"Curare l'Helicobacter pylori"
Ho 21 anni e faccio la cantante di professione. Due anni fa (dopo un periodo di molte sigarette, caffè e malmenage della voce) ho iniziato a sentire un forte bruciore/dolore alla gola e l'otorino mi ha diagnosticato un leggero reflusso. Dopo dieta ferrea per quasi 2 anni e terapia per il reflusso ho ancora dolore insieme con: secchezza, tensione all'orecchio, bruciore e, ora, anche difficoltà nella deglutizione. Ho fatto la gastroscopia e, dopo biopsia, mi hanno trovato l'Helicobacter. Dopo 2 tentativi di terapia eradicante, niente. È possibile eliminare definitivamente l'Helicobacter? A chi posso rivolgermi perché mi segua in una terapia efficace, fino all'eliminazione completa?
Risponde: Mazzocchi Samanta - Specialista in Gastroenterologia ed endoscopia digestiva
L’Helicobacter pylori (H. pylori) è un batterio patogeno in grado di colonizzare la superficie mucosa dello stomaco. L’infezione può essere asintomatica, ma spesso è causa di gastrite e ulcera peptica, rappresenta inoltre un importante fattore di rischio per lo sviluppo di tumori gastrici come l’adenocarcinoma e il MALT-linfoma. L’infezione in Italia è molto frequente, interessa oltre 20 milioni di persone. Nonostante abbiamo alle spalle piu di venti anni di esperienza nella terapia dell’H. pylori, a oggi non è ancora stato trovato uno schema terapeutico ideale per trattare questa infezione. L’H. pylori è sensibile a molti antibiotici in vitro, ma nessuno di questi è efficace se utilizzato in monoterapia. Negli ultimi anni sono stati effettuati considerevoli progressi nel trattamento dell’infezione e le migliori terapie attualmente a disposizione sono combinazioni di almeno tre o quattro farmaci da assumere per una o due settimane. Il successo della terapia non è comunque scontato. Le percentuali di eradicazione sono sempre minori, e oggi in molti casi non raggiungono l’80%, questo a causa delle poliresistenze che si verificano per l’utilizzo vasto delle terapie antibiotiche o per la mancata compliance al trattamento. È sempre più frequente imbattersi in pazienti che risultano resistenti anche al trattamento di prima linea. Nel caso di mancata risposta anche al secondo ciclo di terapia eradicante viene indicato eseguire un esame colturale con test di sensibilità antibiotica (antibiogramma), che indirizza l’impostazione dell’ulteriore schema antibiotico da eseguire. In assenza di un esame colturale, l’indicazione a proseguire “alla cieca” va valutata da caso a caso. Per tale motivo negli ultimi anni la ricerca scientifica ha cercato di individuare nuove strategie terapeutiche basate sull’uso di nuovi antibiotici, o sull’aggiunta alle terapie standard di nuove sostanze quali i probiotici o fitoterapici che potrebbero contribuire a ridurre l’insorgenza di effetti collaterali o ridurre la minima concentrazione efficace nelle resistenze batteriche agli antibiotici. La figura migliore per seguire dalla diagnosi alla terapia efficace è quella del gastroenterologo.