Celiaci in viaggio: vacanze “gluten free”

Oggi anche chi soffre di celiachia può pensare alle proprie vacanze con serenità. L’importante è essere ben informati su che cosa è permesso e che cosa è invece da evitare con cura.

Ammettiamolo. Una vacanza o un viaggio per un celiaco possono non essere esattamente una passeggiata, specie se il soggiorno è prolungato e la meta un Paese esotico o poco “urbanizzato”.

Per evitare gli alimenti contenenti glutine è necessaria competenza linguistica non sempre scontata e il rispetto di norme igienico-sanitarie di carattere generale che rischiano di restringere drasticamente il numero di alimenti permessi.

Il segreto per vivere la vacanza con tranquillità senza imporre troppi sacrifici a stomaco e palato sta nella conoscenza: quella dei cibi da evitare e degli accorgimenti da rispettare.

Ma anche quella degli esercizi alberghieri e di ristorazione certificati come “adatti a chi soffre di celiachia” che aiutano a tutelare la salute anche lontano da casa.

Le regole da ricordare

A prescindere dalla latitudine primo obiettivo di ogni celiaco è stare alla larga dal glutine, vale a dire da qualunque alimento o bevanda che contenga quantità anche minime dei cereali a rischio (frumento, orzo, avena, farro, segale e kamut) e di loro derivati (amido, sciroppo di glucosio eccetera).

Quindi, niente baguette né crepes in Francia, niente muffin in Inghilterra né birra in Belgio, niente tacos in Messico o cuscus in Marocco, niente paccheri né pastiera a Napoli o panini con il kebab a Istanbul, niente farinata o trofie a Genova né arancini di riso e panelle a Palermo, né pane carasau in Sardegna.

Fin qui, benché faticosa da praticare, la scelta è facile. Purtroppo però il glutine molto spesso è presente anche dove non dovrebbe esserci, per esempio perché l’alimento teoricamente sicuro è stato prodotto o trasformato in impianti dove si lavorano anche cereali contenenti glutine.

O perché il ristorante prenotato non applica adeguate regole di “separazione” tra cibi con e senza glutine durante la conservazione o la manipolazione in cucina.

Basta davvero poco per rendere un alimento inadatto a chi soffre di celiachia: cuocere il riso nella stessa acqua della pasta, friggere le patate nello stesso olio delle verdure in pastella o dei calamari alla romana, ma anche, più banalmente, riporre i diversi alimenti in frigorifero o in dispensa troppo vicini tra loro e non protetti da involucri isolanti.

Al ristorante e al bar

Come comportarsi per evitare rischi? Posto che non è pensabile poter indagare millimetro per millimetro le cucine di alberghi e ristoranti, la soluzione migliore è scegliere piatti il più possibile semplici e freschi e, dove esistono, affidarsi alle certificazioni ufficiali.

Segnalando comunque sempre ai gestori la propria intolleranza ancora prima di sedersi a tavola e accettando, magari, di percorrere qualche chilometro in più per raggiungere un esercizio “a prova di glutine”.

Menù alla mano, il consiglio è ignorare gli elenchi di antipasti e primi e puntare direttamente su carne, pesce, verdura e frutta, saltando a piè pari tutte le preparazioni che possono implicare l’aggiunta di farine, dadi da brodo, gelatine, salse o amidi.

L’ideale, per i cibi e le situazioni che lo consentono, sarebbe il consumo “a crudo”.

Per carni, pesci e verdure che richiedono cottura la più sicura è ai ferri o al cartoccio, mentre i metodi al vapore, alla piastra e al forno presentano sempre un certo rischio di contaminazione da glutine. Sicuramente da evitare sono stufati, fritture e intingoli dalla formula non precisata e, talvolta, non precisabile.

I problemi sono minori sul fronte bevande: le uniche a cui è davvero importante fare attenzione sono le birre derivate dal malto d’orzo o di grano; le altre, ottenute per fermentazione del mais o del luppolo si possono bere.

Permessi anche il vino (bianco o rosso) e le bibite, gassate e non, a eccezione di quelle light o addizionate di vitamine, sali minerali o aromi vari. Per succhi di frutta e spremute sempre meglio limitarsi a quelli preparati al momento.

Le sofferenze maggiori per il celiaco possono arrivare a fine pasto: più che con il conto con il dessert, perché le proposte sicure su questo fronte sono davvero poche (frutta fresca e secca, yogurt naturale, granite e sorbetti di frutta artigianali).

La guardia non va abbassata neppure al momento del caffè che non deve essere d’orzo né aromatizzato. E dolcificato, se si vuole, con zucchero comune o di canna e non con edulcoranti ipocalorici potenzialmente a rischio.

