Fotopsie

Le fotopsie sono alterazioni della percezione visiva, che possono manifestarsi a livello di uno o di entrambi gli occhi e sono molto variabili da persona a persona. Non sono generalmente una condizione a sé stante, ma rappresentano il sintomo di un altro disturbo.

Che cosa sono le fotopsie: i sintomi

Le anomalie nella visione tipiche delle fotopsie sono:

  • bagliori o lampi di luce (detti anche fosfeni) in assenza di un reale stimolo luminoso nell’ambiente
  • piccoli oggetti luminosi, come corpi mobili (forme che fluttuano nel campo visivo) o puntini (simili a una sorta di fiocchi di neve che offuscano la visione) chiamati miodesopsie.

Generalmente le fotopsie si manifestano quando si sta osservando uno sfondo a tinta unita, come un muro bianco o un cielo sgombro da nuvole: all’inizio possono essere confusi con granelli di polvere o con dei piccoli insetti (alcune fotopsie sono comunemente chiamate mosche volanti); a differenza di questi ultimi, tuttavia, sono di solito piuttosto statici, e sembra che si muovano solo quando si cambia l’orientamento dello sguardo. 

Così come il tipo di distorsione visiva (puntini, luci, scintille, oggetti luminosi ecc.), anche la durata delle fotopsie è molto variabile: alcune durano pochi secondi (come quelle che provano alcune persone a seguito della stimolazione meccanica generata dallo sfregamento degli occhi, o a seguito dell’esposizione a stimoli luminosi molto intensi); altre sono più durature e ricorrenti, e in tal caso possono essere molto fastidiose perché vanno a interferire con le normali attività della vita quotidiana, come la guida di un veicolo o la lettura. 

Fotopsie: le cause più comuni

Sono diverse le patologie che interessano l’occhio e che possono causare fotopsie. Tra queste le più comuni sono:

  • il distacco posteriore del vitreo, che si verifica quando l’umor vitreo (una massa di liquido gelatinoso e trasparente che riempie la camera vitreale dell’occhio) si distacca dalla retina, una circostanza che può verificarsi naturalmente con l'età avanzata. Tuttavia, se il distacco del vitreo si verifica rapidamente, in maniera improvvisa, può causare una fotopsia che si manifesta con flash e fluttuazioni, che spariscono nel giro di pochi mesi
  • la lacerazione e il distacco della retina. La retina è un sottile strato di tessuto nervoso che riveste l’interno dell’occhio. Grazie alla presenza di fotorecettori è sensibile alla luce e comunica i messaggi visivi ad aree specifiche del cervello. Normalmente la retina aderisce perfettamente alla parete interna dell’occhio. Se si lacera o si stacca, per esempio in seguito a traumi, si può muovere e spostarsi dalla sua posizione normale. Questo può causare la fotopsia e altri sintomi, ma in alcuni casi – e soprattutto se non adeguatamente trattata – può determinare anche la perdita permanente della vista, ossia la cecità
  • la degenerazione maculare, una condizione oculare comune tra le persone che hanno più di 50 anni. La macula è una piccola porzione della retina, localizzata nella parte centrale dell'occhio, nella quale si forma l’immagine degli oggetti che vediamo. È quindi fondamentale per vedere bene, in dettaglio, e quando con il passare degli anni si deteriora può causare episodi di fotopsia.

Altri disturbi che possono causare fotopsie sono:

  • un tipo di cefalea, ovvero l’emicrania (soprattutto quella caratterizzata da altre alterazioni della visione conosciute come auree)
  • l’insufficienza vertebrobasilare (una condizione che si verifica quando c'è uno scarso afflusso di sangue alla parte posteriore del cervello, dove sono localizzate le strutture e le aree cerebrali responsabili della visione, dell’equilibrio e della coordinazione motoria)
  • infezioni o infiammazioni del nervo ottico (in tal caso spesso sono associati sintomi quali dolore, perdita della percezione del colore e riduzione della vista)
  • più raramente, malattie specifiche quali la cataratta, il glaucoma e il retinoblastoma. 

In alcuni casi, infine, le fotopsie sono effetti collaterali transitori di interventi di chirurgia refrattiva, che sono molto utilizzati, a livello corneale, nel trattamento dei difetti della vista più comuni, quali miopia, ipermetropia, presbiopia e astigmatismo.  

I rimedi per le fotopsie

Il trattamento delle fotopsie non è univoco; come abbiamo visto, infatti, la maggior parte delle volte la fotopsia è il sintomo di una condizione preesistente. Per questo motivo il primo passo è senza dubbio quello di rivolgersi a un oculista per poter identificare, attraverso una visita specialistica, le cause delle alterazioni della visione. Per rilevare eventuali patologie oculari presenti, durante la visita oculistica il medico eseguirà uno scrupoloso esame della retina e del corpo vitreo.

