Tutto sul mal di denti

Il mal di denti può essere lenito con diversi rimedi farmacologici e alcuni accorgimenti pratici da mettere in atto ancor prima di recarsi dal dentista.

Quasi tutti sono d’accordo: il mal di denti è uno dei dolori più forti e insopportabili che si possano provare. Spesso arriva senza nessun preavviso, costringendo chi ne soffre a lunghe notti insonni e giorni tormentati, che possono essere anche più di uno se si ha la sfortuna di veder comparire il mal di denti il venerdì sera di un weekend di ponte, il 15 di agosto o la vigilia di Natale.

Che cosa si può fare nell’attesa che il dentista di fiducia (o un affidabile sostituto) sia disponibile per le cure del caso? Dipende. Perché il mal di denti non è tutto uguale e per ottenere un reale sollievo è indispensabile comprendere la natura del dolore che si sta provando. Ecco qualche utile indicazione per orientarsi e agire in modo appropriato.

Principali tipologie di mal di denti

Anche se quel che si prova è sempre dolore, le tipologie di mal di denti che si possono sperimentare sono diverse, ciascuna caratterizzata da un’origine, un’intensità e una modalità di presentazione differente. Inoltre, devono essere gestite in modo mirato per riuscire ad alleviare il disagio in modo apprezzabile e duraturo.

Ecco le principali cause di dolore dentale:

Sensibilizzazione dentale Accentuazione della reattività al caldo/freddo, al dolce/salato e a composti acidi
Nevralgia dentale Irritazione e infiammazione del nervo del dente eroso
Pulpite Infiammazione della polpa del dente
Gengivite Infiammazione del tessuto gengivale
Carie Erosione dello smalto e della dentina
Ascesso Infezione batterica

Un tipo di dolore molto comune anche tra chi ha denti apparentemente sani è la sensibilizzazione dentale,
caratterizzata da un’accentuazione della reattività al caldo/freddo, al
dolce/salato e a composti acidi e dovuta all’erosione dello smalto o
all’alterazione o al ritiro del colletto gengivale.

Nei casi più severi, la sensibilizzazione può trasformarsi in un’irritazione e infiammazione del nervo del dente eroso (nevralgia dentale):
una condizione particolarmente dolorosa, anche in assenza di
sollecitazioni esterne. Altre cause di nevralgia dentale possono essere
il digrignamento cronico (bruxismo) o anomalie anatomiche/posturali di
vario tipo.

Un secondo tipo di mal di denti che quasi tutti conoscono fin dall’infanzia è quello conseguente alla presenza di carie (una lesione dei denti che coinvolge lo smalto e/o la dentina dovuta all’azione di germi) o pulpite
(infiammazione della polpa del dente): può essere più o meno intenso,
di solito è ben localizzato ed è anch’esso scatenato o aggravato da cibi
e bevande calde o fredde, dolci o salate e dal tocco o dal contatto tra
i denti quando si chiude la bocca.

Nel caso di carie lieve, il dentista si limita a otturare il dente. Se, invece, la carie è arrivata in profondità, per evitare di dover estrarre il dente malato, è opportuno devitalizzarlo, ovvero rimuovere la polpa dentale infetta, disinfettare il canale radicolare e sigillarlo, per poi ricostruire il dente. Se necessario, in attesa della visita, è possibile ricorrere agli analgesici per ridurre il dolore.

Altra forma di dolore orale molto comune è la gengivite,
causata dall’infiammazione del tessuto gengivale. In questi casi, si
prova soprattutto bruciore, accompagnato da leggero gonfiore e
sanguinamento a livello delle gengive interessate.

Un mal di denti di tipo infiammatorio veramente difficile da sopportare è quello che compare in caso di infiammazione del dente del giudizio.
Riconoscerlo è facile perché il dolore si estende a tutta l’arcata
corrispondente, irradiandosi all’orecchio, e può essere accompagnato da
gonfiore delle ghiandole del collo.

A volte, può far male anche un dente già devitalizzato.
Questa evenienza va posta all’attenzione del dentista il più presto
possibile perché, in genere, il disturbo dipende dalla presenza di un
ascesso alla base della radice del dente, quindi da un’infezione
batterica. Il dolore caratteristico è molto intenso, viene scatenato o
aggravato dal caldo (non dal freddo) e dal tocco o dal contatto tra i
denti quando si chiude la bocca.

Quando lo smalto si rovina

Spazzolare male i denti, con troppo vigore o con spazzolini eccessivamente “duri” o setole usurate, usare dentifrici con un’elevata azione abrasiva (come sono la maggioranza dei prodotti sbiancanti), consumare spesso bevande o cibi molto acidi (comprese bibite gassate), soffrire di reflusso gastroesofageo o digrignare involontariamente i denti durante la notte sono tutte frequenti cause di danni allo smalto dei denti.

