Vaccinazioni
Vaccinazione prima del tempo
Un bambino che ha fatto il richiamo di antidiftotetanica a sette anni invece che tra gli 11 e i 15 corre qualche pericolo?
Non accade assolutamente nulla di grave: è stato soltanto un richiamo poco utile, ma non dannoso. I richiami della vaccinazione antidiftotetanica coprono per i 10 anni successivi, cioè suo figlio è coperto fino a 17 anni. Poi può ripetere il richiamo senza alcun rischio.
Vaccinazioni infantili
Perché è meglio vaccinare i bambini piccoli? Se li allatti dovrebbero avere i tuoi anticorpi: che rischi corro a vaccinarli dopo un anno di età o alla fine dell'allattamento?
I bambini vanno vaccinati da piccoli perché sono a maggior rischio se si ammalano. Il latte materno é prezioso, ma non protegge da tutto. Soprattutto non tutti gli anticorpi che possiede la madre passano nel latte. I tempi delle vaccinazioni vengono stabiliti sulla base di dati epidemiologici e facendo un bilancio tra le capacità di risposta del bambino al vaccino stesso e il rischio che ha di ammalarsi. Per cui le consiglio di far vaccinare il suo bambino nei tempi consigliati.
Vaccino contro il rotavirus e disturbi del sonno
Vivo in Spagna e mio figlio a 5 mesi ha fatto la prima dose di vaccino per rotavirus; da allora ha notevoli disturbi del sonno: può esserci una correlazione? Il vaccino è stato somministrato troppo tardi? Dovrebbe fare il richiamo ai 6 mesi? Al momento il bambino pesa 7,8 kg e misura 68 cm.
Tra gli effetti collaterali del vaccino anti rotavirus è descritta la perdita di sonno, anche se temporanea. Ma le reazioni che devono deestare preoccupazione sono soltanto le reazioni allergiche come orticaria o difficoltà respiratorie. Il vaccino viene consigliato precocemente (6-10 settimane di età), ma si può somministrare fino a 24 settimane. Suo figlio è, dunque, tranquillamente nel tempo prescritto.
Che fare dopo vaccinazione che ha dato piccole reazioni
Ho una bimba di 14 mesi. Dopo un vaccino contro morbillo, parotite e rosolia presenta stati febbrili di lieve entità e, dopo alcuni giorni, sono comparse anche piccole puntine sul corpo. Credo che sia tutto normale dopo il vaccino, ma vorrei sapere se la bimba può stare a contatto con altri bambini e se, laddove non abbia febbre, può uscire in presenza di una bella giornata.
La reazione morbilliforme dopo la vaccinazione antimorbillo è piuttosto frequente. Dei tre componenti del vaccino che ha fatto la sua bimba, è infatti quest'ultima a provocare i sintomi che lei descrive. È una reazione del tutto benigna, che si risolve da sola. Non occorre fare alcune terapia, nè avere particolari precauzioni. Non è un vero morbillo, non è contagioso. Riguardo all'uscita da casa, l'aria aperta non ha alcun effetto sulla febbre nè sulla malattia: è il motivo per cui si esce, a determinare la risposta. Se vuole portare la bimba a giocare ai giardinetti, forse è meglio attendere la guarigione; se invece uscire significa stare in passeggino per raggiungere un qualche luogo necessario, non vedo controindicazioni.
Vaccini e complicanze neurologiche
Ho un dubbio che mi assilla: c'è la possibilità che facendo il vaccino mpr o facendo i richiami il bambino possa diventare autistico? Ho letto che si possono avere gravi effetti collaterali a carico del sistema nervoso, e ultimamente non si parla d'altro. Quanto c'è di vero?
I vaccini sono una pratica diffusa e sicura. Sono l’unica vera ed efficace prevenzione di malattie pericolose, a volte anche mortali. Vacciniamo sistematicamente i bambini da oltre 50 anni: questo ha fatto sì che molte malattie siano quasi scomparse dai Paesi come il nostro. Molti di noi hanno quindi dimenticato quante morti si verificavano in era pre-vaccinale e quante ne abbiamo evitate con i vaccini. Quante complicanze hanno gravato su malattie che crediamo “banali” come il morbillo. Dopo tanti anni in cui non vediamo più la malattia naturale le complicanze del vaccino, rare ma possibili, ci sembrano eccessive. In realtà molte di queste malattie ci sono ancora e fanno più vittime (direttamente o per le complicazioni derivate) di quante non se ne verifichino con il vaccino. Riguardo all’autismo, non c’è alcuna correlazione tra la sua insorgenza e le vaccinazioni. Le complicanze neurologiche sono state descritte in caso di particolari situazioni immunologiche dei piccoli vaccinati. A maggior ragione, se il bambino è già stato sottoposto ad un ciclo vaccinale, senza reazioni avverse, non c’è nulla da temere.
