL (cosiddetto “cattivo”) e diminuzione del colesterolo HDL.

Menopausa e depressione

Per ragioni biologiche, legate alla sensibilità ormonale, ma anche per fattori sociali e culturali, le donne sono più esposte alla depressione rispetto agli uomini: il sesso femminile è colpito in percentuale più che doppia, in particolare nelle fasi della gravidanza e del post partum e con l’avvicinarsi della menopausa.

Dati recenti indicano che oltre il 7% delle donne tra i 55 e i 75 anni di età sviluppa un disturbo depressivo.

La depressione è una malattia organica e sistemica che può avere svariate conseguenze sulla salute: influenza il ritmo cardiaco, la funzionalità tiroidea e le difese immunitarie e, quando insorge in età avanzata, è un fattore predittivo per il decadimento cognitivo e altre patologie neurodegenerative come le malattie di Alzheimer e Parkinson. Per quanto riguarda le patologie cardiovascolari, la depressione è un fattore di rischio alla pari di fumo e ipertensione.

Gli estrogeni, come anche gli ormoni androgeni, hanno certamente l'effetto di un “fertilizzante” cerebrale; tuttavia non esistono prove certe a favore di un legame diretto tra la loro riduzione e la comparsa di depressione e disturbi dell’umore.

Per spiegare questa relazione sono state formulate varie ipotesi. Per esempio, la carenza estrogenica, causando vampate e sudorazioni notturne che interferiscono con il sonno, che a sua volta è legato al cambiamento di umore, sarebbe indirettamente responsabile dei sintomi a carico della sfera psicoemotiva.

Secondo la teoria psicosociale, la spiegazione sarebbe da ricercare invece in fattori esterni e nei cambiamenti biologici. I sintomi depressivi sarebbero quindi correlati al cambiamento di vita legato all’avanzare dell'età che comporta possibili problemi di salute, la cura di genitori anziani, difficoltà di coppia o nella relazione con il partner, problemi con i figli.

Ansia e depressione sono dunque comuni nelle donne, ma non ci sono prove chiare che la fase della menopausa, in sé, aumenti il rischio di disordini dell'umore clinicamente significativi, se non in donne con fattori di rischio, come per esempio:

  • un precedente episodio di depressione, anche legato alla sindrome premestruale e/o alla fase post partum
  • stress psicosociale
  • un lungo periodo perimenopausale con sintomi vasomotori gravi e prolungati.

Affaticamento, irritabilità, perdita di concentrazione e cambiamenti d’umore sono segnali di malessere emotivo, ma la depressione può manifestarsi anche solo con sintomi somatici: dolori ricorrenti in varie parti del corpo, mal di schiena, lievi manifestazioni riguardanti la sfera cognitiva come difficoltà a organizzarsi e prendere decisioni oppure mancanza di concentrazione nello svolgimento delle attività quotidiane. In questi casi la diagnosi dovrà necessariamente escludere la presenza di altre patologie.

Cosa fare?

Ai primi segni di menopausa, quando compaiono le irregolarità del ciclo mestruale e le vampate di calore, è bene rivolgersi a un medico specialista per un controllo che porti a identificare il profilo della donna in termini di rischio cardiovascolare e osseo, permettendo così di mettere in atto una prevenzione efficace, basata su dieta, stile di vita ed eventualmente farmaci.

Un'opzione è rappresentata dalla terapia ormonale sostitutiva, che è indicata, oltre che in caso di menopausa precoce, anche per contrastare i sintomi vasomotori e la secchezza vaginale, ma non è raccomandata solo per prevenire l’osteroporosi.

In particolare, alle donne che hanno conservato l’utero vengono prescritti estrogeni associati a un progestinico, in quanto la somministrazione di solo estrogeno aumenta il rischio di tumore dell’endometrio.

Ogni paziente è però diversa dall’altra e così dovrà essere la terapia, scelta sulla base della storia familiare e personale.

Per quanto riguarda invece la gestione della depressione, è necessario prima di tutto riconoscerne i sintomi e giungere a una diagnosi, che in molti casi arriva anche con due anni di ritardo. Per questo è molto importante prestare attenzione a segnali che sono la spia di un cambiamento nella sfera dell’umore: difficoltà di attenzione e concentrazione o la perdita di interesse per aspetti fino a quel momento importanti come lavoro, famiglia, relazioni.

Terapie per combattere la depressione

I disturbi della sfera dell’umore che interferiscono nella vita di relazione, affettiva e sociale, possono migliorare con il trattamento farmacologico specifico.

Esistono diverse opzioni terapeutiche, dai tradizionali antidepressivi triciclici agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (attualmente la classe più comunemente usata), fino alle più recenti terapie multimodali, che sono anche in grado di controllare l’ansia e il deterioramento cognitivo.

Accanto ai rimedi farmacologici, adottare uno stile di vita che preveda un’alimentazione regolare e varia, evitando di consumare alcolici e bevande eccitanti come thé e caffè, e praticare esercizio fisico 3-4 volte alla settimana, sono misure utili per favorire il benessere emotivo.

È poi molto importante non trascurare il sonno: è stata dimostrata infatti una relazione fra depressione, scarsità di sonno e attivazione di fenomeni infiammatori alla base di diverse malattie.

Anche la psicoterapia può essere utile: in caso di depressione lieve, può essere efficace quanto la terapia farmacologica; nei casi gravi viene usata invece in associazione con i farmaci.

Tecniche di rilassamento, meditazione e yoga sono infine possibili attività da considerare per alleviare gli stati di irritabilità e stanchezza.

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Stefania Cifani
Stefania Cifani
Nata e cresciuta a Milano, approda alla comunicazione dopo alcuni anni nella ricerca clinica e farmaceutica. Prima all’Istituto Mario Negri, presso il Dipartimento di oncologia dove si occupa soprattutto dell’aspetto della valutazione della qualità di vita negli studi clinici, in seguito presso una società di ricerche di mercato specializzata nel settore farmaceutico e ospedaliero. Nel frattempo matura l’interesse per il giornalismo e la divulgazione per cui al termine di questa esperienza, dovuta alla chiusura della società, frequenta il Master in comunicazione e salute nei media contemporanei presso la facoltà di Farmacia dell’Università degli Studi di Milano. Inizia quindi a collaborare con riviste di settore, dirette a farmacisti, e in seguito con altre testate cartacee e online rivolte sia a professionisti sia al pubblico, scrivendo articoli di medicina e salute. Giornalista pubblicista dal 2013, oggi si divide tra lavoro e famiglia, alle prese con una figlia adolescente. Quando resta un po’ di tempo ama ballare e cucinare.

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