Se una o più di queste circostanze persistono per un periodo di tempo abbastanza lungo, dell’ordine di alcuni mesi o anni, lo smalto si assottiglia progressivamente e la dentina sottostante viene esposta, causando ipersensibilità a stimoli di vario tipo, di norma innocui per il dente integro.

Quando accade, non soltanto bere una bevanda ghiacciata, ma anche mangiare un gelato, una caramella, una pesca o una coppetta di fragole con il limone può diventare una vera sofferenza, superata soltanto dalla tortura di cercare di lavare i denti subito dopo.

La ripetuta sollecitazione di uno o più denti usurati (o danneggiati da un trauma accidentale) da parte di alimenti e bevande può irritare notevolmente i nervi coinvolti, determinando un’infiammazione persistente, ossia una nevralgia. In questo caso, il dolore molto intenso e abbastanza difficile da attenuare è presente a prescindere dall’applicazione di ulteriori stimoli esterni e può estendersi, causando un significativo mal di testa (simile a un’emicrania).

L’erosione dello smalto, unita alla difficoltà di lavare i denti in modo accurato a causa del dolore dato dall’ipersensibilità e al conseguente accumulo di placca batterica, aumenta notevolmente anche il rischio di sviluppare carie. Un processo, quest’ultimo, che porta alla totale e irreversibile distruzione localizzata di smalto e dentina, fino a danneggiare le parti più profonde del dente se non si interviene per tempo con cure odontoiatriche adeguate.

Anche quando si sviluppa una carie, indipendentemente che sia preceduta o meno da erosione generalizzata dello smalto, il dente diventa inizialmente ipersensibile al freddo, al caldo e alle sostanze acide e zuccherine. In una seconda fase, compare anche il dolore, generalmente pulsante, che diventa significativo quando la carie raggiunge la camera interna del dente, dove si trova la polpa dentaria, ricca di vasi sanguigni e terminazioni nervose.

Di norma, a essere interessati da ipersensibilità dentinale sono soprattutto gli incisivi e i canini, mentre la carie colpisce prevalentemente i denti impegnati nella masticazione, ossia i molari e i premolari.

Infiammazioni e infezioni in agguato

Una volta che la carie ha aperto il varco nei tessuti interni del dente, la polpa può infiammarsi, dando luogo a una pulpite, e infettarsi, peggiorando notevolmente sia lo stato del dente e della gengiva sia il dolore associato.

Se a questo punto, nonostante la considerevole sofferenza già patita, non ci si è ancora rivolti al dentista di fiducia, si può andare incontro a complicanze severe e rischiose, non soltanto per il dente (ormai sostanzialmente perso), ma anche per la salute generale.

La fuoriuscita di pus ricco di batteri patogeni, infatti, causa l’infiammazione e l’infezione anche dei tessuti che circondano e sostengono il dente malato, causando risposte acute (ascessi apicali) o croniche (granulomi apicali). I batteri possono, inoltre, annidarsi all’interno del dente, formando una tasca parodontale in cui si accumula il pus, tipica degli ascessi parodontali laterali.

Nella pulpite a provocare un dolore forte e improvviso, non sempre ben localizzabile, sono la compressione delle fibre nervose e l’aumento dell’irrorazione sanguigna associata all’infiammazione.

Il dolore tipico dell'ascesso è invece più localizzato e “cupo”; aumenta durante la masticazione e la percussione del dente e può disturbare il sonno, fino a impedire di dormire se non si assume un farmaco analgesico abbastanza potente; spesso è associato a gonfiore della gengiva e, a volte, a qualche linea di febbre e ingrossamento doloroso dei linfonodi del collo.

Nel caso dell’ascesso parodontale laterale può anche capitare di avvertire un cattivo sapore in bocca e dalla tasca parodontale può fuoriuscire pus contenente batteri.

Responsabili anche le gengive

Un mal di denti “fisiologico” e del tutto innocuo per la salute della bocca anche se, come ogni altro mal di denti, ben poco piacevole è quello collegato all’eruzione dei denti. A soffrirne sono, inevitabilmente, tutti i bambini: nei primi anni di vita, quando spuntano i denti da latte; più avanti, al momento di passare alla dentatura definitiva.

In entrambi i casi, in realtà, si tratta più di un fastidio che di dolore vero e proprio, che diventa tale soltanto quando a “uscire” sono i quattro famigerati denti del giudizio, nella tarda adolescenza o nel corso della prima età adulta. Per ogni dente del giudizio che nasce bisogna mettere in conto diversi giorni di indolenzimento crescente, difficoltà di masticazione e, nei casi meno fortunati, una o più notti travagliate.

