"Tintura madre ed estratto secco, differenze"
Gradirei sapere se c'è differenza di efficacia tra la tintura madre di biancospino e l'estratto secco titolato.
Risponde: Raimo Renato - Farmacista perfezionato in Fitoterapia, Fitopreparatore
La fitoterapia moderna, la terapia a base di piante medicinali, si fonda sul concetto di "titolo" in principio attivo. Questo è il presupposto per elevare la pianta medicinale a farmaco vegetale, cioè un prodotto finito, derivante dalla pianta, che contenga un valore noto di principio attivo in riferimento al suo fitocomplesso (l'insieme dei principi attivi che la natura ha posto in quella pianta) e che solo una procedura di estrazione moderna riesce a preservare in termini di contenuti. In una pianta alcune sostanze sono effettivamente responsabili dell'azione terapeutica, altre ne completano e ampliano l'effetto terapeutico o ne modulano l'effetto tossico. Rispettare questo equilibrio significa rendere la terapia a base di piante medicinali più sicura ed efficace, e consente di poter studiare in maniera più rigorosa e scientifica gli effetti terapeutici, applicando dosaggi e tempi di somministrazione più precisi, così come lo concepiamo per i farmaci di sintesi. La titolazione si può effettuare solo da un estratto secco della droga, e non ad esempio dalla tintura madre della stessa che è un estratto alcolico della pianta fresca, che rappresenta un concentrato del fitocomplesso ma non quantificabile in tenore di principi attivi. Il Biancospino di norma è titolato in vitexina min. 1%. Questo significa che ogni capsula contiene almeno l'1% di vitexina. Diversamente in 40 gocce anche della migliore tintura madre di Biancospino non sapremo mai quanta vitexina c'è. La titolazione consente di avere dosaggi precisi e riproponibili nel tempo, cioè la standardizzazione, che rappresenta una modalità d'assunzione sicura e consente di gestire una posologia per una dose non di pianta, ma di fitocomplesso, quindi sicuramente più efficace.