Aneurisma cerebrale: sintomi e terapie

Non sempre sintomatico, se si rompe può provocare conseguenze anche gravi. L’intervento chirurgico è una strada da percorrere, ma è non l’unica.

Un vaso sanguigno all’interno del cervello, di solito un’arteria, si dilata: ecco come si forma un aneurisma cerebrale. Non sempre questa condizione si manifesta con sintomi evidenti, ma individuarla in tempo è cruciale per prevenire eventuali danni gravi.

Segnali da tenere d’occhio

Un aneurisma si forma perché la parete di un vaso sanguigno è troppo debole e non riesce a reggere la pressione del sangue che lo attraversa. Quando l’arteria cede, provoca il rigonfiamento chiamato aneurisma.

Non sempre l’aneurisma provoca sintomi facili da individuare, a meno che non sia di dimensioni piuttosto grandi. In questo caso, infatti, potrebbe premere contro nervi e altre aree del cervello, dando disturbi quali:

  • problemi visivi, come visione raddoppiata o alterazioni del campo visivo
  • sensazione dolorosa sopra o attorno agli occhi
  • formicolio o perdita di sensibilità da un lato del viso
  • difficoltà a parlare
  • mal di testa
  • perdita di equilibrio
  • difficoltà di concentrazione o problemi di memoria a breve termine.

Questi segnali rappresentano un campanello d’allarme da non ignorare assolutamente. Consultate subito il vostro medico e seguite le sue indicazioni.

Come si diagnostica?

La diagnosi certa di aneurisma si ottiene grazie a una serie di test, a volte effettuati per altri motivi, che possono portare alla scoperta di un rigonfiamento vascolare, rendendolo visibile al medico.

Le tecniche utilizzate sono:

  • TAC all’encefalo, che può farne “sospettare” la presenza. La conferma si può avere con una angioTAC, ovvero una TAC eseguita con l’iniezione di un mezzo di contrasto, una sostanza che permette di visualizzare l’aneurisma
  • risonanza magnetica (RM), che permette occasionalmente di evidenziare la comparsa di aneurisma. Anche in questo caso, per ottenere la certezza della diagnosi è fondamentale l’angioRM, ovvero una risonanza con l’iniezione di un mezzo di contrasto
  • angiografia cerebrale, che rappresenta la prova del nove per una diagnosi certa perché permette di visualizzare l’intero flusso sanguigno cerebrale. Si effettua con l’introduzione di un catetere attraverso l’arteria femorale, fino a raggiungere i vasi sanguigni all’interno della testa. Viene svolta in anestesia locale.

Che fare dopo la diagnosi?

L’aneurisma, di per sé, non costituisce un pericolo immediato per la salute. Il vero problema è se la parete del rigonfiamento si rompe, permettendo al sangue di invadere il tessuto cerebrale. In questo caso si verifica una vera e propria emorragia, che può generare danni anche molto gravi, a seconda dell’estensione e della durata.

Una volta individuato l’aneurisma, possono essere tre le strade tra cui scegliere:

  • mantenerlo sotto stretta osservazione periodica
  • intervenire con farmaci che riducano la pressione arteriosa
  • programmare un intervento chirurgico.

Isolare l’aneurisma con una clip

Quando il neurochirurgo decide di procedere all’intervento chirurgico, esistono due opzioni:

  • microchirurgia
  • trattamento endovascolare.

Con l’approccio microchirurgico si isola il rigonfiamento vascolare attraverso il posizionamento di una o più "clip" (piccole mollette) a livello della malformazione. Questa tecnica viene eseguita con l’aiuto di strumenti microchirurgici di ultima generazione, indicati per trattamenti di estrema precisione.

Il trattamento endovascolare prevede invece una normale angiografia: si raggiunge il vaso cerebrale interessato mediante l'arteria femorale e si procede a riempire letteralmente l’aneurisma con piccoli filamenti in titanio o posizionando stent. In questo modo la malformazione viene di fatto esclusa dall’intero circolo cerebrale, eliminando così il problema.

Conoscere il rischio

Alcune persone sono più a rischio di altre di sviluppare un aneurisma. Perché? Spesso dipende da abitudini sbagliate, ma secondo alcuni studi anche dal DNA.

Infatti, i fattori che aumentano la probabilità di andare incontro a questo problema cardiovascolare sono:

  • alta pressione sanguigna
  • fumo di sigaretta
  • predisposizione genetica, ovvero se qualcun altro in famiglia ha sofferto di aneurismi in passato.

Valentina Torchia
Valentina Torchia
Nata il giorno di S. Ambrogio, a Milano, il suo primo regalo è stata una copia de I promessi sposi gentilmente donata dal comune della città meneghina a tutti i nati nel 7 dicembre. Appassionata di scienza, dopo il liceo scientifico prende la laurea magistrale in Biotecnologie Mediche Molecolari e Cellulari, con una tesi su epigenetica e neuroscienze. Si rende conto di essere un topo da biblioteca e non da laboratorio, così unisce alla scienza la sua più grande passione: la scrittura. Dopo un master in Comunicazione e Salute, viene premiata dall'UNAMSI e vince una borsa di studio di un anno all'Assessorato alla Sanità di Regione Lombardia. Da qui in poi, ha approfondito la comunicazione della scienza sotto molteplici forme: dal copywriting al giornalismo scientifico, tra agenzie di comunicazione e riviste online e cartacee. Nel tempo libero, scrive narrativa per bambini e ragazzi. Ha collaborato per alcuni anni con Geronimo Stilton, il famoso gentiltopo giornalista. Ora sta terminando un corso di formazione per autori di produzioni multimediali, a Bologna, presso la scuola Bottega Finzioni. Adora i viaggi, il nomadismo digitale e tutto ciò che riguarda il Giappone.

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