Prostata: cos’è e a cosa serve

La prostata ha un’importante funzione nella produzione del liquido seminale e subisce alcune “variazioni” nel corso della vita. È bene quindi conoscere le caratteristiche di questo organo, le strategie di prevenzione ad esso associate e i fattori di rischio che possono portare, con l’avanzare dell’età, allo sviluppo di una patologia prostatica. 

Cos'è la prostata

La prostata è un organo solido, in parte muscoloso e in parte ghiandolare, che si trova solo nel sesso maschile alla base dell'uretra. Ha una forma rotondeggiante e secerne un liquido che è uno dei principali costituenti dello sperma. 

L’attività della prostata è regolata da stimoli ormonali, in particolare dagli ormoni cosiddetti androgeni. Durante l’infanzia la ghiandola prostatica resta in uno stato di riposo e ha dimensioni ridotte. Con la pubertà, ovvero con l’inizio della produzione di testosterone, si sviluppa con rapidità, arrivando a pesare circa 20 grammi. 

Dov'è la prostata?

La prostata si trova tra la base della vescica e del diaframma (detto anche trigono) urogenitale, di fronte al retto (ovvero l’ultimo tratto di intestino, che termina con l’orifizio anale). Nella parte anteriore la prostata è coperta da un muscolo, il muscolo sfintere dell’uretra, che controlla la fuoriuscita dell’urina e dello sperma dall’uretra stessa. Posteriormente la prostata entra invece in contatto con il retto: la loro vicinanza permette, come vedremo, di esaminare la prostata con un’esplorazione rettale. 

A cosa serve la prostata?

La prostata riveste un’importante funzione nella produzione del liquido seminale poiché fornisce componenti fondamentali alla sopravvivenza e alla mobilità degli spermatozoi. Nello sperma, infatti, oltre alle cellule spermatiche sono presenti sostanze che consentono di mantenerle in buone condizioni fino a quando raggiungono l’ovulo da fecondare: proteine, lipidi, prostaglandine, zuccheri (fruttosio), ed enzimi sono solo alcune di esse. 

Insieme alle vescicole seminali, la prostata garantisce uno dei maggiori contributi alla formazione del liquido seminale, con un apporto di circa il 20-30% per ogni eiaculazione. 

I principali disturbi prostatici

Si parla di frequente di prostata, spesso riferendosi alla salute maschile: la ghiandola prostatica può infatti essere soggetta ad alcuni disturbi, più o meno gravi. 

Per esempio, a partire dai 40-50 anni la progressiva riduzione fisiologica dell’attività testicolare provoca uno squilibrio ormonale che fa sì che la prostata aumenti ulteriormente di volume. Si tratta di un fenomeno abbastanza comune: l’ingrossamento è di solito graduale e progressivo, spesso di natura benigna (si parla in questo caso di ipertrofia prostatica benigna). Tuttavia, a volte può causare alcuni sintomi fastidiosi: la prostata, ingrossandosi, può premere sull’uretra, limitando così il regolare flusso dell’urina e provocando sintomi spesso sgradevoli, come una sensazione di bruciore e difficoltà a urinare

A partire dai 50 anni d’età è quindi consigliata una visita annuale con esame transrettale per tenere sotto controllo le condizioni della prostata. 

Come già detto, la sua posizione - nel contesto dell’apparato urinario e di quello riproduttore - la rende particolarmente delicata, anche quando a svilupparsi è una neoplasia. Il tumore alla prostata è uno dei più diffusi nella popolazione maschile: nelle fasi iniziali è asintomatico, e può non provocare disturbi anche per molti anni. In altri casi, ma man mano che si sviluppa può comportare alcuni sintomi, come difficoltà nella minzione o, viceversa, la necessità di urinare spesso. Si può avvertire, inoltre, una sensazione di dolore mentre si urina e/o si eiacula, ed è possibile che sia presente sangue sia nelle urine sia nello sperma. 

La diagnosi avviene nel corso di una visita urologica, a cui spesso si ricorre per indagare i sintomi di cui si soffre. La visita può comportare sia un’esplorazione rettale sia un controllo del dosaggio del PSA, ovvero l’antigene prostatico specifico. Questo esame, fatto tramite un prelievo del sangue, può essere utilizzato anche per verificare l’evoluzione dei casi di tumore alla prostata che sono già stati trattati tramite chirurgia, radioterapia oppure terapia ormonale. 

Nel caso in cui l’urologo lo ritenga necessario, il paziente sarà sottoposto a una biopsia prostatica, per valutare la reale presenza di una neoplasia ed eventualmente conoscerne caratteristiche e stadio, da cui dipenderà la scelta della terapia più appropriata.

Per il tumore alla prostata non esiste ancora un programma di screening vero e proprio (come avviene invece per il tumore al seno) poiché non c’è ancora la conferma che l’esame del PSA consenta di individuare il tumore nella sua fase precoce: il problema riguarda i casi di falsi positivi, ossia il fatto che a volte si riscontrano valori alterati nonostante il cancro non sia presente. 

