Come eliminare il verme solitario

Spesso la presenza della tenia nell’intestino non causa alcun sintomo, ma in alcuni casi può creare seri disagi, non soltanto a livello gastroenterico.

La passione per carpacci e tartare di carne e pesce, molluschi e crostacei crudi che ha invaso l’Italia negli ultimi anni espone a un discreto numero di rischi alimentari legati alla possibile contaminazione da parte di batteri, virus e parassiti in grado di causare disturbi più o meno importanti, principalmente (ma non solo) a livello gastroenterico.

Non si tratta soltanto dell’epatite A o dell’ormai celebre infestazione da Anisakis (temibile verme intestinale trasmesso soprattutto dal tonno crudo o poco cotto non correttamente "abbattuto"), ma anche di una vecchia conoscenza come la tenia, meglio nota come “verme solitario”, di cui spesso ci si preoccupa troppo poco.

Le specie che possono infettare l’uomo per via alimentare sono soprattutto la Taenia solium (tenia del maiale), la Taenia saginata (tenia dei bovini), il Diphyllobothrium latum (tenia del pesce) e la Taenia asiatica, una varietà molto simile alla saginata, la cui trasmissione (che avviene tramite la carne di maiale) interessa specialmente l'Asia. Vediamo quali sono i sintomi che provocano.

Specie di tenia Sintomi
Tenia del maiale Sintomatologia lieve
Tenia dei bovini Dolore addominale
Mal di testa
Inappetenza
Alterata sensibilità tattile circoscritta
Nausea
Tenia del pesce Disagio addominale
Diarrea
Nausea
Deficit vitamina B12
Debolezza

Sintomi non solo gastroenterici

Le tenie sono un gruppo di parassiti dell’animale e dell’uomo appartenenti al tipo dei vermi platelminti e alla classe dei cestodi, caratterizzati da un ciclo vitale abbastanza complesso che può differire da specie a specie.

Come tutti i loro simili, questi parassiti dal corpo piatto e segmentato attraversano tre stadi vitali: lo stadio di uovo, lo stadio larvale e infine quello adulto.

Il verme adulto alberga nell'intestino tenue dell'ospite definitivo, da cui assorbe le sostanze nutritive necessarie al suo sviluppo. In particolare, le specie che infestano l'essere umano presentano una testa dotata di uncini o ventose (lo "scolice"), con cui si ancorano alla mucosa intestinale per nutrirsi, e un collo germinativo da cui, mano a mano che si accrescono, si generano nuovi segmenti (chiamati “proglottidi”).

Sono le proglottidi più lontane dal collo a produrre le uova: queste, una volta giunte a maturazione, si staccano dal resto del corpo e vengono espulse attraverso le feci dell'ospite.

Le uova saranno poi ingerite da un ospite intermedio, nel quale si schiuderanno in larve.

L’uomo può esserne infettato sia per ingestione delle uova, rilasciate nell’ambiente con le feci di animali (o persone) che ospitano la tenia nell’intestino, sia per ingestione delle larve (cisti o cisticerchi) presenti nei muscoli di animali contaminati.

Nel primo caso, dopo l’ingresso nell’apparato digerente, le uova arrivano nell’intestino, e si sviluppano le larve, che diventano mobili e possono diffondersi in altri organi e tessuti, come il fegato, i polmoni, il sistema nervoso, producendo grosse lesioni. In queste sedi, le cisti si moltiplicano, interferendo con il funzionamento degli organi infettati e, nei casi più gravi, causando disturbi seri e potenzialmente letali.

Per esempio, se arrivano al cervello possono provocare cefalea, convulsioni, confusione o sintomi neurologici, come crisi epilettiche; negli occhi possono determinare cecità; nel midollo spinale, possono provocare debolezza muscolare o paralisi. Questa forma di infestazione invasiva, chiamata cisticercosi, è pressoché assente in Paesi con buoni standard igienico-sanitari.

Più frequente, ancorché non comune, è invece l’ingestione delle cisti attraverso carne e pesce crudi o poco cotti. In questo caso, una volta nell’intestino, le larve si sviluppano nella forma adulta del verme, che può crescere fino a raggiungere una lunghezza di diversi metri.

Come accorgersi della sua presenza

Nella maggior parte delle persone, la teniasi è asintomatica. Anche se può apparire sorprendente, la presenza della tenia adulta nell’intestino non causa sintomi di alcun tipo, perché ciò permette al verme di crescere indisturbato e di rilasciare a poco a poco le uova attraverso le feci.

In alcuni casi, tuttavia, l’apparato digerente non tollera la presenza dell’ospite indesiderato e possono comparire sintomi quali nausea, inappetenza, fastidi gastrointestinali, prurito anale, diarrea e perdita di peso. La tenia trasmessa dal pesce può causare anche anemia poiché sottrae vitamina B12, una sostanza necessaria per la formazione dei globuli rossi.