Vaccino anti meningite e reazioni a distanza
La mia bimba di 21 mesi il 10 luglio 2012 ha fatto il vaccino anti meningite. Dopo due giorni a 10 minuti dal risveglio mentre camminava si è fermate ha piegato le gambe e piangendo mi ha indicato la parte destra della testa, ha avuto difficoltà a camminare, teneva gli occhi socchiusi. Il tutto è durato per pochi minuti e poi di colpo ha iniziato a riprendere una normale attività. Ma nell'arco della giornata questi sintomi si sono verificati altre 3 o 4 volte e per 4 giorni ha avuto episodi di mal di testa, vertigine, vomito, inappetenza, colore pallido, fenomeni di fotofobia. Eeg e Tac con risultati negativi. Però a due mesi esatti si sono ripresentati gli stessi sintomi. Ho prenotato RM, Rx torace, Eco addome e visita oculistica. I medici escludono il vaccino, ma io vorrei sapere se gli effetti collaterali di un vaccino possono ripresentarsi dopo 2 mesi.
Non sono descritti sintomi correlabili al vaccino a così lunga distanza. In genere le reazioni dirette si verificano nei primi 3-4 giorni, mentre quelle immuno-mediate si osservano a distanza di 15-20 giorni. Ciò che lei descrive merita sicuramente accertamenti approfonditi, e concordo appieno con l'esecuzione di una RMN encefalo (anche se la Tac era negativa) e degli altri esami che le sono stati prescritti. In primo luogo è da verificare la normalità di questi accertamenti.
Vaccinazione antimeningococco: quando e perché
Ho un bambino di 4 anni e 5 mesi al quale ho deciso di far fare il vaccino antimeningococco, ma mi stanno venendo molti dubbi. Vorrei sapere da lei gentilmente i pro e i contro della vaccinazione.
La meningite meningococcica è una malattia particolarmente pericolosa perché colpisce senza alcun sintomo di preavviso e può portare al decesso entro 24-48 ore. Ha una letalità che varia dal 9 al 12%, ma senza un adeguato trattamento antibiotico può arrivare fino al 50%. È provocata da un batterio, il meningococco, del quale esistono diversi sierotipi, cioè batteri pressoché identici tranne che per alcune proteine di membrana che provocano la reazione del nostro sistema immunitario, determinando la cosiddetta immunogenicità. Esistono attualmente in commercio due tipi di vaccino, entrambi costituiti da pezzetti di batterio, le proteine di membrana, coniugate con una sostanza in grado di potenziare la reazione immune: uno è diretto solo contro il sierotipo C, il secondo vaccino si chiama tetravalente perché protegge dai sierotipi A, C, W135 e Y. I sierotipi più frequenti in Italia sono A, B e C, e breve sarà in commercio anche un terzo vaccino, contro il meningococco di tipo B; è stato approvato e autorizzato. Sono tutti efficaci e sicuri. Il vaccino contro il meningococco C è il più frequentemente utilizzato, si può somministrare a partire dal terzo mese di vita insieme alle altre vaccinazioni; per quanto riguarda il vaccino coniugato tetravalente, se ne consiglia l'uso a partire dai due anni. In Italia il Piano Nazionale Vaccini prevede l'utilizzo del tetravalente in tutti i bambini di età compresa tra 13 e 15 mesi, in concomitanza con il vaccino antimorbillo-rosolia-parotite, ma è anche possibile, se il pediatra lo prescrive, anticipare la vaccinazione in soggetti a più alto rischio. È inoltre indicata la vaccinazione per adolescenti non precedentemente immunizzati. Talvolta ancora, si propone di inizare con una prima somministrazione del primo vaccino, utilizzando il secondo vaccino come richiamo, a 12 -16 anni. La valutazione del rischio dipende da tanti aspetti, non solo dallo stato di salute del bambino: ovviamente si vaccinano prima i piccoli a rischio di complicanze, come per esempio i portatori di malattie croniche, ma anche chi prevede un precoce inserimento in comunità, prima dei 6 mesi, oppure se l'epidemiologia della zona di abitazione lo rende opportuno, o se si intende recarsi in Paesi a più alta incidenza di meningite. È bene discutere queste scelte con il pediatra. È doveroso ricordare che decenni di strategie vaccinali mondiali e ben condotte hanno drasticamente ridotto la mortalità infantile e la morbilità legata a tante malattie prevenibili. Molti di quelli che guariscono, non solo dalla meningite, portano con sé sequele invalidanti. Il morbillo, la pertosse, la rosolia, l'epatite B, per citarne una minima parte. Noi che viviamo senza vederle quasi più, a volte dimentichiamo che flagelli sono stati nel passato. Il vaiolo è l'esempio principe: è scomparso grazie alla vaccinazione.
