A tavola senza stress

Digerire bene? Importante non è solo quello che introduciamo, ma anche come lo facciamo. Impariamo a mangiare volendo bene al nostro sistema digestivo. Ecco come.

Tensione e nervosismo sono i primi nemici dello stomaco. Quando è vuoto, perché aumentano la produzione di secrezioni acide gastriche causando bruciori di stomaco e reflusso gastroesofageo.

Ma anche quando è pieno, perché lo “distraggono” dal proprio lavoro, rendendo la demolizione degli alimenti meno efficiente e determinando la comparsa di gonfiore, dispepsia, senso di pesantezza e bruciori, talvolta accompagnati anche da mal di testa.

Non solo. Di solito, chi è stressato tende a masticare male, deglutendo bocconi di dimensioni maggiori, che lo stomaco fatica a digerire. E a prestare poca attenzione a ciò che mangia, assumendo in molti casi quantità di cibo superiori al dovuto e avventandosi su quel che capita, in preda alla fame nervosa o per una mancanza di tempo, spesso più teorica che reale.

Ma, anche se ci si indirizza verso alimenti salutari e se li si consuma in quantità adeguate, è sufficiente pranzare in piedi in un bar affollato o in ufficio davanti al computer, magari continuando a lavorare o rispondendo a telefonate inopportune, per vedere la digestione irrimediabilmente rovinata.

Consigli di buona digestione

Prevenire disturbi digestivi da stress si può, ma servono un po’ di impegno per imparare a prendere la giusta distanza dagli eventi e una ferma determinazione a volersi bene.

Due concetti che, di solito, chi è portato a preoccuparsi di tutto e a innervosirsi per un nonnulla fatica a interiorizzare.

Alcune strategie, che dovrebbero diventare buone abitudini, possono aiutare sul piano pratico.

  • La prima regola da rispettare è concedere sempre ai pasti il tempo necessario. Vale a dire mai meno di mezz’ora e preferibilmente un po’ di più, per aver modo di distogliere i pensieri dal lavoro o dagli impegni della giornata e scegliere con calma che cosa mettere nel piatto.
  • Punto due: sedersi sempre comodamente a tavola, in un ambiente il più possibile tranquillo, gradevole e lontano fisicamente e psicologicamente dall’ufficio (nella pausa pranzo) o al riparo da continue interruzioni e richieste (per esempio, di figli e marito) nelle altre occasioni.
  • L’ideale sarebbe anche poter mangiare con persone simpatiche con cui si è in sintonia e che aiutano a rilassarsi, a costo di apparire un po’ egoisti e abbandonare i colleghi più frenetici ai loro panini mordicchiati nervosamente.
  • Il quarto aspetto riguarda il dopo-pranzo: una passeggiata di 10-15 minuti è d’obbligo. Facilita la digestione, prevenendo anche l’insorgenza del reflusso gastroesofageo durante la notte, distende i nervi, fa bene al cuore e aiuta a mantenersi in forma.
  • Se siete pigri c’è un trucco: scegliere un bar o un ristorante che vi piace, ma un po’ distante. In questo modo, sarete obbligati a camminare per raggiungerlo e sarà più facile anche dimenticare il contesto lavorativo.

L’aiuto in più

Se, nonostante tutti questi accorgimenti e scelte alimentari adeguate, bruciori, gonfiore ed eventualmente reflusso continuano a dare problemi è il caso di rivolgersi al medico o al farmacista per valutare insieme a lui un possibile trattamento farmacologico. Per esempio con i cosiddetti inibitori della pompa protonica (IPP).

Si tratta di medicinali efficaci, sicuri (esistono anche in formulazioni per automedicazione) e facili da assumere - una sola volta al giorno, al mattino a digiuno. E sono in grado di migliorare notevolmente il benessere gastrico già durante la prima settimana di trattamento.

Rosanna Feroldi

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