Esito del Pap test

DOMANDA

Sono una ragazza di 26 anni; solo per controllo ho fatto il Pap test (gli ultimi risalgono a cinque e tre anni fa entrambi con esito negativo) ma l'ultimo riporta: presenza di batteri, cellule epiteliali anomale di significato indeterminato asc-us, sospetta lesione squamosa intraepiteliale sil a basso grado. Sono stata dal ginecologo e mi ha detto di stare tranquilla e di fare un dna test tra sei mesi poiché esiste una buona possibilità di guarigione spontanea, ma la mia perplessità è che se avessi contratto il virus anni fa, fra sei mesi non sarebbe troppo tardi, quindi non sarebbe meglio fare subito l'esame? Quanto tempo ci vuole prima che una sil di basso grado diventi di alto grado o comunque peggiori? Cosa sono le cellule asc-us?

RISPOSTA DELL'ESPERTO

Risponde: Emilio Arisi, Ginecologo

Le cellule Ascus sono cellule squamose atipiche di significato indeterminato e interessano, grosso modo, il 5% dei Pap test. In queste condizioni si possono attivare tre diverse opzioni. La prima è quella di ripetere il Pap test e, se questo risulta ancora anormale, fare una colposcopia e poi un Pap test circa ogni sei mesi per uno o due anni fino alla normalizzazione definitiva nella citologia. In questo modo si può dare tempo alla risoluzione spontanea delle anomalie riscontrate, il che è un dato relativamente frequente nelle donne giovani. Una seconda opzione è quella di fare un Pap test con una tipizzazione virale. Se risulta presente un HPV virus (human Papilloma virus) a basso rischio, la donna viene seguita con regolarità; ma se risultasse un HPV ad alto rischio è corretto eseguire una colposcopia e una stretta osservazione successiva. Una terza possibilità è quella di fare subito una colposcopia che permetta di capire, attraverso la biopsia, la presenza o meno di una CIN (neoplasia cervicale intraepiteliale). Della CIN si riconoscono 3 gradi: una CIN 1 che corrisponde alla displasia lieve, una CIN 2 che corrisponde alla displasia lieve-moderata, e una CIN 3 che corrisponde alla displasia severa-carcinoma in situ. Gli studi prospettici dimostrano come il rischio di progressione dalla CIN a carcinoma invasivo implichi un numero di anni che possono andare da 10 a 15. Tale graduale evoluzione può essere ovviamente prevenuta con la diagnosi precoce e il trattamento delle forme pre invasive. In conclusione l’atteggiamento applicato dal ginecologo in questo caso può essere considerato pertinente.

Emilio Arisi
Ginecologo
Dal 1993 al 2010 è stato Direttore della U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Regionale “S. Chiara” di Trento dove, dall’inizio del 2002 è stato coordinatore del Dipartimento Materno-Infantile della Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia di Trento. Attualmente esercita la sua attività ambulatoriale come libero-professionista a Carpi (Modena) e Trento. Laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Parma, si è specializzato in Ostetricia e Ginecologia nella stessa Università. Tra il 1969 ed il 1993 ha lavorato in vari ospedali (Carpi MO, Correggio RE, Policlinico Universitario di Modena, Suzzara MN, Guastalla RE). Ha effettuato migliaia di interventi chirurgici, in ambito sia ostetrico sia ginecologico. Negli ultimi anni ha posto principalmente la propria attenzione sulla chirurgia oncologica-ginecologica. Ha al suo attivo circa 500 pubblicazioni, dedicate soprattutto ai problemi della contraccezione, dell’aborto volontario e della oncologia ginecologica, ma anche della gravidanza e della menopausa, inclusi articoli su riviste nazionali e internazionali, relazioni a congressi nazionali e internazionali, e alcuni volumi. È stato Direttore Scientifico della edizione italiana della rivista specialistica “Current Obstetrics & Gynecology” dal 1992 al dicembre 2006. Per molti anni è stato Presidente nazionale dell’UICEMP (www.uicemp.org), una associazione di consultori privati (CEMP), che è federata alla IPPF (International Planned Parenthood Federation) (www.ippf.org), la più grande organizzazione non governativa mondiale dedicata ai problemi della salute riproduttiva. Per molti anni è stato nel Consiglio mondiale e in quello europeo della IPPF. È membro del Consiglio nazionale dell’AOGOI (Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani), di cui è segretario regionale per il Trentino-Alto Adige. È stato per il triennio 2005-2007 consigliere nel Direttivo nazionale della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) ed è stato eletto tesoriere della SIGO per il triennio 2008-2010. È Presidente della SMIC (Società Medica Italiana per la Contraccezione), che è stata fondata nel luglio 2006. È Direttore scientifico della rivista “Contraccezione Sessualità Salute Riproduttiva”, organo ufficiale della SMIC. È membro di varie organizzazioni scientifiche nazionali e internazionali. Per il periodo 2012-2016 è stato eletto nel Board of Directors della ESC (European Society of Contraception). Nel giugno 2012 è socio fondatore dell’ECEC (European Consortium for Emergency Contraception), ed è nominato nel ECEC Board.

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