Proteine nelle urine

Da una patologia renale cronica a un momento di stress: sono diverse le cause della proteinuria e anche le terapie per affrontarla.

Si chiama proteinuria e significa che nelle urine è presente un’eccessiva quantità di proteine. Questo fenomeno si verifica quando i reni, che hanno il compito di filtrare il sangue espellendo le sostanze di scarto, non funzionano bene: il risultato è che componenti che dovrebbero rimanere nel sangue, come appunto le proteine, sfuggono al "setaccio renale" (la membrana basale glomerulare) e vengono espulse nelle urine.

Perché i reni funzionano male?

Le cause possono essere diverse e non necessariamente è il caso di spaventarsi: spesso, infatti, la presenza di proteine nelle urine in quantità superiori alla norma può essere una condizione del tutto fisiologica e perciò normale. Si verifica con frequenza in caso di gravidanza, forte stress, febbre oppure attività fisica molto intensa.

In alcuni bambini e adolescenti si manifesta sotto forma di proteinuria ortostatica: è associata, cioè, allo stare in piedi (e quindi è più marcata di giorno che nelle ore notturne), non necessita di particolari cure e tende a scomparire in età adulta.

Esistono però situazioni in cui la proteinuria è sintomo di un danno ai reni più o meno grave. Tanto più questi organi sono danneggiati, tanto maggiore sarà la dimensione e la quantità delle proteine che sfuggono alla filtrazione e si raccolgono nelle urine, come pure il numero dei sintomi ai quali si accompagnerà (primo fra tutti l'ematuria, ovvero la presenza di sangue nelle urine).

La proteinuria può essere la conseguenza di diverse malattie renali, come:

  • malattie dei glomeruli renali, piccoli "gomitoli" che filtrano il sangue a livello dei reni. Quando non funzionano correttamente, alcune proteine circolanti, principalmente l’albumina, possono passare nell’urina. Queste patologie possono essere primitive, quando sono originate all’interno del rene e non coinvolgono altri organi ( come la glomerulonefrite da immunoglobulina, una malattia renale cronica o la glomerulonefrite membranosa, o ancora la glomerulosclerosi focale e segmentale) o secondarie, quando sono la manifestazione di un disturbo presente a livello di altri organi, come nel caso del lupus eritematoso sistemico (una malattia cronica autoimmune che causa l'infiammazione dei tessuti dell'organismo), del diabete mellito, dell’ipertensione arteriosa  (anche nota come pressione alta), dell’amiloidosi (una malattia rara dovuta ad anomalie delle molecole proteiche, che causa disfunzioni e insufficienze organiche), e di molte altre patologie;
  • malattie dei tubuli renali, quando si verifica proteinuria ma la quota di albumina nell’urina è bassa (come le nefriti interstiziali).

La proteinuria può essere anche causata da malattie del sangue, come per esempio alcuni tumori, oppure da anemia e avvelenamento da metalli pesanti.

Quante proteine?

Può accadere che una quantità minima di proteine (meno di 200 mg) e di albumina (meno di 30 mg) possano essere individuate nelle urine raccolte nell’arco di 24 ore. Si tratta di un fenomeno piuttosto comune e che non è sintomo di alcun danno renale.

Quando invece le concentrazioni di queste sostanze nelle urine aumentano, in base al valore registrato nelle 24 ore, è possibile parlare di:

Microalbuminuria 30-150 mg
Proteinuria lieve 150-500 mg
Proteinuria moderata 500-1.000 mg
Proteinuria grave 1.000-3.000 mg
Proteinuria indice della sindrome nefrotica > 3.500 mg

Gli esami da fare

Nella maggior parte dei casi la proteinuria è un disturbo che non dà sintomi specifici. Tutt'al più, a insospettire può essere la produzione di urine più schiumose e dense rispetto alla norma, mentre sono piuttosto rare le situazioni in cui si può osservare gonfiore alle caviglie o al viso, oppure un leggero aumento di peso, dovuto alla ritenzione di liquidi, a sua volta provocata dalla ridotta presenza di proteine circolanti.

Il modo migliore per individuare la proteinuria è quello di effettuare semplici esami di laboratorio. Si tratta di analisi di routine, che valutano la concentrazione di proteine nelle urine, da effettuare su un campione fresco, raccolto alla prima o, tutt'al più alla seconda, minzione del mattino.