Nessun problema invece, almeno per quel che concerne il glutine, rispetto all’eventuale liquore d’accompagnamento: cognac, grappa, rhum, tequila, whisky, gin e vodka sono ammessi.

Il Progetto “Alimentazione fuori casa” dell’Aic

Tra tanti divieti c’è anche una buona notizia. Consapevole delle difficoltà che il celiaco può trovarsi ad affrontare in viaggio, l’Associazione italiana celiachia (Aic) ha avviato il progetto “Alimentazione fuori casa”.

Consultando le pagine dedicate nell’ambito del sito web Aic o contattando telefonicamente in qualunque momento da tutta Italia il numero 892424 è possibile conoscere indirizzo (e molte altre informazioni) dei punti di ristorazione “adatti ai celiaci” certificati e costantemente monitorati dagli esperti dell’Aic.

Il supporto fornito non vale soltanto per bar e ristoranti, ma anche per agriturismi, alberghi, bed & breakfast, enoteche, gelaterie, osterie, paninoteche, pizzerie, pub, catering e villaggi turistici (per informazioni sui costi della chiamata consultare il sito di Pronto PagineGialle).

Con un consiglio: cercate sempre di prenotare con qualche ora di anticipo e all’arrivo precisate in ogni caso il fatto di essere celiaci.

In auto...

Sempre grazie all’Aic e al coinvolgimento di catene di ristorazione come Autogrill, Fingrill e MyChef, il celiaco non viene abbandonato neppure in autostrada.

In molti ristoranti e bar collegati a questi marchi è infatti possibile richiedere alcuni prodotti da forno dolci e salati e primi piatti senza glutine pronti surgelati che verranno riscaldati in forno microonde dal personale del Self Service, rispettando adeguate norme di separazione da alimenti potenzialmente a rischio.

Tutti gli alimenti offerti sono certificati dal ministero della Salute e inseriti nel Prontuario degli alimenti Aic.

...in nave...

La collaborazione tra Aic e due importanti compagnie di navigazione italiane, invece, permette al celiaco che sogna una vacanza all inclusive in crociera di partire in tutta tranquillità, evitando di riempire la valigia con prodotti “gluten free”.

Su alcune navi Costa Crociere e Msc Crociere è infatti possibile, segnalando la propria condizione al momento della prenotazione, chiedere che siano serviti esclusivamente pasti e snack adatti a chi soffre di celiachia.

Va sottolineato, però, che l’iniziativa non riguarda i buffet, dove la possibilità di contaminazione involontaria da parte di passeggeri non celiaci è troppo alta per permettere un’organizzazione agevole del catering.

...e in aereo

Un ultimo consiglio per chi prevede un viaggio di diverse ore in aereo: molte delle principali compagnie di trasporto prevedono snack e pasti adatti anche a chi soffre di celiachia, ma è un’attenzione che non può essere data per scontata.

Per tutelarsi da digiuni protratti o malesseri evitabili meglio informarsi prima della partenza ed eventualmente portare con sé una piccola scorta di provviste da consumare durante il volo.

Con una nota. Se dovete volare, evitate di mettere yogurt, succhi di frutta e altri alimenti cremosi o liquidi nel bagaglio a mano: vi sarebbero comunque confiscati prima dell’imbarco.

Rosanna Feroldi
Rosanna Feroldi
Da adolescente le avevano detto di fare il liceo classico e ha scelto lo scientifico. Alla maturità, le hanno detto di iscriversi Lettere e Filosofia e ha puntato su Biologia. Dopo laurea e tirocinio, al dottorato in elettrofisiologia ha preferito un corso di comunicazione e giornalismo scientifico della Facoltà di Farmacia - Università Statale di Milano. Insomma, non è il tipo che si lascia convincere facilmente. Da lì, è iniziato, più per gioco che per scelta, un percorso professionale che continua con soddisfazione da quasi vent'anni, passando da attività di consulente per la comunicazione su salute e stili di vita sani per il Progetto Città sane - Comune di Milano alla proficua collaborazione con la Fondazione San Raffaele di Milano, dove per 13 anni si è occupata di realizzare il magazine dell'Ospedale San Raffaele destinato ai pazienti e materiale divulgativo distribuito nell'ambito di campagne di sensibilizzazione, nonché di supportare l'attività di ufficio stampa. Contemporaneamente, entusiasta, mai stanca ed esagerando anche un po', ha interagito con numerose realtà editoriali come giornalista scientifica e medical writer, realizzando contenuti per riviste dirette al pubblico, ai medici e ai farmacisti. Il sopravvento del web ha cambiato molte cose, ma non l'ha indotta a desistere. Così, eccola ora alle prese prevalentemente con progetti editoriali online e attività di comunicazione/reportistica medico-scientifica nelle aree cliniche più disparate. A volte, si chiede come abbia fatto, altre come continuerà. The show must go on.

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