Spina bifida, come e perché diagnosticarla

DOMANDA

Mia figlia di 4 mesi è stata sottoposta a Rx per indagare una presunta spina bifida occulta in zona lombo-sacrale. In ospedale, per evitare di esporre mia figlia all'esame prescritto dalla pediatra, hanno prima provato con un'ecografia a osservare la zona e non riuscendo a vedere con chiarezza hanno deciso di sottoporla a Rx. Hanno effettuato 2 esposizioni: cosa rischia mia figlia con questi esami Rx? In internet ho letto di tutto e di più sull'argomento e adesso temo di aver procurato danni ben più gravi di una spina bifida.

RISPOSTA DELL'ESPERTO

Risponde: Marina Battaglioli, Pediatra e neonatologa

La spina bifida è un difetto neurologico congenito che ha diversi gradi di gravità, da una completa apertura del canale midollare a un problema solo cutaneo. Alcune piccole anomalie della cute possono essere la spia di un problema più serio. È doveroso andare a fondo del problema; una radiografia, anche se ripetuta due volte, non causa danni permanenti. È il reiterare le esposizioni ravvicinate nel tempo che può essere rischioso. Il problema è che una radiografia non è dirimente: ci vuole una risonanza magnetica del tratto lombosacrale del midollo spinale. L'ecografia vede bene solo nei primi 20-30 giorni di vita. La risonanza, però, richiede un'immobilità assoluta per 30-40 minuti, cosa quasi impossibile in un bimbo di 4 mesi se non con una sedazione. Gli ospedali con un reparto di pediatria e neonatologia piuttosto grande la fanno. Ci si deve chiedere se ne vale la pena: se il sospetto è fondato, sicuramente sì: si deve in ogni modo essere certi di poter escludere o confermare una diagnosi così. Anche perché la cura c'è ed è un intervento fatto dal neurochirurgo. Una mancata diagnosi può significare molti problemi, dalle difficoltà a camminare all'incontinenza urinaria e fecale.

Marina Battaglioli
Pediatra e neonatologa
Dirigente medico di 1° livello c/o Patologia Neonatale – Nido P.O. Buzzi.
Laureata in Medicina e Chirurgia a Milano nel 1990, opera fino al 1994 come studente interna prima e poi come specializzanda presso la Clinica De Marchi e la Clinica Mangiagalli dell’Università degli Studi di Milano dove consegue la specializzazione in Pediatria Generale nel 1994 e in Neonatologia nel 1996.
Tra il 1994 e il 1996 è titolare di una borsa di studio per il Trasporto Neonatale d’Emergenza presso il reparto di Patologia Neonatale della Clinica Mangiagalli, dove opera fino al 1998. Tra il 1998 e il 2000 presta la propria opera al Nido dell’Ospedale S.Giuseppe di Milano prima e poi alla Divisione di Pediatria e Patologia Neonatale dell’Ospedale “Valduce” di Como.
Dal 2000 assume l’incarico a tempo indeterminato presso il reparto di Patologia Neonatale e Nido dell’Ospedale Buzzi, attualmente è Dirigente medico di 1° livello.

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