Reflusso gastroesofageo, quanto conta lo stress

In momenti particolarmente difficili i sintomi del ritorno del contenuto gastrico nello stomaco possono aumentare, ma lo stress non può essere considerato una causa diretta del reflusso.

Sempre più spesso si parla di stress in relazione al reflusso gastroesofageo. Ma quanto è importante questo fattore psicofisico nel determinare il ritorno di acido dallo stomaco?

È ormai certo che lo stress aggrava i sintomi del reflusso, ma il legame sembra essere soltanto indiretto. In altre parole lo stress non può essere considerato una causa di reflusso gastroesofageo.

Le cause reali

Il reflusso consiste nella risalita del contenuto acido dello stomaco nell'esofago.

Dato che la parete di quest'ultimo non è provvista di meccanismi di difesa che lo proteggano dai succhi gastrici, il reflusso causa bruciori che sono il sintomo dell'irritazione e dell'infiammazione provocata dall'acidità del materiale che risale nell'esofago.

In genere il passaggio del contenuto gastrico nell'esofago è impedita dallo sfintere esofageo, un anello di tessuto muscolare collocato tra i due organi, che si chiude dopo il passaggio del cibo.

Un difetto nella sua chiusura o la presenza di un'ernia (ernia iatale) possono portare al ritorno nell'esofago di ciò che è passato nello stomaco, ormai mescolato ai succhi gastrici.

Ad aggravare la situazione possono concorrere:

  • stress
  • fumo
  • un'alimentazione scorretta
  • alcune cattive abitudini (come quella di sdraiarsi subito dopo aver mangiato).

Dal punto di vista dell’alimentazione può essere utile tenere conto dei cibi permessi e di quelli che sarebbe preferibile evitare:

Alimenti consentiti Alimenti da evitare
Pasta Burro, panna
Riso Lardo
Cereali Salsicce alla brace, costine ai ferri e i tagli grassi di carne di manzo o maiale
Patate Aglio e cipolla
Prezzemolo, basilico, origano, salvia e rosmarino Peperoncino, paprika, pepe, zenzero, cannella, noce
moscata, curry
Formaggi, freschi o stagionati (ricotta, grana, caprino tenero, primosale) Formaggi erborinati (gorgonzola, roquefort, blue) e fondenti (fontina, taleggio, brie, tomini).
Olio di oliva Pietanze della cucina cinese, indiana, magrebina, messicana
Salumi magri (bresaola, prosciutto crudo, cotto naturale) Salsa di soia, wasabi
Frutti acidi, a piccole dosi (agrumi, ananas, kiwi, alcuni frutti di bosco)

Stress comprimario

Sono state formulate diverse ipotesi riguardo ai meccanismi con i quali si instaura il legame tra stress e reflusso gastroesofageo.

Sappiamo che lo stress può indurre un aumento dell'appetito, una tendenza a scegliere cibi non salutari e disturbi del sonno. Inoltre, chi fuma o beve alcolici tende a esagerare nei momenti di particolare tensione. Tutti fattori che influiscono negativamente sulla digestione.

In più, quando ci si trova in una situazione di stress o di pericolo, come difesa l'organismo mette in atto la cosiddetta risposta “fight or flight” (combatti o fuggi). Ciò corrisponde a un reindirizzamento dell'energia verso i muscoli, i polmoni e il cuore.

A discapito della digestione, che rallenta. Lo stomaco si trova in carenza di ossigeno e di enzimi necessari ai processi digestivi e, di conseguenza, l'acidità aumenta.

Tutti i fattori sopra descritti possono causare in modo diretto un aumento delle secrezioni acide nello stomaco, un rilassamento dello sfintere esofageo e, pertanto il reflusso acido. Tuttavia, gli studi che hanno tentato di dimostrare una relazione causa-effetto non hanno fornito alcun risultato significativo.

Piuttosto, è stato dimostrato che lo stress può aumentare la sensibilità dell'esofago a piccole quantità di acido. E si è visto che chi soffre di reflusso e, contemporaneamente, di ansia cronica è più soggetto a un aggravamento dei sintomi durante periodi di stress.

Eliminare lo stress per alleviare i sintomi

Pertanto è chiaro che, in ogni caso, i sintomi del reflusso gastroesofageo possono essere alleviati riducendo lo stress. Metodi di rilassamento come lo yoga, il tai-chi e la meditazione possono essere d'aiuto in questo senso, anche se non rappresentano la terapia definitiva.

Per contrastare l'iperacidità gastrica è comunque necessario far ricorso a farmaci come gli inibitori della pompa protonica (IPP), che inibiscono direttamente la produzione di acido da parte dello stomaco, oggi disponibili anche come farmaci da banco.

Silvia Soligon
Silvia Soligon
Romana di adozione, è nata a Milano, dove ha conseguito la laurea in Scienze biologiche e il dottorato di ricerca in Scienze genetiche e biomolecolari. Ha poi continuato a lavorare nell’ambito della ricerca scientifica prima all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Novara, poi all’Università “La Sapienza” di Roma.   Nella capitale ha proseguito il suo percorso formativo con un master in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata. Sempre a Roma si è specializzata nell’ambito del giornalismo e della comunicazione scientifica, conseguendo il master “Le scienze della vita nel giornalismo e nelle politiche istituzionali” dell'Università "La Sapienza".    Iscritta all'Ordine nazionale dei Biologi e all'Ordine dei giornalisti è socia di Unamsi (l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione). Dal 2008 collabora con diverse testate giornalistiche e siti web per la produzione di contenuti riguardanti tematiche medico-scientifiche. Musica e cibo sono le sue grandi passioni. Oggi divide il suo tempo tra la scrittura, il lavoro di nutrizionista e i concerti.

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