Alopecia

La perdita dei capelli può essere una conseguenza fisiologica dell’età che avanza, ma può anche dipendere, per esempio, dallo stress.

Che cos’è

Il termine alopecia descrive un sintomo e non una particolare malattia. Di per sé indica la perdita e mancata ricrescita di capelli (o peli) in un’area dove sono normalmente presenti.

I capelli hanno un ciclo di vita costituito da tre fasi, regolate dall’attività del follicolo pilifero (la struttura contenuta nello spessore della cute da cui originano le cellule che determinano l’accrescimento del pelo):

Descrizione Durata
Anagen Periodo di proliferazione delle cellule del follicolo 2-7 anni (la durata è influenzata da fattori ormonali e da fattori ereditari e di solito più lunga nelle donne che negli uomini);
Catagen Periodo di graduale arresto dell’attività follicolare 2-3 settimane
Telogen Periodo di riposo assoluto del follicolo precedente la caduta del pelo 2-3 settimane

Dopo la caduta del pelo, alla fine della fase telogen, il follicolo rimasto vuoto si riattiva dando inizio a una nuova fase anagen per generarne un altro.

Nell'uomo, a differenza di quanto avviene in altri mammiferi nei quali periodicamente si verifica il rinnovamento di buona parte del mantello pilifero, questa evoluzione ciclica non è sincrona, quindi ogni pelo cresce indipendentemente dagli altri: per quanto riguarda i capelli, in condizioni normali l'80-90% del totale è in fase anagen, l'1% circa in fase catagen e il 10-20% in fase telogen.

Qualsiasi fattore che interferisca con la sequenza di queste fasi e soprattutto con l’attività proliferativa dei follicoli può alterare il fisiologico equilibrio tra caduta e ricrescita dei capelli.

Cause

A determinare uno squilibrio tra caduta e crescita dei capelli possono essere fattori diversi: la fisiologica involuzione dei follicoli piliferi dell’età avanzata, l’effetto degli ormoni sessuali maschili, una predisposizione genetica, condizioni di stress fisico o psichico, alterazioni infiammatorie della cute del cuoio capelluto, alcune malattie sistemiche, l’effetto di alcuni farmaci, carenze nutrizionali, l’esposizione a sostanze tossiche, fattori meccanici.

Le forme cliniche più frequenti sono:

  • l’alopecia androgenetica, che è caratterizzata dall’accorciamento della fase anagen a carico della maggior parte dei follicoli delle aree interessate, con produzione di capelli che non crescono e passano rapidamente in fase telogen; dipende da un aumentato effetto degli ormoni maschili a livello follicolare mediato da una predisposizione genetica

  • il telogen effluvium, che è caratterizzato da un rapido aumento dalla proporzione di capelli in fase telogen, e quindi da una perdita molto superiore al normale; è legato a stress fisici o psichici o a gravidanza/parto (in forma acuta), a disfunzioni tiroidee, carenze nutrizionali (in forma cronica)

  • l’anagen effluvium, che è caratterizzato da una drastica riduzione dell’attività proliferativa dei follicoli, e quindi da una mancata ricrescita; può essere causato da chemioterapia, radioterapia, esposizione a sostanze tossiche

  • l’alopecia areata, che è caratterizzata da una disfunzione dei follicoli dipendente da un processo infiammatorio localizzato, ed è spesso di origine autoimmune.

Sintomi

Nell’alopecia androgenetica, detta anche calvizie comune, la presentazione clinica è un po’ diversa nei due sessi.

Negli uomini, che ne sono colpiti molto più frequentemente, le aree interessate inizialmente sono di solito quelle fronto-temporali (con formazione della classica “stempiatura”) e il vertice, ma i pattern di diradamento possono anche variare da soggetto a soggetto, l’esordio è quasi sempre precoce (intorno ai 30 anni) e la progressione più rapida.

Nelle donne, che ne sono colpite in minor misura e spesso in concomitanza con condizioni di squilibrio ormonale che comportano una diminuzione dell’attività degli estrogeni a favore di quella degli ormoni androgeni (gravidanza, menopausa, ovaio policistico, assunzione di contraccettivi orali), il diradamento è tendenzialmente localizzato nelle aree centrali della testa (vertice, fronte), si instaura più lentamente e progredisce in modo più graduale.

