In gravidanza, soprattutto negli ultimi 2-3 mesi, a complicare le cose possono essere soprattutto questioni di tipo logistico.
Ma se non sussistono patologie o condizioni specifiche che impediscano di affrontare la sessualità in modo naturale e sereno, in genere, il rapporto tra i partner non è compromesso dalla presenza del bambino.
Dopo il parto, invece, la situazione è un po’ più delicata, almeno per qualche settimana.
Ci vuole un po' di pazienza
A prescindere dalle modalità con cui è nato il bambino, ossia per espulsione naturale o con parto cesareo, il corpo della donna ha bisogno di un po’ di tempo per recuperare uno stato pienamente fisiologico.
I tessuti dell’apparato genito-urinario devono ripararsi e riacquistare tono e funzionalità; l’utero deve ritornare nella posizione naturale e la cervice uterina deve “chiudersi”; eventuali cicatrici devono avere il tempo di guarire, senza essere sottoposte a stress esterni.
In aggiunta, le mucose genitali femminili per un po’ di tempo sono poco lubrificate, particolarmente fragili dal punto di vista immunologico e facilmente aggredibili da virus e batteri, richiedendo attenzioni igieniche e cure maggiori del solito.
Almeno fino alla fine del puerperio
Per tutte queste ragioni, in genere, i ginecologi raccomandano a tutte le neomamme di evitare l’attività sessuale durante tutto il periodo del puerperio, corrispondente a circa 30-40 giorni dopo il parto.
Per la donna questa fase di astinenza non è particolarmente difficile da rispettare perché il riassetto degli equilibri ormonali caratteristico del post partum, di solito, è accompagnato da un desiderio sessuale molto scarso o addirittura assente.
Inoltre, soprattutto quando si tratta del primo figlio, il bambino tende ad assorbire tutte le energie fisiche e psicologiche della mamma, portandola spesso a trascurare il compagno, magari senza neanche rendersene conto. I continui risvegli notturni per pianti e poppate, del resto, di certo non aiutano a restituire immediatamente serenità alla vita di coppia.
Il tempo al tempo
Che fare? Innanzitutto, è importante essere consapevoli di trovarsi di fronte a fenomeni del tutto naturali e transitori, considerando la necessità di darsi il giusto tempo per ritrovare un nuovo equilibrio, che tenga conto della presenza del bambino, ma non escluda tutto il resto.
Per la donna, dal punto di vista fisico, soprattutto se il parto è stato impegnativo riprendere ad avere rapporti può non essere semplice. Se è presente una forte secchezza vaginale, i primi tentativi possono risultare dolorosi o comunque non pienamente soddisfacenti.
Per attenuare il disagio, è importante che l’approccio sia più graduale, concedendo più tempo ai preliminari ed eventualmente ricorrendo a formulazioni lubrificanti specifiche.
Anche il partner può sentirsi a disagio nel riprendere la sessualità dopo la nascita del bambino, soprattutto se la gravidanza è stata problematica o se la donna dimostra un interesse molto scarso.
Parlare apertamente delle difficoltà e delle sensazioni che si provano aiuta a ritrovare l’armonia in tutti gli ambiti della vita di coppia.
Quando finalmente le cose iniziano ad andare meglio, invece, bisogna ricordare che la donna già dopo 1-2 mesi dal parto è potenzialmente fertile, anche se sta allattando al seno e anche se non sono ancora ricomparse le mestruazioni.
Per evitare un’ulteriore gravidanza decisamente prematura, è, quindi, importante valutare con il ginecologo un metodo anticoncezionale appropriato caso per caso.