Osteopatia: che cos’è e quando è utile


Nata negli Stati Uniti intorno al 1870 l’osteopatia si avvale di una serie di tecniche di manipolazione molto precise. Con lo scopo di ristabilire l’equilibrio e, quindi, la funzionlità del nostro intero organismo agendo su aree di debolezza, squilibri o eccessive tensioni.

È stato il medico americano Andrew T. Still (1828/1917), disilluso dalla scarsa efficacia della medicina dell’epoca, a creare l’osteopatia.

Si tratta di un sistema di tecniche esclusivamente manuali (manipolazioni di articolazioni, organi, tessuti) basato sulle conoscenze mediche tradizionali, come anatomia e fisiologia, ma che non prevede l’uso di farmaci né il ricorso alla chirurgia.

Still vedeva il corpo umano come un’unità le cui diverse parti, collegate tra loro da tessuto connettivo, lavorano in sinergia per dare beneficio a tutto l'organismo. E le manipolazioni da lui ideate mirano proprio a riattivarne le capacità di autoguarigione.

Dagli Stati uniti all'Europa

Con il passare degli anni, l’osteopatia ha preso strade diverse: oggi negli Stati Uniti i dottori in osteopatia sono figure mediche pienamente riconosciute che possono prescrivere farmaci ed eseguire interventi chirurgici, mentre la scuola europea è rimasta più vicina alla tradizione, pur ottenendo riconoscimenti in diversi Paesi.

In Italia la Federazione nazionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri ha riconosciuto, nel 2002, l’osteopatia come atto medico, includendola tra le professioni sanitarie, anche se manca ancora - come per la maggior parte delle medicine non convenzionali - un riconoscimento normativo.

L’osteopatia italiana è rappresentata dal Consiglio superiore di osteopatia, che raccoglie le principali associazioni di professionisti presenti sul territorio nazionale.

Nell’osteopatia esistono poi diversi filoni, come la terapia cranio sacrale che alcuni terapisti considerano una specialità a sé, o l’osteopatia viscerale che agisce soprattutto, come dice il nome, sugli organi interni.

L’osteopatia invece non deve essere confusa con la chiropratica, che pur nascendo dallo stesso filone, si concentra sulla manipolazione vertebrale.

Il benessere attraverso l’equilibrio

Dopo più di un secolo, i principi di base dell’osteopatia restano quelli definiti da Still: l’obiettivo di un trattamento è quello di mettere in posizione corretta le varie parti del corpo, dal cranio alle articolazioni, ai visceri, per consentire all’organismo di riacquistare il proprio funzionamento fisiologico.

Le manipolazioni agiscono sui meccanismi disfunzionali che impediscono alle diverse parti del corpo di compiere le loro funzioni naturali. Ristabilendo la mobilità dei differenti sistemi e regolando aree di debolezza, squilibri o eccessive tensioni per ripristinare anche un normale flusso a livello circolatorio (venoso, arterioso, linfatico) e nervoso.

Per farlo si usano manipolazioni più o meno brusche, dai classici scrocchiamenti a tecniche molto dolci basate su pressioni, spinte o frizioni.

Per che cosa è utile

I trattamenti vengono utilizzati, in particolare, per la cura delle patologie dolorose dell’apparato muscoloscheletrico, come mal di schiena, lesioni da sforzo e problemi articolari.

Ma anche per altri disturbi di carattere posturale, viscerale e psicosomatico, quali emicranie, cefalee, disturbi digestivi, ansia, disturbi del sonno. Spesso in collaborazione con altre figure professionali.

Il campo d'azione dei trattamenti osteopatici esclude invece le urgenze, ma anche le malattie degenerative o di origine genetica, le malattie infettive e le fratture.

Efficacia riconosciuta

L’osteopatia non ha finora ottenuto conferme scientifiche definitive - anche per la difficoltà di organizzare studi scientifici con una disciplina così personalizzata - ma alcune ricerche ne riconoscono l’efficacia per trattare disturbi come il mal di schiena, l’emicrania e alcune patologie dolorose.

Ed è comunque importante accertarsi che il terapeuta al quale ci si rivolge abbia una laurea in ambito medico-sanitario o in Scienze motorie, e abbia completato un corso - della durata di 5 o 6 anni a seconda delle scuole - presso uno degli istituti riconosciuti e un tirocinio clinico.

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