Spesso, ma non è una regola, l'alopecia androgenetica si accompagna a un aumento della secrezione sebacea (seborrea) e a una desquamazione fine della cute (forfora).

Nelle forme di effluvium, in cui l’evento più eclatante è l’aumento del numero di capelli che cadono quotidianamente, il diradamento può interessare qualsiasi area della testa ed è solitamente diffuso, si instaura gradualmente o improvvisamente e progredisce in modo acuto oppure cronico a seconda della causa (evento stressante, malattia sistemica, farmaci, sostanze tossiche, ecc).

Nelle forme di anagen effluvium la caduta dei capelli è generalmente molto più rapida e, in assenza di ricrescita, si può arrivare alla perdita completa della chioma.

L’alopecia areata si presenta tipicamente con un'improvvisa caduta dei capelli in piccole chiazze ben delimitate di forma rotondeggiante che possono essere distribuite ovunque, ma più spesso si localizzano nelle regioni temporali e occipitale, cioè ai lati e alla nuca.

Questa forma può colpire entrambi i sessi e tutte le fasce di età, anche se è rara dopo i 60 anni. La progressione con interessamento della maggior parte o di tutto il cuoio capelluto è un’evenienza sporadica, purtroppo più frequente quando la malattia esordisce prima della pubertà.

Le forme di alopecia sono suscettibili di guarigione, con ricrescita dei capelli nelle aree interessate, a seconda della causa e dell’evento scatenante.

Solo nell’alopecia androgenetica maschile legata a fattori costituzionali il processo di involuzione dei follicoli piliferi, che porta alla graduale riduzione della chioma, è irreversibile, anche se può essere in parte contrastato con alcuni farmaci.
Nelle altre forme, invece, la rimozione della causa (stress, farmaci, esposizioni tossiche, ecc) o il controllo della malattia di base consentono ai follicoli temporaneamente disfunzionali di riprendere l’attività proliferativa.

Diagnosi

La valutazione di una forma di alopecia implica innanzitutto una visita dermatologica e l’esecuzione di esami tricologici specifici, che consentono di valutare in un campione di capelli lo stadio evolutivo prevalente ed eventuali alterazioni strutturali degli steli e dei bulbi piliferi.

Successivamente, a seconda di quale si ipotizza essere la causa dell’alopecia, possono essere necessari alcuni esami di laboratorio mirati (dosaggi ormonali, dosaggi di vitamine e minerali, esami ematologici, protidogramma, indici infiammatori, esami immunologici, ecc).

Trattamento

La cura dell’alopecia parte ovviamente dal trattamento o correzione delle cause quando queste sono identificabili in una malattia, un processo infiammatorio, uno squilibrio ormonale, una terapia farmacologica, una carenza di nutrienti, ecc.

Nell’alopecia androgenetica maschile è possibile intervenire, purché in uno stadio iniziale o intermedio, rallentando la perdita dei capelli con alcuni farmaci: minoxidil, utilizzato in somministrazione locale, che ha un effetto stimolante sul follicolo pilifero, o finasteride (e molecole simili) da assumere per bocca, che blocca l’eccessiva produzione di metaboliti del testosterone a livello del follicolo.

Nell’alopecia androgenetica femminile possono essere consigliati anche preparati a base di progestinici o estrogeni per uso topico.

La terapia dell'alopecia areata prevede l'impiego di farmaci che contrastano il processo immunitario che la determina, come i corticosteroidi, in applicazione locale o, se necessario, per via sistemica.

Una serie di preparati a base di estratti vegetali dotati di vari effetti (stimolante sul microcircolo, astringente, seboregolatore, antisettico, antinfiammatorio) possono essere utili come coadiuvanti per uso locale.

Sono in fase di studio alcuni altri farmaci e derivati vegetali dotati di effetto antiandrogeno già in uso con altre indicazioni, come l’acido azelaico (impiegato nella cura dell’acne) o l’estratto di Serenoa repens (impiegato nel trattamento dell’ipertrofia prostatica), e anche l’associazione di zinco e vitamina B6.

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