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RISPOSTA DELL'ESPERTO

"Fitoterapia, perché usarla?"

Diverse mie amiche ricorrono spesso a cure naturali e rimedi fitoterapici. Io ho quarant’anni e due figli adolescenti e vorrei seguire il loro esempio. Ma vorrei capire meglio quali prodotti possono essere efficaci e sicuri.

Risponde: Sannia Antonello - Endocrinologo, docente di Fitoterapia


Mi sembra giusto ricordare, prima di tutto, che la fitoterapia è la branca della medicina che studia l’impiego delle piante medicinali capaci di svolgere nell’organismo umano un’azione farmacologica. E che non è un’alternativa alla medicina basata sui farmaci di sintesi, ma è a questa complementare. Utilizza rimedi derivati dalle piante come mezzo terapeutico rispettandone il fitocomplesso (l'insieme di tutte le sostanze presenti nella pianta officinale, ciascuna con proprietà medicamentose più o meno evidenti, indispensabili, nella loro totalità, per l'azione terapeutica). Oggi questa disciplina sta conoscendo un notevole sviluppo, grazie soprattutto a un numero sempre crescente di studi scientifici e clinici, che hanno reso noti i meccanismi d’azione delle piante medicinali e confermato le loro proprietà curative.

La fitoterapia che rispetta i criteri scientifici ufficialmente riconosciuti consente di affrontare molte patologie/problemi con approcci differenti, a seconda della loro entità. Serve per alleviare innumerevoli malesseri e disturbi lievi, acuti e cronici, e i prodotti fitoterapici possono in genere essere assunti anche per lunghi periodi per prevenirne la comparsa, senza timore di andare incontro a effetti collaterali, né di veder venir meno quelli desiderati. È particolarmente indicata nelle terapie di lunga durata (per esempio, osteoporosi, aterosclerosi, obesità) perché è generalmente ben tollerata e, come ho già detto, priva di importanti effetti collaterali. In associazione ai farmaci di sintesi può essere in grado di incrementarne l’efficacia e soprattutto di ridurne gli effetti collaterali indesiderati.

Ma, lei ha ragione a porsi qualche dubbio. Infatti, non è sufficiente che un prodotto sia definito “naturale” o “derivato da piante” per dare tranquillità di risultati e non far correre rischi.

È necessario, in primo luogo, fare una distinzione tra integratori alimentari e fitofarmaci, così come fa la legislazione attualmente in vigore. I primi sono “prodotti alimentari destinati a integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali vitamine e minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate quali capsule, pastiglie, compresse, pillole, gomme da masticare, liquidi polveri in bustine e simili". Servono a coadiuvare le funzioni fisiologiche dell'organismo, ma hanno finalità salutistica e non terapeutica (che è propria esclusivamente dei farmaci). Questi prodotti devono essere garantiti in termini di sicurezza, in base ai criteri di purezza, agli effetti, alla concentrazione dei principi attivi e alle eventuali associazioni. Invece, un farmaco è una sostanza presentata come avente proprietà atte a curare o prevenire malattie dell'uomo o dell'animale. E sono considerati medicinali tradizionali a base di erbe e classificati Otc (farmaci da banco) i preparati fitoterapici che contengono come principi attivi esclusivamente una o più sostanze vegetali, tra quelle utilizzate da anni nella pratica medica tradizionale. I fitomedicamenti devono soddisfare gli stessi standard di qualità e sicurezza richiesti per gli altri farmaci, non devono nuocere nelle condizioni d’uso indicate e devono avere un’azione farmacologica dimostrata dall’impiego tradizionale di lungo periodo in Paesi europei.

In linea generale, qualità, efficacia e sicurezza sono garantiti dai prodotti delle aziende più quotate e dalle confezioni corredate di dati chiari e precisi, con particolare riferimento alla titolazione (la quantità di principio attivo presente) e la garanzia della costanza nel tempo del contenuto quantitativo dei principi attivi.

Va anche sottolineato che, proprio in quanto efficaci, i fitofarmaci non sono esenti da rischi: possono avere controindicazioni (per esempio nei bambini o in gravidanza) e interagire negativamente con altri farmaci. Per questo è sempre necessario consultare il proprio farmacista o il medico di famiglia prima di assumere un prodotto non conosciuto.

E posso aggiungere che oggi, in Italia, sono numerosi i farmacisti e i medici che hanno approfondito le proprie conoscenze sulle caratteristiche fitochimiche, farmacologiche, cliniche, tossicologiche e prescrittive delle droghe vegetali.

È poi mia personale convinzione che la fitoterapia potrà assumere tutta la dignità terapeutica che le compete quanto più i medici e i farmacisti approfondiranno le loro conoscenze in merito; e quanto più le persone avranno reale consapevolezza delle sue potenzialità terapeutiche e dei suoi possibili rischi. Come ho detto nelle prime righe, la fitoterapia non è una suggestiva “alternativa” e alla medicina naturale non ci si deve rivolgere perché “è di moda”.

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Antonello Sannia

Endocrinologo, docente di Fitoterapia

È docente al corso di perfezionamento in fitoterapia presso le Università di Siena e di Pavia, è membro della SIFIT (Società Italiana di Fitoterapia) e svolge la sua attività libero professionale in alcuni Centri Medici Specialistici in Piemonte.

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