Operazione mani pulite: così l’igiene protegge la salute

Negli ospedali, ma anche nella vita di tutti i giorni, il lavaggio delle mani è un’importante strumento di prevenzione.

Le nostre mani sono l’”utensile” più versatile e prezioso di cui disponiamo. Ma sono anche la parte del corpo più esposta” e in comunicazione col mondo che ci circonda. Invisibili microrganismi compresi, anche “cattivi”. Per questo un gesto semplice e sottovalutato come lavarsi le mani con acqua e, possibilmente, sapone ha un valore igienico molto elevato.

Basti pensare che la mortalità elevata di parto che colpiva le donne occidentali fino a poco più di un secolo fa è crollata quando un medico ungherese, Ignaz Semmelweis, nell’ospedale di Vienna in cui lavorava, notò che molte donne venivano colpite da febbre puerperale o sepsi se seguite da medici, mentre andava meglio a quelle aiutate solo da ostetriche. Dopo una serie di osservazioni sul campo, Semmelweis intuì che molti medici (ma non le ostetriche) passavano con disinvoltura dalle autopsie ai parti, senza lavarsi le mani. Chiedendo ai colleghi di disinfettarsi le mani con cloruro di calcio, le morti delle puerpere per sepsi crollarono.

Ancora oggi più di un milione e mezzo di persone nel mondo muoiono perché non hanno a disposizione acqua pulita e una persona su tre non ha accesso a servizi igienici ed è quindi più esposta al rischio di andare incontro a epidemie e malattie, come il colera. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dedicato a questo semplice gesto una campagna di informazione ad hoc: «Save lives: clean your hands», ovvero «Salva delle vite, lava le tue mani».

Il problema delle infezioni ospedaliere

Ma anche a casa nostra, l’incuria igienica è tra le cause principali di una vera emergenza sanitaria, strettamente connessa all’antibiotico-resistenza: su 10 milioni di pazienti ricoverati ogni anno, circa il 6% contrae un’infezione (come polmonite o setticemia) durante la degenza e l’1% va incontro al decesso.

Si calcola che circa la metà delle morti da infezioni ospedaliere si eviterebbe con una corretta prevenzione: sterilità degli operatori e delle strumentazioni durante l’assistenza al malato. Infatti, i più frequenti veicoli di trasmissione delle infezioni ospedaliere sono innanzitutto le mani degli stessi operatori sanitari, oltre agli oggetti che vengono in contatto con ferite o ustioni come aghi o bisturi, quelli che entrano in contatto con mucose integre come endoscopi o portaimpronte odontoiatrici, gli oggetti di uso quotidiano come fonendoscopi o barelle e, infine, le pareti, i pavimenti, i sistemi di ventilazione e la rete idrica.

Il problema è tanto diffuso (in Europa riguarda 4,1 milioni di persone in ricovero ospedaliero) da spingere un’azienda svizzera a mettere a punto una “sentinella digitale” composta da uno smartphone, dei sensori a infrarossi nei pressi dei lavandini specifici per il lavaggio, segnalatori di posizione per determinare la presenza dell'addetto alle cure nella stanza dei pazienti e un sistema per la stesura di un feedback sulla conformità igienica per la struttura sanitaria e il personale, con segnali sonori che ricordano all’operatore di eseguire le procedure di igienizzazione.

Come e perché lavarsi le mani

Nella vita quotidiana, lavarsi le mani è la sola misura davvero efficace per prevenire la più “banale” e “incurabile” delle infezioni, il raffreddore, così come le più complesse epidemie di influenza. Ma anche, insieme all’accortezza di bere solo da bottiglie sigillate, per tenersi alla larga dalla diarrea del viaggiatore e altre malattie a carico dell’apparato gastrointestinale che ci colpiscono in vacanza e non solo.

Il modo migliore per lavarsi le mani? Il sapone liquido garantisce più igiene rispetto alle saponette solide, bisogna insaponarsi anche nello lo spazio fra le dita e strofinare le mani per un minuto prima di risciacquarle e asciugarle con cura per evitare il rischio di infezioni fungine.

Vale sempre la raccomandazione di avere con sé un igienizzante mani senza acqua: indagini inglesi e americane hanno messo in luce che tra le cose più “sporche” che tocchiamo tutti i giorni non ci sono i bagni pubblici, ma i corrimano di bus e metrò, la tastiera del bancomat, il manico del carrello dei supermercati.

Mariateresa Truncellito
Mariateresa Truncellito
Brianzola di nascita, lucana di famiglia, si è formata alla Scuola di giornalismo Rizzoli-Corriere della Sera dopo aver vinto una delle dodici borse di studio dopo la laurea in Scienze Politiche. Giornalista professionista, in oltre vent'anni di lavoro ha scritto per oltre una cinquantina di testate nazionali, cartacee e on line. Ha lavorato per molti anni al desk, in quotidiani e periodici, fino al ruolo di caporedattore per il mensile Top Salute. Oggi è freelance. Scrive per numerose testate, collabora con professionisti del settore della salute, modera conferenze e tavole rotonde, corsi di aggiornamento per giornalisti e presentazioni, collabora con diverse agenzie di comunicazione. Si occupa di molti temi che riguardano le donne, con particolare attenzione alla divulgazione sulla salute e il benessere femminile, la medicina di genere, gli aspetti più delicati e controversi della ginecologia e della fertilità, dai vaccini alla menopausa alle malattie a trasmissione sessuale, grazie ai quali ha vinto numerosi premi giornalistici. Nel tempo libero è una ballerina appassionata di lindy hop, boogie woogie e altri balli swing, attività che non manca mai di consigliare nei suoi articoli di benessere perché consentono di fare movimento divertendosi e socializzando. E sono adatte a tutti e a tutte le età.

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