Una volta identificata la causa scatenante, si potrà scegliere l’approccio terapeutico più indicato. Analizziamo le tecniche utilizzate per il trattamento dei disturbi che più comunemente causano fotopsie. 

In caso di distacco vitreo posteriore non è di solito necessario alcun trattamento specifico. Questo disturbo non rappresenta infatti una minaccia per la salute oculare, e i sintomi (comprese le fotopsie) tendono ad attenuarsi gradualmente nell’arco di pochi mesi. Per scongiurare il rischio di complicazioni legate a questa condizione, è però bene eseguire dei controlli periodici; nei rari casi in cui le fotopsie causate dal distacco vitreo posteriore persistono può essere efficace una vitrectomia (l’intervento chirurgico che prevede il taglio e la rimozione del corpo vitreo). È sempre bene, tuttavia, discutere con il vostro medico rischi e benefici di questa tipologia di intervento. 

Se è avvenuto un distacco della retina, invece, bisogna effettuare uno dei seguenti interventi correttivi, volti a riattaccare la retina alla parete oculare posteriore e “sigillare” i fori e le rotture retiniche che hanno causato il distacco:

  • posizionamento di una fibbia sclerale (una fascia di silicone) vicino alla parete posteriore dell’occhio, intorno al bulbo oculare, in modo che la retina possa riprendere contatto
  • retinopessia pneumatica, che prevede l’iniezione di una bolla di gas espandibile all’interno della cavità oculare, che spinge la retina contro la parete riportandola nella posizione normale; il paziente deve poi mantenere per alcuni giorni (fino al completo riassorbimento della bolla di gas, che viene sostituito dall’umor vitreo) una postura specifica, evitando movimenti improvvisi e l’esposizione a pressioni eccessive (come quelle derivanti dai viaggi in aereo, che possono causare un aumento repentino della pressione intraoculare)
  • chirurgia laser, tecnica valida soprattutto in caso di piccoli distacchi, che sfrutta il fenomeno di fotocoagulazione (ossia di cicatrizzazione indotta da un determinato tipo di luce); il trattamento può essere applicato da solo, o in associazione con la crioterapia
  • vitrectomia, ossia la rimozione dell’umor vitreo, che viene drenato e sostituito con un gas o un liquido apposito. Viene utilizzata in caso gli interventi precedenti non abbiano prodotto benefici duraturi. 

Situazione ancora diversa per quanto riguarda la degenerazione maculare, che può essere di due tipi:

  • secca (o non essudativa), più comune, causata dall’accumulo di una sostanza grassa, risultato di scorie cellulari, chiamata drusen
  • umida (o essudativa), meno comune, causata dalla crescita anomala di vasi sanguigni.

La degenerazione maculare secca ha di solito un decorso piuttosto lento e non prevede un trattamento specifico, ma la qualità di vita è garantita dall’utilizzo di specifici ausili visivi; la degenerazione umida ha invece un decorso molto più veloce (i sintomi possono peggiorare nel giro di pochi giorni o settimane) e può essere curata con iniezioni regolari – di solito ogni 1-2 mesi  di farmaci anti-VEGF (inibitori della formazione di nuovi vasi sanguigni), e/o grazie alla terapia fotodinamica, nella quale una luce viene puntata sul fondo oculare per eliminare i vasi sanguigni in eccesso. 

Come prevenire le fotopsie

Prevenire le fotopsie, o meglio le patologie e i disturbi che le causano, non è sempre possibile, anche perché nella maggior parte dei casi (come per esempio nelle fotopsie generate dal distacco posteriore del vitreo) queste condizioni sono legate al progredire dell’età. Tuttavia, in alcuni casi, adottare alcune accortezze o cambiamenti dello stile di vita può essere utile per attenuare l’intensità dei sintomi e per rallentare il progredire dei disturbi. È il caso ad esempio della degenerazione maculare, per la quale valgono questi consigli:

  • evitare il fumo di sigaretta
  • seguire una dieta sana, ricca di vitamine antiossidanti contenute in frutta e verdura (in particolare cavolo, spinaci, broccoli, zucca), di zinco e di acidi grassi (come gli omega-3 presenti nel salmone, nel tonno e nelle noci)
  • tenere sotto controllo altre eventuali complicazioni mediche, tra cui l’ipertensione e il sovrappeso
  • sottoporsi a esami oculistici di routine, in modo da monitorare l’evolversi del disturbo.

In ogni caso, è bene sottoporsi a una visita diagnostica non appena si avvertono dei sintomi riconducibili alle fotopsie, come la visione di lampi luminosi, che possono essere dovuti a piccole lacerazioni: in questo modo sarà infatti possibile scongiurare l’insorgenza di danni oculari ben più gravi, come il distacco della retina. 

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