Vaccinazioni contro la meningite
A seguito di numerosi casi di meningite C verificatesi nella mia zona vorrei sapere (al fine di ripetere il vaccino a mio figlio di 9 anni e mezzo che è stato sottoposto sicuramente a una dose per la meningite C quando aveva un anno e forse a una seconda dose per i ceppi a, y e w successivamente, ma sempre più di 3 anni fa) se esiste un esame da fare per vedere se il vaccino è ancora attivo. Avrei intenzione di fargli sicuramente il B e ripetere gli altri, ma non essendo sicura di aver fatto anche quello per altri ceppi non so come comportarmi. Purtroppo il medico che mi ha fatto il socondo vaccino non me lo ha trascritto sul libretto.
La meningite è una delle malattie batteriche invasive più temute, anche se per fortuna non molto frequente. Il sierotipo più diffuso è il B, seguito a breve dal C, poi gli altri (A, C, W, Y) in misura minore. I vaccini proposti finora coprivano il C da solo oppure in associazione con ACWY. Il sierotipo B è coperto solo dal un vaccino relativamente nuovo. È in commercio dal 2013, approvato in quasi tutti i Paesi occidentali, ma non tutte le ASL sono già attive per vaccinare a tappeto tutti i ragazzi e bambini per ovvie ragioni di costi e disponibilità di dosi. Può informarsi presso il centro vaccinale della sua zona. In caso si decida di far vaccinare privatamente il proprio figlio, bisognerebbe ricordarsi di far trascrivere dal pediatra che effettua il vaccino il nome commerciale, oltre al numero di lotto di produzione. Il certificato andrebbe poi consegnato al centro vaccinale dell'ASL, perché possa registrarlo. Questo serve come protezione, una sorta di backup in caso si smarrisse il certificato del pediatra. Peraltro, fortunatamente, la meningite provoca piccole epidemie di comunità, che tendono ad autolimitarsi. In caso di contatto con un malato è necessaria la profilassi antibiotica, di cui vengono fornite indicazioni da parte dell'ASL di competenza (è una malattia a denuncia obbligatoria, a seguito della quale si attiva un preciso protocollo di prevenzione di ulteriori contagi).
Vaccino anti epatite B: quando (e se) fare una nuova vaccinazione
Mio figlio di 11 anni ha fatto a suo tempo la vaccinazione esavalente con Hexavac. Come è noto, tale vaccino è stato ritirato nel 2005 perché non garantiva la protezione a lungo termine contro l'epatite B. Adesso è il caso di rifare la vaccinazione, anche visto che mio figlio ha spesso contatti con la cugina, che ha l'epatite B?
In effetti il vaccino Hexavac è stato tolto dal commercio in Italia e in altri Paesi e la stessa azienda farmaceutica ne ha interrotto la produzione, proprio perché non era garantita una protezione a lungo termine contro l'epatite B. A 10 anni dalla somministrazione del vaccino la copertura era ancora efficace solo nel 60% circa dei vaccinati, percentuale troppo bassa per considerare efficace il vaccino. Prima di sottoporre suo figlio a un richiamo con un nuovo vaccino, può dosare il titolo anticorpale, cioè con un esame del sangue si verifica quanti anticorpi anti-epatite B sono ancora presenti. Se il titolo fosse troppo basso sarebbe il caso di ripetere il vaccino. In caso contrario non sarebbe, invece, necessario. Riguardo alla frequentazione di persone affette da epatite B, il contagio è attraverso i liquidi biologici, non per via aerea o semplice contatto. Si trasmette con i rapporti sessuali o attraverso il contatto col sangue, ma anche attraverso oggetti o articoli personali contaminati, come forbicine da unghie, asciugamani o altri oggetti per la cura della persona.