Considerata l’importanza della prostata anche nella formazione del liquido seminale, non stupisce che uno stato infiammatorio (prostatite) possa portare a problemi di fertilità. L’infiammazione della prostata è abbastanza comune, e rappresenta la causa di circa il 15-20% dei casi di infertilità maschile. Spesso, alla base dell’infertilità associata a una patologia prostatica, vi è l’azione di alcuni batteri sulle vie seminali. Il liquido seminale, infatti, può subire delle variazioni nella viscosità, nel pH o nella quantità di sostanze presenti, come lo zinco, il fruttosio e l’acido citrico. Queste variazioni possono portare a una compromissione della normale funzionalità spermatica e, di conseguenza, all’infertilità. 

La prostatite può manifestarsi in varie forme, a cui si associano trattamenti diversi. C’è ad esempio la prostatite batterica acuta, che viene trattata con antibiotici. Qualora questo rimedio non dovesse risultare efficace, la prostatite batterica può diventare cronica, con infezioni ricorrenti che possono però, in alcuni casi, essere asintomatiche.

La prostatite cronica può manifestarsi anche in assenza di un’infezione batterica: si parla in tal caso di prostatite cronica abatterica, che rappresenta la forma di prostatite più frequente. Si tratta di una condizione a tratti sfuggente: l’infiammazione può attenuarsi fino a sparire per poi tornare senza preavviso. Questa patologia viene anche denominata sindrome dolorosa pelvica o mioneuropatia pelvica: è contraddistinta da un dolore pelvico presente per diversi mesi. Il dolore può essere molto variabile - da lieve a debilitante - e può presentarsi con andamento ciclico. I disturbi urinari e un diffuso dolore nella zona pelvica e del basso addome sono sintomi abbastanza comuni di questa patologia. L’eiaculazione può risultare dolorosa, così come possono manifestarsi difficoltà nell’avere rapporti sessuali. Gli approcci più utilizzati sono quelli orientati verso un trattamento farmacologico, accompagnato da interventi di natura psicologica. Infine è possibile anche che la prostatite sia del tutto asintomatica: il paziente non percepisce alcun sintomo o disturbo ma presenta, nello sperma o nel secreto prostatico, evidenti tracce di un’infezione.

Prostata: gli esami utili

In generale, si suggerisce di cominciare a considerare un esame di screening della prostata intorno ai 40 anni d’età, tenendo sempre in considerazione eventuali fattori di rischio (come una storia familiare di disturbi alla prostata). 

Gli esami, che vengono eseguiti da un urologo, possono essere di varia natura. L’esplorazione digito-rettale della prostata, per esempio, è un esame “tattile”, durante il quale l’urologo controlla attraverso il retto la consistenza, le dimensioni e il volume della ghiandola prostatica. 

L’esame del dosaggio del PSA, come anticipato, consiste invece in un prelievo di sangue e nella successiva valutazione del livello di antigene prostatico presente. Pur non essendoci ancora un “accordo” sui valori standard di normalità, l’antigene prostatico viene considerato nella norma quando la sua concentrazione nel sangue è compresa tra 2 e 4 ng/ml. Tuttavia, per interpretare i valori di questo test, è necessario considerare sempre l’età dell’individuo: un valore di antigene prostatico pari a 4 ng/ml può essere ritenuto del tutto nella norma se rilevato in una persona di 70 anni, mentre potrebbe essere un “campanello d’allarme” se riscontrato a 50 anni d’età. Per un’ulteriore indagine chiarificatrice, l’urologo può procedere a un’ecografia prostatica transrettale, eseguita tramite un’apposita sonda. 

L'importanza della prevenzione

La prostata è un componente molto piccolo dell’organismo umano e, al contempo, estremamente importante e delicato: la sua funzione è fondamentale in tutti i mammiferi per garantire la sopravvivenza degli spermatozoi, grazie alla produzione di una parte del liquido seminale, ma la sua natura “nascosta” fa sì che la salute e la cura della prostata vengano considerati come un argomento marginale. Nulla di più sbagliato: è bene tenere conto di una corretta attività di prevenzione rivolgendosi esclusivamente a personale medico qualificato e specializzato. Come abbiamo visto, un lieve sintomo non deve fare preoccupare ma, allo stesso tempo, non si possono nemmeno sottovalutare manifestazioni che potrebbero essere legate a una qualche condizione patologica. Nonostante le numerose campagne di informazione e di prevenzione rivolte al pubblico, ancora oggi molti uomini non si curano della salute della ghiandola prostatica, esponendosi così al rischio di sviluppare patologie con conseguenze serie se non trattate per lungo tempo. 

In primo luogo è bene rivolgersi al proprio medico curante che, se necessario, saprà indirizzarvi a uno specialista in urologia per procedere con un controllo della ghiandola prostatica. 

Accanto a visite regolari, come sempre, uno dei fattori chiave per mantenere tutto l’organismo, compresa la ghiandola prostatica, in salute, è seguire uno stile di vita corretto. Per ridurre il rischio di infiammazioni e, di conseguenza, quello di disturbi, è consigliata un'alimentazione ricca di frutta e verdura, equilibrata e bilanciata. È bene, inoltre, svolgere una corretta attività fisica, calibrata sull’età dell’individuo, per mantenere il giusto peso corporeo. Una vita sedentaria, un'alimentazione scorretta e alcune cattive abitudini (come passare molte ore alla guida di un autoveicolo) possono far aumentare il rischio di sviluppare patologie prostatiche, anche piuttosto serie. 

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