Tako-tsubo, la cardiomiopatia da stress

Comunemente nota come crepacuore, è possibile curarla senza conseguenze, ma deve essere diagnosticata precocemente.

È vero che lo stress fa male al cuore, soprattutto a quello delle donne. Può causare infatti la sindrome di tako-tsubo, una disfunzione temporanea del ventricolo sinistro.

Tako-tsubo è il nome di una tipica trappola giapponese per polpi a forma di palloncino. Ed è stato proprio un gruppo di ricercatori nipponici nel 1991 a descrivere per primo la sindrome.

Gli scienziati avevano osservato che durante un attacco la forma del ventricolo sinistro cambia e diventa molto simile a quella della caratteristica trappola per polpi.

Cause

Colpisce prevalentemente le donne tra i 50 e i 70 anni in buona salute e che non hanno mai avuto problemi cardiaci. Gli uomini sono meno soggetti, in una proporzione di 5 a 1.

La sindrome si presenta in seguito a uno stress psicologico o un grande dolore. Spesso è infatti la conseguenza di un lutto, come la scomparsa del coniuge o di un figlio, di uno spavento molto forte e anche della paura di un intervento chirurgico.

In quasi il 50% dei casi chi ne soffre ha problemi di depressione.

Non sono ancora state chiare le cause patologiche, ma lo stress emotivo che provoca un forte rilascio di adrenalina è la tesi condivisa in ambito scientifico. Infatti, quantità eccessive di adrenalina nel sangue possono causare uno spasmo dei piccoli vasi del cuore e provocarne il malfunzionamento.

Sintomi e diagnosi

Mancanza di respiro e forte dolore al petto che si irradia lungo il lato sinistro del corpo sono i sintomi tipici di un attacco di tako-tsubo.

«I sintomi sono simili a quelli dell’infarto – spiega Alberto Margonato, docente di Cardiologia all'Università Vita-Salute San Raffaele e primario di Cardiologia clinica e Terapia intensiva coronarica dell’IRCSS Ospedale San Raffaele a Milano – ma la sorpresa arriva dalle indagini diagnostiche: l’elettrocardiogramma risulta moderatamente alterato e l’angiografia non mostra arterie ostruite. È dunque possibile escludere l’attacco cardiaco».

«È necessario quindi procedere con gli esami del sangue per riscontrare la presenza di marker. Se il livello di troponina è oltre i normali limiti, ma più basso che nell’infarto classico, suona il campanello d’allarme: potrebbe trattarsi della sindrome di tako-tsubo».

La sindrome di tako-tsubo provoca la necrosi di un numero non rilevante di cellule del miocardio. Ma questo è vero se si supera la fase acuta: secondo recenti studi la sindrome da crepacuore ha la medesima mortalità dell’infarto, il 5%.

Terapie

Per la fase acuta si prescrivono i farmaci betabloccanti, che fermano l'iperattività del sistema nervoso simpatico sul cuore. Il paziente si riprende completamente nel giro di qualche mese.

«Per combattere ansia e stress che sono all’origine della sindrome – spiega Margonato – è fortemente consigliata la terapia di supporto con l’aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta. Infatti, in circa il 20% dei pazienti che ne hanno sofferto, la sindrome tako-tsubo si ripresenta nei 5 anni successivi, con un secondo episodio spesso più grave del precedente».

Uno stile di vita il più possibile sano è di grande aiuto: è consigliabile eliminare dunque tutti i fattori di rischio modificabili come fumo, sovrappeso, alcol e incominciare a praticare un’attività fisica regolare adeguata all’età.

Livia Gamondi
Livia Gamondi
Milanese da sempre. Ha conseguito, dopo la maturità scientifica, la laurea in Lingue e letterature straniere moderne presso l’Università Statale di Milano e frequentato la SDA Bocconi per un corso di Marketing di 6 mesi. Un forte interesse per la comunicazione l’ha portata ad occuparsene in agenzie di pubblicità. Dopo un paio d’anni è iniziato il percorso in aziende farmaceutiche, esperienza che è durata oltre vent’anni in diverse multinazionali. Ha contribuito al lancio di farmaci in Italia che hanno cambiato la storia di patologie gravi e invalidanti come sclerosi multipla, diabete e leucemia mieloide cronica. Una passione per la comunicazione e la divulgazione scientifica per condividere informazioni la hanno spinta a scrivere per diverse testate e a collaborare con agenzie di comunicazione. Nel 2017 è entrata nel team di free-lance di Clorofilla e scrive per Saperesalute.it. È membro Unamsi, Unione nazionale medico scientifica di informazione. Nel tempo libero è una runner appassionata, ma non fanatica. E in inverno non rinuncia a sciare. Ha una grande passione per i viaggi. E nel tempo libero ama leggere, andare al cinema e a teatro, e visitare mostre.

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