Se i risultati dell'esame sono tali da escludere la causa "benigna", il medico potrà richiedere un altro campione delle urine del mattino o la raccolta delle urine nell’arco di 24 ore, così da eseguire delle misure più accurate. Nel caso in cui sospetti una malattia renale o ne voglia monitorare l'evoluzione se già diagnosticata potrà prescrivere anche altri esami utili a valutare la funzionalità renale (ematici, come la creatininemia e l'azotemia, e di diagnostica per immagini, come l'ecografia) e una visita presso uno specialista in nefrologia.

Solo se la patologia verrà accertata, il medico curante e il nefrologo, per definirla meglio, potrebbero suggerire una biopsia renale, vale a dire il prelievo di un piccolo campione di tessuto renale.

Chi dovrebbe tenerle sotto controllo?

Alcune persone dovrebbero controllare regolarmente la proteinuria e l’albuminuria. Ecco in quali
condizioni è bene sottoporsi all’esame.

Patologie renali

Insufficienza renale cronica (VFG < 60 ml/min), episodi di sanguinamento delle vie urinarie

Patologie metaboliche Diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2
Patologie cardiologiche Ipertensione arteriosa
Patologie sistemiche che interessano i reni

Lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, mieloma multiplo, portatori di trapianto d’organo

Predisposizione

Storia familiare di malattia renale o con malattia genetica renale

E le terapie?

Per affrontare questo disturbo è importante comprendere la situazione complessiva della persona. Per esempio, chi soffre di diabete o ipertensione ha una probabilità maggiore di sviluppare proteinuria e la terapia consiste principalmente in:

  • perdita di peso corporeo in individui sovrappeso,
  • praticare attività fisica regolare,
  • smettere di fumare,
  • ridurre l’uso di sale in cucina.

L’obiettivo è quello di mantenere i valori di pressione arteriosa quanto più simili alla normalità (inferiori a 130/80 mmHg), come anche i valori di glicemia (ossia la concentrazione di glucosio nel sangue) e di emoglobina glicata o glicosilata (una molecola risultante dall'unione tra l'emoglobina, la proteina che trasporta l'ossigeno ai tessuti, e il glucosio che circola nel sangue).

Esiste anche la possibilità di utilizzare alcuni tipi di farmaci che possono avere effetti positivi, tra cui gli ACE-inibitori (che sono impiegati anche nel trattamento dell'ipertensione, dell'insufficienza cardiaca congestizia e dell'infarto del miocardio pregresso) e gli antagonisti dell’angiotensina II (una classe di farmaci molto efficace nel contrastare i fenomeni ipertensivi).

Nel caso in cui la proteinuria dipenda in modo diretto da una patologia renale, la terapia avrà l’obiettivo di risolvere la malattia, eliminando quindi alla radice l’eccessiva perdita di proteine nelle urine.

In conclusione, il modo in cui affrontare questo disturbo dipende da una serie di fattori individuali e, soprattutto, dalla causa scatenante. È quindi fondamentale che sia il nefrologo a indicare la terapia da seguire: sarà lui a prescrivervi eventualmente ulteriori analisi e valuterà i passi più giusti da percorrere.

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Valentina Torchia
Valentina Torchia
Nata il giorno di S. Ambrogio, a Milano, il suo primo regalo è stata una copia de I promessi sposi gentilmente donata dal comune della città meneghina a tutti i nati nel 7 dicembre. Appassionata di scienza, dopo il liceo scientifico prende la laurea magistrale in Biotecnologie Mediche Molecolari e Cellulari, con una tesi su epigenetica e neuroscienze. Si rende conto di essere un topo da biblioteca e non da laboratorio, così unisce alla scienza la sua più grande passione: la scrittura. Dopo un master in Comunicazione e Salute, viene premiata dall'UNAMSI e vince una borsa di studio di un anno all'Assessorato alla Sanità di Regione Lombardia. Da qui in poi, ha approfondito la comunicazione della scienza sotto molteplici forme: dal copywriting al giornalismo scientifico, tra agenzie di comunicazione e riviste online e cartacee. Nel tempo libero, scrive narrativa per bambini e ragazzi. Ha collaborato per alcuni anni con Geronimo Stilton, il famoso gentiltopo giornalista. Ora sta terminando un corso di formazione per autori di produzioni multimediali, a Bologna, presso la scuola Bottega Finzioni. Adora i viaggi, il nomadismo digitale e tutto ciò che riguarda il Giappone.

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