Poiché spesso non trovano spazio nella bocca affollata da altri denti, quando spuntano assumono posizioni anomale che favoriscono l’infiammazione. Ecco, allora, comparire dolore alla mandibola e a volte difficoltà ad aprire la bocca. In caso di infezione, compare un ascesso che si manifesta con gonfiore a guancia e gengiva.

In caso di dolore, che può arrivare fino all’orecchio, è indispensabile l’intervento dello specialista che può aiutare la fuoriuscita del dente con un intervento chirurgico oppure con l’estrazione del dente stesso.

Altra fonte di dolore di origine gengivale è rappresentata dall’infiammazione più o meno marcata a carico dei tessuti che le compongono per accumulo e ristagno della placca batterica. La gengiva perde l’aspetto compatto e il colorito roseo, per divenire turgida e arrossata. In questo caso, si ha a che fare con una gengivite che, oltre al dolore, comporta facilità al sanguinamento (spontaneo o mentre si mangia o ci si lava i denti) e, talvolta, lieve gonfiore. Il dolore è lieve, ma può diventare forte se si tocca la gengiva o si spazzolano i denti.

Per tenere sotto controllo il gonfiore e l’arrossamento dovuti a una gengivite possono essere utili gli antinfiammatori, uno specifico collutorio e la rimozione di placca e tartaro da parte del dentista.

Il persistere o il ripetersi di gengiviti, anche modeste, può causare il graduale ritiro del colletto gengivale che trattiene il dente, esponendolo a un maggior rischio di deteriorarsi e di cadere.

Qualunque sia la causa scatenante della gengivite, dolore, arrossamento e gonfiore sono sempre dovuti alla liberazione di prostaglandine, molecole coinvolte nell’insorgenza e nel mantenimento della risposta infiammatoria.

La placca e altri nemici dei denti

Carie e gengiviti sono causate principalmente dalla placca batterica, una patina costituita da batteri (soprattutto del gruppo degli streptococchi), saliva e piccolissimi residui di cibo, più abbondante nelle zone difficili da raggiungere con lo spazzolino e, quindi, generalmente caratterizzate da una minore pulizia.

I batteri all’origine della carie sono sempre presenti anche nella bocca sana, ma finché li si rimuove periodicamente dal colletto dentale, dalle superfici di denti, gengive e lingua e dagli spazi tra dente e dente (aiutandosi con il filo interdentale e/o lo scovolino) non costituiscono un problema. I guai iniziano quando l’igiene orale diventa poco accurata e gli streptococchi e gli altri batteri patogeni trovano nella placca un terreno fertile per proliferare, corrodere e infettare i tessuti dei denti.

Se non viene rimossa regolarmente, la placca può, inoltre, calcificare e formare il tartaro, che irrita la gengiva, causando gengiviti, oltre a essere ben poco gradevole sul piano estetico.

D’altro canto, se si vuole avere gengive sane, non si deve neppure esagerare con lo spazzolamento, che può irritarle per eccessiva sollecitazione o causare veri e propri traumi meccanici. Altri fattori di rischio per la salute delle gengive sono rappresentati da carenze vitaminiche, squilibri ormonali, fumo di sigaretta e abuso di alcolici, tutti accuratamente da evitare.

A promuovere la carie, a ogni età, sono invece principalmente l’alimentazione ricca di zuccheri (presenti in dolci, pane, pasta, patate ecc.), che favorisce la crescita dei batteri della placca, e la presenza di sostanze acide dannose per il dente.

A riguardo, va ricordato che dopo ogni pasto o spuntino e dopo aver bevuto bibite gassate, se non si lavano subito i denti, il pH del cavo orale si abbassa (diventando più acido), permettendo alla placca batterica di proliferare indisturbata e di portare in poco tempo a decalcificazione dello smalto e conseguente comparsa della tipica macchia opaca e scura della carie.

Va, inoltre, ricordato che ogni individuo può essere più o meno predisposto allo sviluppo di carie e gengiviti e che traumi, rotture profonde o difetti di allineamento dei denti, portare protesi imperfette o apparecchi ortodontici può aumentare il rischio di disturbi e dolore dentale più o meno significativi.

La parodontite

Consiste in un’infiammazione dei tessuti di sostegno del dente (legamento parodontale, cemento e osso), che vanno incontro a modificazioni, rendendo meno fissi i denti. 

Lesione tipica della parodontite è la cosiddetta tasca gengivale, dovuta al distacco della gengiva dal dente.

Inizialmente, il disturbo riguarda uno o due denti, ma se non curata la parodontite tende a estendersi, mettendo in serio pericolo tutta la dentatura e causando disturbi alla masticazione. 

Si creano così le condizioni ideali per la proliferazione batterica e l’avvio di un circolo vizioso che favorisce ulteriormente la retrazione delle gengive e la perdita di osso.

