DOMANDA
Sono in gravidanza e dalle analisi non ho anticorpi IgM e IgG per herpes 1 e 2. Ora sto facendo attenzione durante la gravidanza ha non entrare in contatto con il virus. Volevo sapere: una volta nato il bambino, non avendo a sua volta gli anticorpi per quanto tempo devo stare attenta che non contragga il virus? Ho letto le conseguenze mortali nei neonati, e sono abbastanza preoccupata. Le sarei grata se mi dicesse fino a quando il neonato acquisisce la capacità di difendersi dal virus, leggo 28 giorni poi 3 mesi, se ci sono possibilità di cura, cioè com'è l'evoluzione delle conseguenze in base all'età del bambino?
RISPOSTA DELL'ESPERTO
Risponde: Marina Battaglioli, Pediatra e neonatologa
Gli esami che si fanno in gravidanza, in particolare la cosiddetta "sierologia TORCH", di cui l'herpesvirus fa parte, hanno l'obiettivo di proteggere il feto dai danni di un'infezione contratta dalla madre durante la gravidanza oppure di procedere a un parto cesareo se la madre è portatrice di un'infezione attiva in sede genitale. Nel caso del virus herpes, che ha due sottogruppi, 1 e 2, l'infezione materna attiva in sede genitale controindica il parto vaginale, mentre l'infezione in sede mammaria controindica temporaneamente l'allattamento al seno. L'infezione attiva, che si tratti di un'infezione primaria o di una riattivazione di infezione pregressa, è evidente perché si formano delle lesioni vescicolari fastidiose, che spesso prudono e bruciano. Se lei non possiede gli anticorpi anti-herpes 1 e 2, significa che non ha mai contratto alcuna infezione da virus herpetico, tanto meglio per lei. Non trasmetterà, ovviamente, al suo bambino alcuna infezione da herpes virus, ma nemmeno anticorpi. Il suo timore che lui non sia protetto contro questo virus è forse eccessivo: l'infezione contratta per via "orizzontale", cioè dall'ambiente, è meno grave di quella "verticale", cioè contratta per via transplacentare dalla madre. Inoltre, è facilmente prevenibile se chi si occupa del neonato non ha lesioni herpetiche in fase attiva. Sono ben evidenti: vescicole pruriginose e urenti sulla cute. Chi è semplicemente portatore di herpes, ma in fase quiescente, non rischia di contagiarlo. Questo vale per tutte le altre malattie, virali e non: la madre può trasmettere al suo bimbo gli anticorpi protettivi solo per le malattie che lei stessa ha avuto. Comunque, anche il neonato è in grado di difendersi dalle infezioni, anche se il suo sistema immunitario è più lento e meno efficiente rispetto a un bambino più grande. Non c'è un'età spartiacque dopo la quale si sta più tranquilli. Sono le infezioni stesse che aiutano il sistema immunitario nella sua maturazione, che inizia alla nascita e si completa gradualmente durante la crescita. Più è piccino il malato, più è facile ricorrere a farmaci o ricoveri in ospedale per una guarigione.
Marina Battaglioli
Pediatra e neonatologa
Dirigente medico di 1° livello c/o Patologia Neonatale – Nido P.O. Buzzi.
Laureata in Medicina e Chirurgia a Milano nel 1990, opera fino al 1994 come studente interna prima e poi come specializzanda presso la Clinica De Marchi e la Clinica Mangiagalli dell’Università degli Studi di Milano dove consegue la specializzazione in Pediatria Generale nel 1994 e in Neonatologia nel 1996.
Tra il 1994 e il 1996 è titolare di una borsa di studio per il Trasporto Neonatale d’Emergenza presso il reparto di Patologia Neonatale della Clinica Mangiagalli, dove opera fino al 1998. Tra il 1998 e il 2000 presta la propria opera al Nido dell’Ospedale S.Giuseppe di Milano prima e poi alla Divisione di Pediatria e Patologia Neonatale dell’Ospedale “Valduce” di Como.
Dal 2000 assume l’incarico a tempo indeterminato presso il reparto di Patologia Neonatale e Nido dell’Ospedale Buzzi, attualmente è Dirigente medico di 1° livello.