Prurito “da lavatrice”: perché viene?

Se il “tormento” è intenso e dura da diversi giorni è bene rivolgersi a un medico. Sapendo però che a volte la causa è facile da individuare.

Non avete la pelle secca. Non soffrite di allergie, né alimentari né cutanee. Non siete ansiosi né stressati. Non sudate in modo significativo e, comunque, non più del solito. Non state assumendo farmaci particolari. Non avete alcun motivo per pensare di essere interessati da una micosi o da qualche altra forma di colonizzazione dell’epidermide.

La pelle è perfettamente integra e non ci sono segni sospetti. Eppure. Eppure, ormai da qualche settimana, siete tormentati da un prurito diffuso, non insopportabile, ma decisamente fastidioso.

Cercate di non cedere alla tentazione di sfregare, ma di tanto in tanto capitolate e al sollievo istantaneo seguono infiammazione, arrossamento e ipersensibilizzazione. E ulteriore prurito. Da che cosa può dipendere?

Tipo di detersivo e modalità di lavaggio

Dal momento che un prurito generalizzato, persistente e privo di causa evidente può talvolta essere l’espressione di una malattia non dermatologica da affrontare in modo specifico, in occasione di manifestazioni di questo tipo è sempre bene consultare il medico ed effettuare qualche accertamento mirato.

Esclusa ogni possibile causa organica (cosa che avviene nella maggior parte dei casi), la ricerca del fattore scatenante deve spostarsi sull’analisi dell’ambiente e delle abitudini di vita.

Un motivo banale e molto frequente di prurito apparentemente ingiustificato viene dal bucato e può dipendere sia dal tipo di detersivo usato, sia da un risciacquo inadeguato.

La prima cosa da verificare, quindi, è se chi si occupa del lavaggio di indumenti e biancheria per la casa (asciugamani, lenzuola ecc.) abbia recentemente cambiato la marca del detergente utilizzato o la procedura di lavaggio, oppure se abbia iniziato ad aggiungere candeggina o altri composti sbiancanti per ottenere risultati migliori sulle fibre chiare o abbia provato nuovi ammorbidenti.

Se così fosse, il prurito potrebbe derivare molto semplicemente da un’intolleranza individuale specifica, magari non particolarmente marcata, a uno o più componenti del nuovo prodotto.

Viceversa, se si è certi che nessun cambiamento è avvenuto a questo livello, si deve verificare l’accuratezza del risciacquo. Ancorché sviluppati e testati per essere il più sicuri possibile, i detersivi per biancheria, come tutti i prodotti che devono garantire una buona azione detergente, sono irritanti per la pelle perché alterano il microfilm idrolipidico superficiale protettivo e possono indurre reazioni infiammatorie o pseudo-allergiche.

La loro persistenza, anche in tracce, tra le fibre degli indumenti o di altri tessuti che entrano in diretto contatto con l’epidermide e/o che vi rimangono per diverse ore (come le lenzuola) è, quindi, una frequente causa di sensibilizzazioni, arrossamenti e prurito.

Le verifiche da effettuare e le soluzioni

Per capire se il problema può dipendere da questa ragione basta controllare con attenzione se sui tessuti appena lavati e asciugati sono presenti aloni biancastri e/o vagamente “polverosi” (anche se si usa un detersivo liquido), magari appena accennati, esaminando bene tra le pieghe e a livello delle cuciture.

Che si trovino o meno segni di questo tipo, è bene controllare anche il cestello della lavatrice subito dopo il ciclo di lavaggio: se c’è ancora qualche bollicina o addensamento di schiuma qua e là, probabilmente, il risciacquo non è stato soddisfacente ed è meglio ripeterlo.

Com’è possibile che da un momento all’altro il solito risciacquo non sia più sufficiente?

L’inconveniente può dipendere da un problema della lavatrice (per esempio, lo scarico parzialmente intasato o un ricambio d’acqua inefficiente a causa di dispositivi usurati) oppure, più semplicemente, da minimi cambiamenti di abitudini di cui neppure ci si accorge, come l’uso di quantità di detersivo un po’ maggiori del solito o l’inserimento di quantità eccessive di bucato nel cestello che non permette un’adeguata penetrazione dell’acqua tra le fibre e una completa rimozione del detergente.

Una volta appurata la causa, il rimedio contro questa forma di prurito è implicito: prevenire il contatto con la sostanza sensibilizzante (i residui di detersivo) migliorando lavaggio e risciacquo.

Rosanna Feroldi
Rosanna Feroldi
Da adolescente le avevano detto di fare il liceo classico e ha scelto lo scientifico. Alla maturità, le hanno detto di iscriversi Lettere e Filosofia e ha puntato su Biologia. Dopo laurea e tirocinio, al dottorato in elettrofisiologia ha preferito un corso di comunicazione e giornalismo scientifico della Facoltà di Farmacia - Università Statale di Milano. Insomma, non è il tipo che si lascia convincere facilmente. Da lì, è iniziato, più per gioco che per scelta, un percorso professionale che continua con soddisfazione da quasi vent'anni, passando da attività di consulente per la comunicazione su salute e stili di vita sani per il Progetto Città sane - Comune di Milano alla proficua collaborazione con la Fondazione San Raffaele di Milano, dove per 13 anni si è occupata di realizzare il magazine dell'Ospedale San Raffaele destinato ai pazienti e materiale divulgativo distribuito nell'ambito di campagne di sensibilizzazione, nonché di supportare l'attività di ufficio stampa. Contemporaneamente, entusiasta, mai stanca ed esagerando anche un po', ha interagito con numerose realtà editoriali come giornalista scientifica e medical writer, realizzando contenuti per riviste dirette al pubblico, ai medici e ai farmacisti. Il sopravvento del web ha cambiato molte cose, ma non l'ha indotta a desistere. Così, eccola ora alle prese prevalentemente con progetti editoriali online e attività di comunicazione/reportistica medico-scientifica nelle aree cliniche più disparate. A volte, si chiede come abbia fatto, altre come continuerà. The show must go on.

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