Jogging senza allenamento: si rischia la fascite plantare

A causarla è spesso un allenamento troppo intenso, ma può essere dovuta anche al sovrappeso o ad anomalie anatomiche del piede.

Un fastidioso dolore alla pianta del piede, che dal calcagno può arrivare fino alle dita: colpisce soprattutto (ma non solo) gli atleti, e viene chiamato impropriamente “tallonite”. Questo termine indica solo il sintomo, ma non la causa del dolore, che nella maggior parte dei casi è un’infiammazione della fascia plantare, detta appunto fascite plantare.

Per giungere a una diagnosi certa il medico dovrà effettuare un’accurata visita del piede e, nel caso voglia escludere altre complicanze, come per esempio l’artrosi, è possibile che consigli al paziente di sottoporsi a una radiografia o a una TAC.

Tante le cause dell’infiammazione

La fascia plantare è un legamento che corre lungo la parte inferiore del piede, dal calcagno fino alle dita, e che gioca un ruolo molto importante nella trasmissione del peso corporeo durante la deambulazione. Una delle cause principali di fascite, infatti, è l’attività sportiva, soprattutto quella podistica dove la pianta del piede viene sottoposta ad impatti sistematici, e dunque la fascia plantare viene stirata in maniera significativa, perdendo elasticità ed infiammandosi. Proprio per questo quando si fa allenamento è sempre bene iniziare con una fase di riscaldamento e poi proseguire con esercizi calibrati al proprio fisico e soprattutto è importante utilizzare scarpe che siano idonee e in buone condizioni.

A volte però all’origine dell’infiammazione plantare possono esserci anche difetti anatomici (come il piede piatto o quello cavo), il sovrappeso, o lo svolgimento di un lavoro che costringe a stare in piedi per molte ore. A volte la causa può essere semplicemente l’utilizzo di scarpe non adatte, sia che siano troppo dure o troppo morbide, troppo basse o troppo alte, anche scarpe completamente piatte infatti possono causare un’infiammazione, così come i tacchi i troppo alti.

Un dolore da non trascurare

Per chi soffre di fascite plantare, il risveglio non è mai dei migliori: il dolore sotto il tallone è particolarmente acuto quando si compiono i primi passi al mattino. Pian piano tende poi a diminuire, riacutizzandosi quando viene sollecitata la fascia plantare, per esempio se si cammina a lungo o dopo essere stati per molto tempo seduti.

Sottovalutare questo disturbo può voler dire cronicizzarlo. È quindi opportuno intervenire già nella fase acuta per ridurre dolore e infiammazione, con tre semplici mosse da mettere in pratica nelle prime 48-72 ore:

  • applicare sul tallone il ghiaccio per 15 minuti consecutivi, più volte al giorno
  • mantenere il piede per quanto possibile a riposo, evitando di camminare o stare in piedi troppo a lungo e, nel caso degli sportivi, sospendendo l’attività fisica per almeno una settimana
  • assumere farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), seguendo i consigli del vostro medico o del farmacista.

Può essere molto utile anche eseguire, al mattino appena svegli, esercizi di stretching dei tessuti che circondano il calcagno e indossare di notte un tutore che favorisce l’allungamento della fascia plantare durante il sonno, alleviando il tipico dolore del mattino.

Naturalmente, per evitare che il disturbo si ripresenti, è necessario individuarne la causa scatenante, e se possibile eliminarla all’origine, se ad esempio il problema è l’obesità sarebbe opportuno perdere peso, se invece il dolore si presenta durante l’attività fisica è bene calibrare meglio gli allenamenti e assicurarsi di avere sempre delle scarpe adeguate.

Che fare se la fascite non passa

Se, passata la fase acuta, il dolore persiste è consigliabile utilizzare plantari su misura in modo da ammortizzare e distribuire correttamente il carico sulla pianta del piede e, se il medico lo ritiene opportuno, sottoporsi a laserterapia o a un trattamento a base di onde d’urto, terapie queste che hanno dato buoni risultati, nello stimolare la riparazione del legamento.

In ultima analisi, laddove il dolore persista nonostante tutto, si può valutare la possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico di release della fascia plantare, che ha lo scopo, tramite piccole incisioni, di rilasciare e allungare la fascia. L’opzione chirurgica viene però intrapresa solo in rari casi selezionati.

Lisa Trisciuoglio
Lisa Trisciuoglio
Milanese di nascita, cresce alle porte della metropoli, dove ritorna per frequentare la Facoltà di Scienze biologiche all’Università statale di Milano. Fin dalla tesi di laurea decide di dedicarsi alla ricerca scientifica, prima all’Istituto europeo di oncologia, poi in un laboratorio del Dibit, all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove consegue un PhD in biologia cellulare e molecolare. In quegli anni, accanto alla passione per la ricerca, matura anche l’interesse per la divulgazione scientifica. Al termine del PhD, decide infatti lasciare il camice e le provette per entrare nel mondo dell’editoria medico-scientifica. Durante lo svolgimento del Master in “Comunicazione e salute: dall’informazione alla formazione”, presso la Facoltà di Farmacia dell’Università di Milano, fa la sua prima esperienza in un’agenzia di comunicazione scientifica, e da quel momento intraprende diverse collaborazioni nell’ambito della medicina e della salute, sia verso il grande pubblico sia nei confronti del medico e del farmacista. Nel frattempo, inizia anche la sua avventura di mamma, prima di Anna e dopo qualche anno del piccolo Giacomo. Da quel momento in poi la sua vita si divide fra la famiglia e il lavoro, che continua a svolgere come freelance per diverse agenzie di comunicazione ed editoria scientifica.

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