Per la parodontite, esistono diversi tipi di trattamenti, scelti in base all’estensione e alla gravità del disturbo. In alcuni casi può essere sufficiente una pulizia approfondita delle tasche gengivali da parte dello specialista per rimuovere placca e tartaro, mentre in altri può essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico che prevede la rimozione del dente e la sua sostituzione con un impianto dentale.

Cosa fare in attesa del dentista

Avere cura dei denti è fondamentale: lavarli bene dopo ogni pasto, spazzolando con movimento rotatorio per almeno 2 minuti, e con particolare cura la sera prima di dormire, aiuta a contrastare l’attacco dello smalto da parte degli acidi e la fermentazione batterica, che sono alla base della maggior parte dei mal di denti.

Una volta che la carie è comparsa, in attesa dell'intervento del dentista, l’unica possibilità è cercare di attenuare il dolore. In generale, meglio evitare bevande troppo fredde o bollenti, che aumentano l'irritazione, e non masticare alimenti duri. Se nella cavità scavata dalla carie sono presenti residui di cibo, è necessario rimuoverlo delicatamente con spazzolino e dentifricio, evitando di usare lo stuzzicadenti.

Se è presente dolore a livello del dente cariato o delle gengive, un sollievo immediato può essere ottenuto con risciacqui a base di collutorio (che si scrive correttamente con una sola “t” e non “colluttorio” come capita spesso di sentire) o, eventualmente, succhiando chiodi di garofano, ricchi di un olio essenziale con effetto anestetizzante.

In caso di gengivite e quando il dolore è causato dalla fuoriuscita del dente del giudizio, può essere utile risciacquare la bocca con un infuso freddo, ottenuto lasciando in immersione per alcuni minuti 5 grammi di fiori o foglie di malva in 100 ml di acqua bollente.

Risciacqui a base di bevande alcoliche, invece, hanno un effetto anestetico temporaneo e sono da evitare se ad avere la carie o dolore orale è un bambino. Contro i fastidi dei denti da latte che “spuntano” è utile applicare una garzina imbevuta con acqua fresca e premere leggermente sulla gengiva, mentre se a sbucare è il dente del giudizio offre sollievo l’applicazione esterna di ghiaccio, sulla guancia, davanti all’orecchio.

Il rimedio più efficace contro il mal di denti resta, tuttavia, quello farmacologico, ricordando che il farmaco adatto caso per caso deve essere individuato con l’aiuto del dentista (se l’origine del dolore non è immediatamente chiara) o del farmacista.

Più precisamente, contro il dolore di carie e gengivite è indicato il trattamento con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS); in caso di nevralgie, è più appropriato un analgesico puro; se è presente un’infezione della polpa dentaria (pulpite) o un ascesso bisogna assumere antibiotici (sempre e soltanto su prescrizione medica) per combattere i batteri che li hanno causati.

Per evitare fastidi a stomaco è bene usare questi farmaci soltanto quando sono realmente necessari e non assumere più antidolorifici o antinfiammatori contemporaneamente, salvo diversa indicazione medica. Se il dolore è molto forte, il medico potrà eventualmente consigliare di associare diversi farmaci, le cui attività si sommano senza aumentare gli effetti collaterali a livello gastrico.

Anche quando, grazie a questi rimedi, il mal di denti si riduce notevolmente, è importante rivolgersi al più presto al dentista di fiducia per un controllo. Bisogna, infatti ricordare che farmaci antinfiammatori e analgesici possono agire sui sintomi (dolore e infiammazione), ma non sulla causa che li ha generati, che nella maggior parte dei casi può essere eliminata soltanto da cure odontoiatriche mirate.

Silvia Soligon
Silvia Soligon
Romana di adozione, è nata a Milano, dove ha conseguito la laurea in Scienze biologiche e il dottorato di ricerca in Scienze genetiche e biomolecolari. Ha poi continuato a lavorare nell’ambito della ricerca scientifica prima all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Novara, poi all’Università “La Sapienza” di Roma.   Nella capitale ha proseguito il suo percorso formativo con un master in Scienza dell’alimentazione e dietetica applicata. Sempre a Roma si è specializzata nell’ambito del giornalismo e della comunicazione scientifica, conseguendo il master “Le scienze della vita nel giornalismo e nelle politiche istituzionali” dell'Università "La Sapienza".    Iscritta all'Ordine nazionale dei Biologi e all'Ordine dei giornalisti è socia di Unamsi (l’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione). Dal 2008 collabora con diverse testate giornalistiche e siti web per la produzione di contenuti riguardanti tematiche medico-scientifiche. Musica e cibo sono le sue grandi passioni. Oggi divide il suo tempo tra la scrittura, il lavoro di nutrizionista e i concerti.

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