Al di là dei sintomi citati e dell’eventuale dimagrimento (poco specifici), in genere il primo sospetto di aver contratto la tenia è legato al riscontro di pezzettini del verme nelle feci (i sopraccitati proglottidi), spesso riconoscibili a occhio nudo come frammenti biancastri mobili. Per la conferma della diagnosi serve l’esame delle feci, che può rilevare sia le proglottidi di minori dimensioni sia le uova della tenia.

Segnalare al medico le proprie abitudini alimentari e, in particolare, il fatto di aver mangiato carni o pesci crudi o poco cotti nei giorni/settimane precedenti l’esordio dei sintomi, precisando anche in quali contesti, aiuta a indirizzare la diagnosi.

Consigli per stare alla larga dalla tenia

Una volta stabilito che è stata contratta una tenia intestinale, la terapia prevede l’assunzione di una sola dose di un farmaco antiparassitario chiamato praziquantel. Se il parassita ha dato luogo a cisticercosi, invece, il trattamento è previsto soltanto se le cisti hanno contaminato il cervello. In questo caso, possono essere somministrati antiparassitari (albendazolo o praziquantel) e corticosteroidi, ricorrendo all'intervento chirurgico nel caso in cui si sia verificato un aumento della pressione intracranica o si siano formati cisticerchi intraventricolari.

Oltre ai disturbi più o meno seri che può causare, ospitare una tenia nell’intestino mette anche a rischio di infezione tutte le persone con cui si condividono i pasti e i servizi igienici (a partire dai familiari). La strategia migliore per evitare problemi a se stessi e agli altri è adottare alcune semplici misure preventive.

Tra le principali raccomandazioni da seguire, va ricordato soprattutto di cuocere bene la carne (in particolare, quella di maiale) e il pesce (soprattutto quello di acqua dolce), mantenendo la temperatura abbastanza elevata (oltre 60°C) per tempi sufficienti a riscaldare anche le parti più interne, poiché tutta la porzione di muscolo è a rischio.

Il congelamento preventivo per almeno 24-48 ore a una temperatura inferiore a -20°C offre una protezione aggiuntiva nei confronti della tenia e di altri parassiti e deve essere sempre previsto per tutti i pesci che vengono consumati crudi (carpacci, tartare, sushi, sashimi ecc.). Il pesce d’acqua dolce, particolarmente a rischio di contaminazione da tenia, dovrebbe essere sempre portato in tavola cotto al punto giusto. Da considerare, inoltre, che marinatura, affumicatura ed essiccamento non eliminano le cisti e quindi non sono metodi efficaci nella prevenzione di questa parassitosi.

Se si mangia fuori casa, oltre a scegliere i cibi giusti, bisogna fare attenzione all’affidabilità del ristorante, allo stato igienico degli ambienti, delle stoviglie e del personale, alla vicinanza tra la cucina e servizi igienici e a come vengono gestiti i piatti durante il servizio: se qualcosa non convince, meglio cambiare locale. Questo aiuterà a evitare non soltanto la tenia, ma tutto un ampio ventaglio di tossinfezioni alimentari.

Avvertenze analoghe valgono al momento di fare la spesa: per l’acquisto di carne e pesce meglio rivolgersi a negozi di fiducia, che si riforniscono da produttori certificati, regolarmente sottoposti ad attenti controlli sanitari e con una completa tracciabilità della filiera.

Rosanna Feroldi
Rosanna Feroldi
Da adolescente le avevano detto di fare il liceo classico e ha scelto lo scientifico. Alla maturità, le hanno detto di iscriversi Lettere e Filosofia e ha puntato su Biologia. Dopo laurea e tirocinio, al dottorato in elettrofisiologia ha preferito un corso di comunicazione e giornalismo scientifico della Facoltà di Farmacia - Università Statale di Milano. Insomma, non è il tipo che si lascia convincere facilmente. Da lì, è iniziato, più per gioco che per scelta, un percorso professionale che continua con soddisfazione da quasi vent'anni, passando da attività di consulente per la comunicazione su salute e stili di vita sani per il Progetto Città sane - Comune di Milano alla proficua collaborazione con la Fondazione San Raffaele di Milano, dove per 13 anni si è occupata di realizzare il magazine dell'Ospedale San Raffaele destinato ai pazienti e materiale divulgativo distribuito nell'ambito di campagne di sensibilizzazione, nonché di supportare l'attività di ufficio stampa. Contemporaneamente, entusiasta, mai stanca ed esagerando anche un po', ha interagito con numerose realtà editoriali come giornalista scientifica e medical writer, realizzando contenuti per riviste dirette al pubblico, ai medici e ai farmacisti. Il sopravvento del web ha cambiato molte cose, ma non l'ha indotta a desistere. Così, eccola ora alle prese prevalentemente con progetti editoriali online e attività di comunicazione/reportistica medico-scientifica nelle aree cliniche più disparate. A volte, si chiede come abbia fatto, altre come continuerà. The show must go on.

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