Tumore ovarico: cause, terapie e prevenzione


Prevenzione e diagnosi precoce sono difficili e spesso si scopre il tumore quando è già in fase avanzata.
Secondo i dati del Registro tumori, ogni anno in Italia si registrano circa 5.000 nuovi casi di tumore alle ovaie. Questa neoplasia rientra tra le prime cinque cause di morte oncologica nelle donne fino a 69 anni. Il motivo è da ricercare nella difficoltà di attuare una vera e propria prevenzione e di fare una diagnosi precoce; nel 70-80% dei casi il tumore si scopre infatti in una fase molto avanzata.
Nella maggior parte delle pazienti è un tumore epiteliale, dovuto cioè alla proliferazione incontrollata delle cellule del rivestimento esterno dell’ovaio. La forma più frequente, in particolare, è il cancro epiteliale sieroso di alto grado che, però, non nasce nell’ovaio, ma nella parte terminale della tuba di Falloppio, da dove le cellule maligne si diffondono, “sgocciolando”, sulla superficie dell’ovaio e sul peritoneo (la membrana che riveste la cavità pelvica e addominale), dove proliferano formando metastasi.
Le cause del tumore all’ovaio non sono note, ma si conoscono alcuni fattori di rischio:
Raramente il tumore ovarico si scopre in fase precoce, perché inizialmente non dà sintomi, se non segnali aspecifici, come:
Se questi sintomi compaiono improvvisamente e diventano ricorrenti (per esempio presentandosi quotidianamente per almeno 12-15 giorni al mese e per più mesi consecutivi), è bene consultare il ginecologo per gli accertamenti del caso:
Inoltre, in caso di forte sospetto di tumore, è bene effettuare una TAC addominale ed, eventualmente, una PET per definire l’area colpita e verificare se e dove si è già diffuso.
Contro il tumore, anche in fase avanzata, il primo passo è la chirurgia per rimuovere tutta la massa tumorale evidente. Dopo l’intervento si ricorre poi alla chemioterapia, che oggi può contare su innovative combinazioni di farmaci.
Purtroppo, nonostante l’efficacia della chemioterapia, il tumore si ripresenta in circa il 70-80% dei casi nei primi due anni, rendendo necessari, in genere, nuovi trattamenti chemioterapici.
Proprio per l’alto tasso di recidive, sono allo studio farmaci biologici per ritardare e contrastare la ricomparsa del tumore.
Sul fronte preventivo, per ora l’unica reale strategia consiste nell’accertare l’eventuale presenza delle mutazioni geniche associate al tumore grazie a un test, fatto su un semplice prelievo di sangue, dispensato dal Servizio sanitario nazionale (ma con differenze da Regione a Regione).
Questo test è raccomandato:
Dopo una consulenza genetica e la valutazione del ginecologo può essere consigliato anche a donne sane che hanno numerosi casi di tumori al seno e/o all’ovaio nella storia familiare.
Le donne che risultano portatrici sane della mutazione possono agire preventivamente in due modi contro il tumore ovarico: